Per il cambiamento sociale, ambientale ed economico, durante e dopo la crisi.
La Rete Italiana per l’Economia Solidale (RIES), soggetto unitario che rappresenta numerose realtà, associazioni e cooperative di tutta Italia operanti a favore del cambiamento verso una società e un’economia equa, solidale e sostenibile, lancia un appello pubblico: le istituzioni preposte, a qualsiasi livello, riconoscano l’enorme valore sociale dell’economia solidale anche nell’attuale situazione di crisi.
Nel contempo questa Rete propone a tutti i soggetti variamente connessi alle ventennali pratiche dell’Economia Solidale o comunque uniti dalla semplice aspirazione ad un mondo più sensato, di mettere a disposizione tutti i mezzi possibili, per comunicare e concretizzare la necessità di un cambio di rotta: è necessario indurre il maggior numero di persone a un radicale cambiamento di stile di vita e, soprattutto, di ordine delle priorità personali.
E’ importante cogliere questo momento, poiché tra qualche settimana c’è il rischio che tutto sia re-indirizzato verso il consumismo e modelli produttivi insostenibili e avulsi dai contesti locali, nella logica del “business as usual”, perdendo l’occasione di trasformare in azione le consapevolezze che abbiamo acquisito sul senso del nostro vivere, del nostro essere comunità e del nostro rapporto con l’ambiente.
Gli interventi delle realtà dell’economia solidale
Come realtà dell’economia solidale, anche in questa fase di emergenza sanitaria ed economica abbiamo supportato da un lato le fasce della popolazione più fragili e in difficoltà, dall’altro i piccoli produttori agricoli e non solo, che mettono al centro non il profitto individuale e lo sfruttamento intensivo dell’ambiente, bensì il valore collettivo delle proprie attività.
Si tratta in particolare degli interventi di:
• Gruppi di Acquisto Solidale (GAS), che hanno continuato ad approvvigionarsi e distribuire prodotti provenienti da filiere locali e sostenibili, garantendo di fatto la loro sopravvivenza;
• Strutture della Piccola Distribuzione Organizzata e della logistica solidale, che si sono integrate con le azioni a favore di anziani o fasce deboli messe in atto da Comuni e Protezione Civile sull’onda dell’emergenza;
• Soggetti che pongono attenzione ai piccoli produttori agricoli, ai mercati contadini e ai fornitori di servizi locali e sostenibili, nonché degli Attori della finanza etica e del commercio equo che hanno ampliato il campo d’azione.
Siamo convinti che la valorizzazione concreta ed effettiva di questo tessuto sociale ed economico sia un elemento cruciale per contribuire, proprio nei tempi di crisi e nei mesi difficili che ci attendono, alla tanto auspicata “tenuta” della società e dell’economia, evitando pericolose derive che già si intravedono.
Adottando uno sguardo più lungimirante, il modello di valore sociale diffuso sostenuto dall’economia solidale dovrebbe, a nostro avviso, essere l’architrave per impostare e consolidare una prossima ripartenza, che possa poggiare su basi solide e di lungo periodo. Le basi del cambio di rotta dovrebbero essere fondate sul valore primario di beni come la sanità, ora riscoperta come bene pubblico essenziale e vissuta da tante famiglie come bene comune, e su una solidarietà reciproca da organizzare insieme a tutti i soggetti della società civile, mobilitatisi per alleviare le conseguenze delle emergenze sulla popolazione. Tutto ciò a partire da una ridistribuzione diffusa delle misure economiche prospettate dal governo, facendo riferimento a esigenze collettive e non individuali o dei poteri economici più forti.
Più attenzione e rispetto per le economie alternative
I Decreti governativi di contenimento del contagio stanno impattando negativamente sulla realtà dei piccoli produttori locali, sull’operato dei Gruppi di Acquisto Solidale, basato su lavoro volontario e autorganizzazione, nonché dei mercati contadini. Le soluzioni proposte per garantire gli approvvigionamenti di base favoriscono le strutture della Grande Distribuzione, mettendo in difficoltà le esperienze dei GAS e della piccola distribuzione organizzata esistenti, disorientate da decreti che non prevedono il mantenimento e il supporto di queste attività. Sottolineiamo che tali attività sono spesso più “sicure” e gestibili rispetto agli inevitabili assembramenti dei grandi centri commerciali.
Tutto questo non permette la continuità di queste esperienze: molti gruppi hanno interrotto i loro ordinativi anche perché non hanno ricevuto dalle Prefetture indicazioni chiare riguardo le modalità per attuare in sicurezza le consegne dei prodotti ai loro iscritti o il loro ritiro in punti di distribuzione situati in Comuni vicini a quello di residenza. In altri territori il dialogo con le Prefetture è risultato più fecondo ed è approdato a procedure concordate per mantenere almeno l’approvvigionamento essenziale. Anche alcune piccole cooperative che gestiscono la distribuzione locale e solidale stanno verificando con difficoltà come procedere negli ordini e per le consegne.
Data la mancanza di omogeneità nella regolamentazione di queste attività, come RIES dopo un confronto e approfondimento con oltre novanta partecipanti a una riunione (a distanza) sul tema, abbiamo predisposto e diffuso alcuni facsimili (in allegato) che i GAS possono utilizzare al fine di continuare ad operare rispettando i decreti:
• una comunicazione da inviare alle Prefetture relativa alla continuazione dell’attività di acquisto collettivo da produttori di alimenti, unitamente a una lettera, sempre rivolta al Prefetto, in cui si spiega la natura dei GAS e della loro attività e si rinnova la richiesta di autorizzazione;
• un modello di autocertificazione per i membri dei GAS che si recano a ritirare;
• un modello di autocertificazione per i soggetti che curano la distribuzione al GAS.
Chiediamo che a questa azione “dal basso” si affianchi un intervento da parte del Parlamento e di tutte le autorità competenti rivolta a introdurre immediate misure o direttive che possano assicurare il mantenimento dell’operatività di queste realtà.
Unire le forze per una strategia comune
Ci sembra importante sottolineare un elemento positivo che emerge in queste difficili settimane: l’attenzione rivolta al cibo, alla sua qualità e alle modalità della sua produzione da parte di numerose famiglie non più costrette dai modelli consumistici dominanti a relegare l’alimentazione all’ultimo posto nella scala dei propri consumi. Ciò è confermato dalla crescita delle vendite di prodotti biologici non industriali anche da parte degli operatori storici di questo settore.
Nel prospettare vari scenari futuri, non vorremmo che passata l’emergenza gli stili di consumo più responsabili e sobri, acquisiti da molte famiglie in questo periodo, venissero dimenticati; o che si desse per scontata – e gradita – la ripresa del modello industriale e globalizzato che, nelle mani di poche multinazionali, eroderebbe ancor più quel poco di sovranità agricola e alimentare rimasta.
Al contrario chiediamo alle istituzioni, rendendoci direttamente disponibili al confronto, di rispettare e sostenere le filiere agro-alimentari alternative e le numerose forme di economia solidale presenti nei territori, di fatto esempi virtuosi, capaci di fare infrastrutturazione sociale, che rappresentano le scelte di un segmento di società sempre più numeroso.
Nello stesso tempo ci impegniamo ad aprire un dibattito pubblico su questi e altri temi, per dare voce e per collaborare con tutti i soggetti e le iniziative in grado di ‘mettere in campo’ nuovi argomenti, competenze e strumenti per contrastare gli effetti delle periodiche crisi economiche (occupazionali e finanziarie), agricole, alimentari e ambientali, così come l’impatto di modelli energetici e di produzione non più sostenibili.
Siamo convinti che, oltre che al confronto nel merito dei contenuti, se riusciremo a individuare parallelamente una strategia comune di comunicazione e promozione delle nostre proposte, potremo con più forza incidere sulle istituzioni e su una porzione sempre maggiore della società.
Il Consiglio Direttivo di RIES – Rete Italiana Economia Solidale