Nell’intervista fatta al Sindaco Manna Venerdì 20 Novembre, il primo cittadino chiedeva le motivazioni per cui bloccare il progetto della costruzione dell’Ospedale Privato del gruppo iGreco. Non possiamo non rispondere ad un tale invito. Innanzi tutto un tale progetto, che si nutre del campanilismo più becero, è antagonista a quello del nuovo Ospedale Pubblico dell’Area Urbana. Ci sfugge la ratio di un progetto politico/amministrativo che porti alla programmazione della costruzione di due Ospedali, uno Pubblico ed uno Privato (solo nella proprietà visto che sarà convenzionato e quindi finanziato con fondi regionali) nello stesso territorio, salvo che ancora oggi si considerino Cosenza e Rende come due entità amministrative in concorrenza senza accorgersi dell’esistenza, nei fatti, di un’unica città. Che senso ha, Sindaco, chiedersi se il nuovo Ospedale sarà di Cosenza o dell’Area Urbana? Non è che stiamo pensando in maniera lungimirante che ogni paesino debba avere il suo ospedaletto? E perché non ogni contrada?
Certamente, e di questo ci autodenunciamo, la nostra prospettiva è inficiata dalla nostra visione politica che parte da un assunto fondamentale: non si specula sulla salute. In questo senso prendiamo a prestito le parole di Gino Strada (forse un personaggio da voi stimato): “La politica, anche con la corresponsabilità di parte della classe medica, va detto, ha introdotto nella sanità il profitto. Ha trasformato gli ospedali in azienda. Oggi il medico, o l’istituzione sanitaria, viene rimborsata a prestazione, che è una follia, una follia razionale, una follia scientifica e anche una follia etica. Perché adesso si mette il medico in condizioni di dover fare, o di ambire a fare, più prestazioni perché cosi più si guadagna. E quindi l’interesse diventa che la gente stia male, cioè che abbia bisogno di più prestazioni, per cui si inventano nuove malattie, si prescrivono cure che non hanno senso, si fanno interventi chirurgici inutili. Ma tutto questo perché? Perché l’obiettivo non è più la salute, è il fatturato”. Questo pensiero riprende l’articolo 32 della nostra Costituzione, che recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Non possiamo che essere contrari al fatto che il diritto alla salute possa essere posto sul mercato, che oltre al costo del servizio ci possa essere un di più che remuneri il profitto aziendale.
L’acqua, il cibo, la casa, il reddito, l’istruzione e la salute non sono merci ma diritti fondamentali.
Se questa posizione di principio ancora non bastasse, potremmo continuare denunciando la grande speculazione che si cela dietro questa operazione e che investe i più grossi potentati politico/economici della nostra regione. A fornirci la prova di questo è lo stesso Sindaco che durante l’intervista si lascia sfuggire un “consiglio” a quelli del PD: prudenza. State buoni voi che avete intrallazzato fino ad oggi perché ora è il nostro turno. Badate alle vostre azioni, esorta il primo cittadino, perché “potremmo approfondire molto il discorso sull’urbanistica e lo strumento delle varianti”. Eppure questo era il progetto elettorale del “Laboratorio Civico”, fare finalmente chiarezza su quello che è successo a Rende negli ultimi decenni sul fronte del mattone, ma poi si vince e le cose cambiano. Meglio riservarsi un asso nella manica attraverso il quale tenere a bada il voto delle opposizioni fin troppo implicate in quelle storie, un dossier da utilizzare come strumento di lotta politica. Ma a noi, per fortuna lontani dalle beghe di palazzo, non sfugge il fatto che l’affaire Ospedaletto avrebbe tutto il diritto di rientrare in un corposo capitolo di questo fantomatico dossier. Allora, Sindaco, anche noi abbiamo un consiglio da darle: rinunci, per il bene della collettività, a questa operazione, rinunci all’ulteriore cementificazione di un territorio già mortificato, prenda le distanze dalla stretta mortale di una classe politica indecente e di un’imprenditoria spregiudicata e predatoria interessata solo al proprio tornaconto. A noi non servono nuove strutture, serve che si tuteli il nostro diritto alla salute dalla speculazione privata, che si potenzino i servizi gratuiti esistenti ed aumenti la qualità delle prestazioni insieme all’accessibilità per tutti, in primo luogo per gli impoveriti relegati nelle periferie sociali da un sistema generatore di precarietà, isolamento e sfruttamento.
PRENDOCASA COSENZA,
Comitato Autonomo Territoriale “Vilaggio Europa”,
Comitato di Quartiere “Piazza Piccola”
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