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NAPOLI. UN VIDEO E UN MURALES PER UGO RUSSO

Nella notte tra il 29 febbraio e l’1 marzo Ugo Russo, un ragazzo di 15 anni dei quartieri spagnoli di Napoli, è stato ucciso da un carabiniere fuori servizio. Una morte su cui grava fortissimo il sospetto che sia stata un’esecuzione, in quanto Ugo è stato ucciso con tre colpi di pistola, dal carabiniere al quale stava cercando di portare via un orologio con una pistola finta; il terzo colpo lo avrebbe raggiunto alla nuca, mentre cercava di fuggire ferito dagli altri due spari. Il militare, che in totale ha sparato cinque volte cercando di colpire anche l’amico di Ugo in fuga, è stato subito indagato per omicidio viste le circostanze e la dinamica della morte, ma da allora è calato il silenzio totale. Dopo oltre otto mesi non esiste neanche il risultato pubblico dell’autopsia…

Sulla morte di Ugo, da quel giorno di marzo, una valanga di fango si è abbattuta sulla sua memoria, sulla sua famiglia e sull’intera questione. Il discorso giornalistico e di gran parte dell’opinione pubblica, invece di interrogarsi sulle circostanze di quella che a tutti gli effetti sembra una condanna a morte senza appello, si è invece concentrato sulla sua famiglia, accusata di appartenere a un contesto criminale e camorristico. Nessuno si è interessato alla vita di questo ragazzo di 15 anni, cresciuto in un quartiere popolare e in un territorio con poche prospettive, sul fatto che Ugo si alzasse ogni giorno per fare lavori precari e sottopagati, sui desideri e le aspirazioni di un giovane con tutta una vita davanti.

La narrazione dominante, sorretta da un’opinione pubblica legalitaria e perbenista, si è concentrata unicamente su ciò che Ugo stava facendo quella sera, schiacciando tutta la complessità della sua giovane vita su una presunta “vocazione criminale”. Un discorso che, ogni volta che si parla di Napoli e dei suoi quartieri popolari, ma anche del Sud in generale, tira fuori la storia del contesto criminale e della camorra, mentre un silenzio colpevole copre le responsabilità sociali e “istituzionali” delle condizioni di marginalità e mancanza di prospettive che colpiscono questi territori.

È dunque necessario chiedere verità e giustizia per Ugo, ma anche riflettere su temi come quello degli abusi polizieschi e dell’impunità garantita a chi commette tali abusi. Un tema ormai diventato globale dagli Usa all’Italia, dal Brasile alla Nigeria. Contesti e significati complessi e differenti, ma in tutti i casi un tema che tocca la tenuta delle garanzie democratiche di un paese.

È su questa riflessione che è nato il “Comitato Verità e Giustizia per Ugo Russo”, non solo per chiedere verità e giustizia per la morte di un ragazzo di 15 anni, ma anche e soprattutto per interrogare un’intera comunità sulle responsabilità mancate e sulle reali opportunità rese disponibili ai tanti Ugo Russo di costruirsi una strada. Ragazzi sempre più dimenticati dalla politica “ufficiale”, ridotti a etichette e facili retoriche, intrise spesso del razzismo sociale che investe i meno garantiti.

Questo video, curato da CITTA – Collettivo di inchiesta su territori, trasformazioni, autorganizzazione, cerca di raccontare la storia di Ugo attraverso la voce di familiari e amici, di strapparla alle semplificazioni e alle retoriche giustizialiste, e vuole chiedere una riflessione collettiva sul destino dei ragazzi dei nostri quartieri popolari.