Redazione*
L’espressione Intelligenza Artificiale fu coniata da John McCarthy, uno dei pionieri dell’informatica nel 1956 durante il Dartmouth Summer Research Project, un convegno dedicato allo studio di un dispositivo artificiale in grado di simulare l’intelligenza umana. Una definizione più recente e completa del termine è quella data dall’European Commission’s High-Level Expert Group:
L’Intelligenza Artificiale si riferisce a sistemi che esibiscono un comportamento intelligente dall’analisi dell’ambiente che li circonda, facendo azioni per raggiungere obiettivi ben precisi con un certo grado di autonomia.
Tante sono le ricerche e le applicazioni dell’Intelligenza Artificiale (IA) ma qui approfondiremo solo quella relativa alle “macchine che apprendono”, cioè alla sperimentazione dell’IA applicata alla costruzione di macchine “pensanti” capaci di simulare, anche se ancora parzialmente, il cervello umano.
Questa peculiaritá di alcuni sistemi di controllo fa si che mansioni in numero sempre crescente possano essere svolte da macchine.
Una svolta nell’ambito della statistica, della sociologia, dell’informatica, ma anche nel settore dell’Intelligenza Artificiale, è arrivata grazie ai Big Data, l’immane raccolta di dati facilmente acquisibili, conservabili ed analizzabili, attraverso cui “allenare” l’apprendimento macchinico. Per capire dove siamo arrivati basti pensare che un esperimento è stato condotto con le reti neurali, una particolare tecnologia che simula il funzionamento del cervello, provando a far scrivere da un’intelligenza artificiale la fine della saga di Game of Thrones. Zack Thoutt, ingegnere informatico, esperto di intelligenza artificiale e grande appassionato del Trono di Spade, ha dato in pasto ad una rete neurale le pagine già scritte da George R.R. Martin chiedendogli, a fine “apprendimento”, di ultimare la storia. A parte alcuni errori grammaticali, il sistema è ancora lontano dalla perfezione, il testo prodotto dall’Intelligenza Artificiale era fruibile, sensato e molto simile alla cifra stilistica dello scrittore umano.
Arriviamo a noi. Pensate tutto ciò che impatto ha, ed ancora di più potrà avere nel futuro, sul lavoro. Sempre più spesso in tanti settori manifatturieri il lavoro operaio è sostituito da quello dei robot. Questo soprattutto perché, una volta fatta la spesa, il robot non mangia, non si stanca, non va al bagno e soprattutto non si lamenta. I cicli produttivi possono durare 24h senza soste ed in più nessuno chiederà supplementi per i giorni festivi, notturni o le ferie.
Se in un sistema razionale questo significherebbe la fine dei lavori usuranti per l’umanità, nel nostro sistema questo significa solo aumento della produttività e del profitto per pochi e maggiore disoccupazione per tanti.
Cosa accadrebbe se proprietari dei mezzi di produzione fossimo tutti noi, collettivamente? Cosa accadrebbe se la rivoluzione tecnologica (Industria 4.0) venisse utilizzata per il bene comune e non per la produzione individuale di extra profitti?
Meditate gente…Malanova vostra!