2 giugno, Festa della Repubblica. Il calendario gregoriano la evidenzia ben bene in rosso. Celebriamo il ricordo fantasmatico del referendum che, tra il 2 e il 3 giugno 1946, sancì la morte della monarchia e la partecipazione al voto di tutti gli italiani, senza distinzioni di genere.
Di quel giorno di reale democrazia partecipativa, di quello scatto d’orgoglio contro il nazi-fascismo, oggi, non ci rimane che la fotografia sbiadita di un popolo alla ricerca spasmodica della libertà.
70 anni di Repubblica, 70 anni di falsa democrazia.
Quali brillanti momenti vogliamo ricordare della nostra beneamata e anziana Repubblica? Quelli del “compromesso storico” tra DC e PCI negli anni ’70, quelli della consorteria socialista capeggiata dal Bettino nazionale, quelli della presidenza Cossiga, orgoglioso membro dell’organizzazione clandestina, paramilitare e fascista “Gladio”, creata con l’intento di impedire l’affermazione delle forze di sinistra, quelli di Tangentopoli, dell’“accurduni” Stato-Mafia, del trasformismo, del berlusconismo e dei suoi più recenti derivati avariati?
E siamo stati anche abbastanza rapidi e generosi in questo tragicomico excursus storico alla ricerca della Repubblica perduta.
La “cosa pubblica” è stata ed è “cosa loro”, di quelli “del mondo di sopra”, di quelli che si preparano a festeggiare un sepolcro vuoto, di quelli che “nel mondo di sotto” non ci sono mai stati, di quelli che una parata militare e la pillola va giù.
Per questo, noi del mondo di sotto, domani, non festeggeremo, ma saremo, come sempre, nei luoghi reali della resistenza, nelle piazze fisiche della rivolta, a Nord come a Sud.
Buona festa della Repubblica, morti viventi!
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