C’è qualcosa su quei gradoni che va oltre la mera partita di calcio. È un qualcosa che pochi possono comprendere e che difficilmente da fuori può trasparire, quanto meno nella totalità, nella sua vera natura. La partita in sé, il “gioco” del pallone, è solo una delle tante sfaccettature, sicuramente una delle più importanti, ma senza dubbio NON è la più importante.
Lasciare vuoto lo stadio non è semplice, disertare nel momento del bisogno, facendo mancare il sostegno alla squadra, è doloroso. Ma, come detto, l’evento calcistico in se è solo uno dei motivi che ci spingono a vivere questa vita. Le diffide comminate nei giorni scorsi sono vergognose, un abuso che grida vendetta ed è corretto che chi questo tremendo abuso lo stia vivendo sulla propria pelle decida cosa fare e come muoversi, non tanto per avere giustizia, gli ultras non ne avranno mai in questo mondo, ma sicuramente per avere solidarietà, quella che non faremo certamente mancare, aderendo alla protesta e lasciando vuota e senza colore la Tribuna B. Nella speranza che tale momento di difficoltà possa essere nuovo collante per un graduale avvicinamento delle tante realtà che vivono ultrà a Cosenza, per una nuova primavera del tifo cosentino, rispetteremo le decisioni prese, ma lo stesso rispetto lo reclamiamo per i nostri simboli, la nostra storia, il nostro modo di vivere ultras e per tutti i ragazzi che fanno parte del nostro gruppo, che non hanno mai mollato, quando sarebbe stato facile abbandonare.
Per questi motivi, per il nostro modo di vivere questo mondo, per la refrattarietà istintiva che nutriamo per il potere costituito e per gli abusi ignobili commessi ai danni dei ragazzi diffidati, in occasione di Cosenza-Cremonese rimarremo fuori dal San Vito-Marulla, accogliendo il loro grido di protesta, giusto e sacrosanto, pur dispiacendoci per la squadra, che sta duramente lottando per conquistare la permanenza in Serie B.
Chiediamo a tutto il popolo cosentino che affolla i gradoni della Tribuna B di lasciare completamente vuoto il centro del settore, come segno di protesta e solidarietà.
ANNI Ottanta Cosenza