Tratto dal fb della compagna Rita Martufi
Manifestazioni di sostegno al Venezuela bolivariano e al suo presidente legittimo Nicolas Maduro si sono svolte in cinque piazze italia: Milano , Torino, Bologna , Roma , Pisa, per sostenere il diritto dei popoli a decidere del proprio destino, senza tutele o imposizioni. Queste le sigle che hanno partecipato con presenze rilevanti dei militanti: Rete dei comunisti; Rete intellettuali artisti e movimenti sociali in difesa della umanità italia ; Unione sindacale di base affiliata alla federazione sindacale mondiale; opposizione studentesca di alternativa OSA; giovani NOI RESTIAMO ; Contropiano ; centro studi CESTES; associazione e rivista Nuedtra America , Associazione italia-cuba; patria socialista , partito dei comunisti italiani e molti altri della solidarietà internazionalista.
A Roma ha reso la parola il professor Luciano Vasapollo, delegato del rettore dell’Università La Sapienza per i rapporti politici con l’America Latina, osservatore internazionale elle elezioni in Venezuela e tra gli esperti consultati a Caracas per individuare linee di una politica di rilancio dell’economia, attraverso la criptovaluta Petro. “L’attacco – ha spiegato – arriva dall’esterno e si serve di personaggi disposti a tradire gli interessi del proprio Paese. Il petrolio e le altre ricchezze naturali del Venezuela sono il movente di quello che sta accadendo attraverso una strategia di disinformazione e strumentalizzazione appoggiata dal sistema dei media”. Parlando a nome degli organizzatori Vasapollo ha espresso “assoluto appoggio al presidente Maduro e al ministro Esteri Jorge Arreaza per la grandissima vittoria all’Onu”.
La Federazione Sindacale Mondiale era rappresentata da Paolo Leonardi, che ha portato un documento di solidarietà al Venezuela.
“No alle ingerenze”. “No al colpo di stato”. “Yankees go home”, hanno scandito partiti, sindacati di base, associazioni, organizzazioni dei migranti e palestinesi davanti l’ambasciata del Venezuela a Roma. “Sono fiero di esserci stato …ne servono altre, diamoci da fare…”, dichiara Giorgio Cremaschi, nella foto con la nostra Geraldina Colotti. “Maduro legittimo presidente e non Juan Guaidò si è autoproclamato presidente ad interim. Inaccettabile. O si sta con Trump o si sta con Maduro – dice Giorgio Cremaschi di Potere al Popolo durante il suo intervento – Non c’è niente in mezzo, o di la o di qua, chi sta di la è un nostro nemico, anche se si chiama democratico”. Ha parlato alla manifestazione anche l’ambasciatore del Venezuela in Italia, Isaia Rodriguez.
“Purtroppo la stampa italiana sta riproponendo acriticamente le veline dei media statunitensi, brasiliani e colombiani. Non sono presenti nei luoghi e fanno finta di esserci, diffondendo solo fake news”, lamenta al telefono da Panamà il fondatore del nostro giornale, Salvatore Izzo, vaticanista dell’Agi, che è stato uno degli osservatori internazionali alle presidenziali del 20 maggio, vinte da Maduro in modo “del tutto legittimo; non ci sono stati brogli, c’erano almeno due candidati forti dell’opposizione, e il giorno dopo le elezioni il presidente ha proposto loro di entrare nel governo”. “All’origine degli attacchi al Venezuela – che sono sostenuti con una impressionante strategia mistificatrice dai principali media anche in Italia – c’è la ricchezza delle riserve petrolifere del Venezuela che Chavez ha restituito al popolo venezuelano limitando il ruolo delle grandi compagnie statunitense e delle multinazionali”, insiste Izzo.
“Il Venezuela – ricorda – non ha mai invaso o bombardato altri popoli, non ha armi di distruzione di massa, non ha basi militari distribuite in tutto il mondo, nè ha il più grande budget militare nella storia dell’umanità, che potrebbe essere considerato una minaccia contro qualsiasi stato”.Sono molti mesi (anni in effetti) che il governo del Venezuela respinge al mittente le critiche dell’amministrazione statunitense, che definisce il paese sudamericano “una minaccia insolita e straordinaria”. Tanto da tramare piani di un invasione militare che sono diventati più minacciosi dopo il fallito attentato a Maduro del 4 agosto con i droni, un attacco preparato con l’avallo della Casa Bianca e del governo colombiano. Intanto il segretario dell’Osa Almagro prepara il terreno per l’ingresso di truppe straniere con l’alibi di un intervento umanitario. Azioni eversive, non semplici ingerenze, che culminano ora con la farsa del presidente autoproclamato.
Il fatto è che nei prossimi giorni il Venezuela sarà chiamato a presiedere l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec). Scatta infatti in questi giorni un mandato che, ha spiegato il ministro dell’Energia venezuelano, Manuel Quevedo, che il paese sfrutterà concentrandosi “sulla stabilizzazione e l’aumento del prezzo del greggio sui mercati internazionali”. Il ministro, che è anche presidente della compagnia energetica statale Pdvsa (Petroleos de Venezuela), ha detto che Caracas continuerà “a dare battaglia per la difesa dei prezzi del greggio e la stabilità del mercato petrolifero mondiale”. E questo spaventa Washington ma non dovrebbe spaventare Bruxelles.