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FUORI DALLA TRAPPOLA DEL DEBITO PER GARANTIRE GIUSTIZIA CLIMATICA E SOCIALE

La Legge di Bilancio 2020, in discussione in queste settimane, si rivela in totale continuità con  quelle precedenti: cambiano i governi, ma il pilota automatico dei mercati continua a determinare le scelte di politica economica e sociale.

La manovra allo studio, in estrema sintesi, sarà di 29 miliardi, solo 2 dei quali disponibili per scelte di eventuale discontinuità, dato che 23mld serviranno a sterilizzare  le clausole dell’IVA e 4 mld sono legati alle spese indifferibili. 

Su come verranno coperti questi 29 miliardi, i voli pindarici si sprecano: 14 mld andranno in deficit (concordato con la Commissione Ue?), 7 mld dalla lotta all’evasione fiscale (come?) e i restanti 8 miliardi da risparmi diversi (sulla spesa pubblica, sugli interessi sul debito, sulla diminuzione della platea del ‘reddito di cittadinanza’ e di quella di ‘quota 100’).

Un dato emerge sopra tutti: se anche questa manovra fosse realizzabile, nessuna risposta potrà essere data all’urgenza della crisi climatica, né alle necessità di una popolazione che ha visto allargarsi a dismisura la fascia sotto la soglia di povertà.

E, infatti, dei 22 collegati alla Legge di Bilancio, relativi a progetti specifici -dal taglio dei ticket sanitari, al ‘Green new deal’, al bonus famiglia- se ne parla ogni giorno sui mass media senza mai specificare dove risiedano le risorse economiche di copertura.

Tutto questo in un contesto nel quale una nuova (?) crisi finanziaria è dietro l’angolo, l’economia si avvia alla recessione, la diseguaglianza sociale non ha precedenti e la crisi climatica richiede una drastica inversione di rotta.

Le scelte di questo governo, in linea con quelli degli ultimi anni, sono la logica conseguenza di un unico elemento di fondo: l’accettazione supina dei vincoli di Maastricht come indiscutibili e l’interiorizzazione della trappola del debito pubblico.

Siamo un paese che -unico al mondo- chiude il bilancio in avanzo primario dal 1990; che, su un debito di 2.300 mld, ha già pagato, dall’80 ad oggi, 3.500 mld di interessi, senza che questo ne abbia provocato alcuna riduzione; che ha messo con le spalle al muro gli enti locali, la cui funzione pubblica e sociale, di tutela del territorio e dei beni comuni, di garanzia dei diritti fondamentali attraverso l’erogazione dei servizi pubblici, è stata da tempo pregiudicata.

Non è questa la strada del cambiamento: se si vuole anche solo immaginare un futuro diverso, occorre ua drastica inversione di rotta, rivendicata a gran voce da una nuova generazione di giovani e giovanissimi che ha finalmente riempito le piazze del paese.

Un’inversione di rotta che metta in discussione alla radice l’attuale modello e si riappropri della ricchezza sociale prodotta per poterlo trasformare radicalmente.

Per questo come Cadtm Italia (Comitato per l’annullamento dei debiti illegittimi) proponiamo che alcuni obiettivi, necessari alla rottura del quadro stabilito e prerequisiti per l’alternativa di sistema, vengano approfonditi e discussi all’interno delle diverse mobilitazioni sociali in corso: 

a) una dichiarazione di insostenibilità delle politiche di austerità, in quanto pregiudizievoli dei diritti sociali fondamentali e della trasformazione ecologica della società, necessari per garantire la giustizia climatica e sociale;

b) una moratoria sul pagamento degli interessi sul debito e il contestuale avvio di un audit indipendente sullo stesso, al fine di identificare i debiti illegittimi ed odiosi (da non pagare) e quelli legittimi (da ristrutturare secondo tempi e modalità che non pregiudichino la giustizia climatica e sociale);

c) l’avvio di una conferenza europea su debito, patto di stabilità e pareggio di bilancio, che metta in discussione il Trattato di Maastricht e apra un nuovo processo costituente europeo;

d) il controllo dei movimenti di capitale, attraverso la FTT (Financial Transaction Tax), aumentando le aliquote ed estendendo l’imponibile in Italia, e avviando un’iniziativa per l’applicazione della FTT a livello europeo, il cui gettito verrebbe destinato al contrasto della crisi climatica e alla lotta alle diseguaglianze sociali;

e) la socializzazione, decentralizzazione e gestione partecipativa della Cassa Depositi e Prestiti, per tutelare i risparmi dei cittadini e metterli al servizio della trasformazione ecologica e sociale, a partire dai Comuni e dalle comunità territoriali.

f) politiche fiscali che mettano a carico delle multinazionali, dei capitali finanziari, dei grandi patrimoni e dei ceti ricchi i costi della trasformazione ecologica e sociale.

Perchè la vita e il futuro sono troppo importanti per consegnarli agli indici di Borsa e ai grandi capitali finanziari.

CADTM  ITALIA

(Comitato per l’annullamento dei debiti illegittimi)

http://italia.cadtm.org/

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