Il diritto alla casa resta ancora un miraggio per centinaia di persone in condizioni di disagio abitativo anche nel comune di Reggio Calabria Per richiamare ancora una volta l’attenzione sul problema, le associazioni e i movimenti, riuniti nell’Osservatorio sul disagio abitativo, insieme alle famiglie interessate, hanno espresso stamane il proprio dissenso a Palazzo San Giorgio. Tra il via vai dei rappresentanti comunali, solo qualche Consigliere ha trovato il tempo e la volontà di discutere sulle ragioni della protesta.
In quasi cinque anni infatti, l’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Falcomatà, ha assegnato soltanto otto alloggi alle famiglie vincitrici del bando 2005 e ventidue alloggi alle famiglie in emergenza abitativa. Un numero esiguo a fronte delle numerose famiglie con effettivo bisogno di una casa adeguata. La negligenza dell’ azione politica, delle scelte attuali ma anche del passato, sommata all’inerzia dell’ attività amministrativa sono alla base delle carenze del settore.
La Giunta comunale, dopo 126 giorni dalla presentazione della Petizione popolare per il ripristino degli 11 milioni di euro per l’acquisto di nuovi alloggi da assegnare, non ha ancora deliberato la decisione ufficiale, attesa, secondo i tempi dettati dal regolamento comunale, entro 90 giorni.
La gestione delle assegnazioni e del turn-over, prevista dalla normativa, è insufficiente se non del tutto inerte. Con la delibera del 10 febbraio 2017, il Consiglio comunale aveva espresso l’esigenza urgente di effettuare le verifiche sulla permanenza di tutti i requisiti degli assegnatari dei circa settemila alloggi popolari presenti in città.
Azione fondamentale per esercitare il controllo sul patrimonio ERP e per recuperare qualche centinaio di alloggi da riassegnare agli aventi diritto, applicando il turn-over. Dopo quasi due anni e mezzo, il settore ERP sembra abbia verificato un solo requisito, relativo ai soli alloggi comunali, meno della metà dell’intero patrimonio. Come se non bastasse, l’esito delle verifiche effettuate non ha portato alle successive azioni previste dalla normativa vigente. Da quanto riferito dai funzionari del settore, ci sarebbero 23 pratiche di decadenza delle assegnazioni che hanno ricevuto il parere favorevole della Commissione alloggi. Ma fino ad oggi non sono state messe in esecuzione per riprendere nella disponibilità del Comune gli alloggi da riassegnare agli aventi diritto.
Che fine hanno fatto quindi i 23 decreti di decadenza? L’Amministrazione provvederà a completare le verifiche e a mettere a sistema l’azione di controllo per garantire il turn-over?
Anche la gestione economica del settore ERP sembra fuori controllo.
La gestione economica del patrimonio ha la finalità di impegnare le entrate ordinare del settore ERP per le opere di manutenzione degli alloggi, in modo da garantirne le condizioni di abitabilità nel tempo. Il settore degli alloggi popolari ha come entrate ordinarie i canoni mensili degli assegnatari ed una parte dei ricavi delle vendite. I fondi, secondo la normativa vigente, sono vincolati al settore ERP.
Negli ultimi cinque anni queste entrate sono state tra i 3 e i 4 milioni di euro. L’Amministrazione Falcomatà, nonostante le terribili condizioni strutturali in cui versa gran parte del patrimonio pubblico di edilizia residenziale, ha speso poco o nulla di queste somme.
Che fine hanno fatto i fondi vincolati? Perché il Comune continua a non spendere?
Altra nota dolente sono le emergenze abitative, regolate dall’articolo 31 della LR 32/1996.
Su richiesta delle associazioni, il Consiglio Comunale ha approvato un regolamento il 25 gennaio 2018. Dopo un anno e mezzo tutto è fermo. Il rifiuto di adottare una procedura informatica, proposta dall’Osservatorio sul disagio abitativo e già operativa in altre città, spiega il ritardo, legato alle difficoltà di costituzione della Commissione prevista dal regolamento e voluta dalla maggioranza dei consiglieri comunali. Difatti, ad oggi, la Commissione per la valutazione delle istanze non è stata costituita in quanto non è stato individuato il presidente. Pertanto circa 300 istanze, presentate dai cittadini, non sono state valutate e non hanno ricevuto alcuna risposta. Tra le istanze ci sono anche quelle delle famiglie sfrattate per morosità incolpevole e in condizioni di urgente difficoltà abitativa.
Il diritto alla casa è negato anche agli assegnatari con necessità di un cambio alloggio. Difatti, la gestione dei cambi alloggio, quale procedura normata dalla legge regionale 32/1996 per garantire nel tempo il diritto all’alloggio adeguato agli assegnatari, è inapplicata dal Comune e dall’Aterp da ormai 22 anni. Resta fermo anche il progetto comunale per il superamento del ghetto dell’ex Polveriera. Da nove mesi infatti le azioni di assegnazione alloggiativa restano al palo, nonostante il positivo esito per 17 famiglie già dislocate. Ma altre quindici famiglie rimangono nella baraccopoli, tra le montagne di rifiuti edili e amianto delle strutture già demolite.
Ad aggravare la situazione delle persone in condizioni di fragilità economica, la chiusura del dormitorio pubblico, aperto durante l’inverno. Dal marzo scorso infatti le persone ospitate si sono ritrovate in strada, senza alternative sicure e un piano di inclusione sociale. È quindi urgente che l’Amministrazione comunale riapra un dormitorio pubblico per offrire per tutto l’anno un posto letto alle persone senza fissa dimora .
Dopo quattro ore di protesta l’unica risposta ottenuta dall’Amministrazione è un appuntamento per la prossima settimana con il nuovo delegato del settore ERP Giuseppe Sera.
Osservatorio sul disagio abitativo (Un Mondo Di Mondi Giacomo Marino – Cristina Delfino; CSOA Angelina Cartella; Società dei Territorialisti/e Onlus; Centro Sociale Nuvola Rossa; Comitato Solidarietà Migranti; Reggio Non Tace; Collettiva AutonoMia)