di Geraldina Colotti
Il Parlamento europeo ha scritto ieri un’altra pagina nera nel suo carnet di decisioni, allineandosi alle posizioni nordamericane contro il Venezuela. Con un voto maggioritario – 439 a favore, 104 contrari e 88 astensioni -ha riconosciuto il deputato del Parlamento “ in ribellione”, Juan Guaidó, che si è autoprocalamanto “presidente a interim”. Una mozione non vincolante per l’intera Unione Europea, ma che invia un chiaro messaggio di sostegno ai golpisti e ai falchi del Pentagono.
Immediato, infatti, il commento enfatico della diplomazia USA: “Siamo molto incoraggiati dalla risoluzione del Parlamento europeo. Esortiamo con decisione tutti i governi europei e quello del Venezuela a riconoscere Guaidó come presidente a interim, come hanno già fatto 20 paesi”, ha detto in una teleconferenza stampa internazionale Limberly Breier, assistente per le Americhe del Segretario di stato.
Il Parlamento Europeo è la prima grande istituzione a seguire la via interventista contro un paese sovrano. I gioverni più aggressivi, come quello della Germania, della Francia, della Spagna e della Gran Bretagna, avrebbero voluto approvare un documento ancor più ultimativo contro il legittimo governo del Venezuela, ma la posizione più sfumata o contraria di altri partner come Grecia e Svezia e anche Italia ha portato alla risoluzione approvata. Nel documento, si chiede all’Alta rappresentante per gli affari esteri, Federica Mogherini, di riconoscere l’usurpatore fino alla convocazione di nuove elezioni: sempreché, si potrebbe aggiungere, il risultato sia confacente ai voleri di Washington…
Mogherini ha annunciato che la UE intende coordinare un gruppo di contatto formato dai paesi più aggressivi, ma anche dall’Italia e dal Portogallo, a cui si aggiungeranno altri paesi latinoamericani: Messico, Uruguay, Costa Rica, Ecuador e anche Bolivia. “Il gruppo – ha affermato Mogherini – non rappresenta una mediazione o un dialogo formale, ma serve ad accompagnare il percorso attraverso la pressione internazionale per permettere ai venezuelani di esprimersi in modo democratico e pacifico con nuove elezioni presidenziali. Se non avrà una dinamica costruttiva e utile sul terreno entro 90 giorni, verrà sciolto”. Mogherini ha anche detto di aver parlato già con il governo USA. Intanto, un primo appuntamente è stato fissato per il 7 febbraio a Montevideo.
Euforico Antonio Tajani, presidente dell’Europarlamento, che ha dichiarato alla stampa di aver telefonato a Guaidó subito dopo il voto per assicurargli che si sta facendo di tutto per esortare i 28 a riconoscerlo seguendo le indicazioni dell’Europarlamento. Tajani, esponente del partito di centro-destra, Forza Italia, ha ricapitolato le tappe dell’aggresione al Venezuela: “Una lunga battaglia politica con otto risoluzioni parlamentari contro il regime comunista di Nicolas Maduro, il premio Sakharov assegnato alle opposizioni venezuelane nel 2017 e tanto sostegno da Bruxelles ai partiti di Caracas impegnati nel ripristino della democrazia e di condizioni di vita dignitose”, ha affermato.
Chi ha dunque “sostenuto”, Bruxelles e in che temini? Forse quei partiti che, come Voluntad Popular (la formazione di Guaidó), hanno organizzato le proteste violente del 2014 e del 2017? Forse quei partiti che, come hanno mostrato diverse inchieste indipendenti, hanno utilizzato il denaro per pagare le giornate e l’attrezzatura militare dei “guarimberos”, anche con l’utilizzo di minori? La propaganda di guerra, invece, utilizza proprio quelle immagini per volgere verso il governo bolivariano l’accusa di impiegare minori nel conflitto.
Come sempre, la menzogna mediatica arriva a livelli grotteschi, obnubilata dalla “paura del socialismo” che implica una costante demonizzazione dell’avversario.
Come accadde durante le proteste del 2017 e nel corso delle sceneggiate mediatiche della signora Lilian Tintori, i giornali mettono a tutta pagina fotografie in cui si vede questo Guaidó attorniato da una selva di microfoni, mentre urla che in Venezuela c’è una dittatura e non esiste libertà di opinione… Abbiamo anche letto una descrizione minuziosa di un tentativo di consegna del “decreto di amnistia” erogato dal fantomatico “governo di transizione” ai militari venezuelani. Un gruppetto di baldi oppositori si è recato alla Casona, ha suonato al portone, ha parlato con un militare che ha bruciato il foglio per tutta risposta. Non contenta, una signora è andata a parlargli dallo spioncino. Davvero una strana dittatura. In quale paese del mondo, e men che meno in Italia, ci si può avvicinare a un qualunque presidio militare senza subire gravi conseguenze? Figuriamoci alla residenza ufficiale del presidente della Repubblica… E che dire di una signora italiana, a quanto pare arrestata con armi ed esplosivo in Venezuela, e poi addirittura liberata, definita “attivista contro la dittatura”? Se avesse anche solo tentato di compiere reati analoghi, in qualunque paese del mondo, sarebbe finita in carcere per anni con l’accusa di “terrorismo”.
Sull’atteggiamento da assumere riguardo al Venezuela, il governo italiano è diviso tra quella parte del Movimento 5 Stelle che, sollecitata dalle dichiarazioni di Alessandro Di Battista, non ha voluto seguire la via aggressiva dell’Europarlamento, e la destra xenofoba, rappresentata dalla Lega. Fra gli europarlamentari che si sono astenuti dal voto, vi sono stati sia i rappresentanti del M5S che della Lega, ma nel paese le posizioni sono diverse.
Il sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, ha dichiarato che l’Italia non riconosce Guaidó e, per mettere in guardia dalle conseguenze disastrose che potrebbe avere un atteggiamento intervenzionista, ha ricordato la guerra alla Libia. Durante la votazione del Parlamento Europeo si sono astenuti anche alcuni europarlamentari del Partito Democratico, mentre quelli di Forza Italia hanno votato a favore. Il Pd è stato sempre in prima fila nel condurre gli attacchi contro il Venezuela che, in questo momento, torna a essere anche un argomento di battaglia elettorale in vista delle prossime europee di maggio.
Ma, intanto, l’esposizione diretta degli USA di Trump nel golpe contro il Venezuela sta portando anche pezzi della tremebonda sinistra italiana a porsi qualche problema. I movimenti popolari si stanno mobilitando con chiarezza a livello europeo. Ieri, all’Università La Sapienza, una platea attentissima di giovani studenti e professori, ha partecipato per ore a un dibattito in cui si è parlato dell’America Latina e dell’aggressione al Venezuela. E’ importante far sentire anche un’altra campana, bucare lo schermo spesso della disinformazione.
Il Venezuela è al centro di un conflitto geopolitico di portata mondiale. Lo ha messo in chiaro anche Stephane Dujarric, portavoce del segretario generale dell’ONU Antonio Gutierres, che ha respinto al mittente la richesta di riconoscimento inviata da Guaidó.
L’aggressione al Venezuela, intanto, prova ad assumere la forma dell’infiltrazione alla frontiera, come ha denunciato il Protettore dello stato Tachira, Freddy Bernal. L’autoproclamato Guaidó lo ha lasciato intendere esplicitamente alla stampa: l’invio di “aiuto umanitario” dai diversi punti di frontiera – ha detto – sarà “un nuovo test” per i militari in Venezuela. Gli “aiuti umanitari”, arriveranno lì “dopo essere stati caricati su navi di paesi amici. E non stiamo pensando solo agli Stati Uniti”. Di sicuro, pensano alla Colombia, dove gruppi di paramilitari a guida USA sono già pronti. Probabilmente, pensano anche all’Europa.