E’ stata approvato dall’Assemblea della Camera e passa ora all’esame del Senato la proposta di legge C. 183, recante norme per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agroalimentari a filiera corta e a chilometro zero.
La proposta di legge è composta di 7 articoli che prendono in esame le modalità per la valorizzazione e la promozione dei prodotti agroalimentari che provengono dalla filiera corta o dal chilometro zero o utile.
Le definizioni incluse in questa proposta indicano come prodotti a chilometro zero o utile quelli che provengono da luoghi di produzione e di trasformazione posti a una distanza non superiore a 70 chilometri dal luogo di vendita o dal luogo di consumo. Invece i prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta sono quei prodotti la cui commercializzazione è caratterizzata dall’assenza di intermediari commerciali o dalla presenza di un solo intermediario. Le cooperative e i loro consorzi, le organizzazioni dei produttori e le organizzazioni interprofessionali non sono considerati intermediari.
Saranno anche previsti ed istituiti appositi logo “chilometro zero o utile” e il logo “filiera corta” che andranno esposti nei luoghi di vendita diretta, nei mercati, negli esercizi commerciali o di ristorazione e all’interno dei locali, in spazi espositivi appositamente dedicati.
Dulcis in fundo l‘articolo 6 prevede che l’operatore che immetta sul mercato prodotti agricoli e alimentari utilizzando il logo in assenza dei requisiti di legge, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da 1.600 euro a 9.500 euro.
Purtroppo a nostro avviso è in atto una nuova appropriazione come quella già avvenuta per le produzioni naturali/biologiche. Movimenti dal basso, GAS, piccoli contadini ed aziende responsabili che hanno fatto negli anni un grosso lavoro per sensibilizzare i consumatori ad acquisti di prodotti provenienti da filiere virtuose e responsabili si troveranno di fronte all’ennesima burocratizzazione ed all’ennesima certificazione che sarà come al solito appannaggio delle grosse aziende e della Grande Distribuzione Organizzata.
Speriamo di sbagliare, ma ci siamo già passati. La nostra linea rimane quella della certificazione partecipata che parte dalla condivisione diretta tra gasisti e contadini della filosofia di fondo e dei metodi di produzione.
Delegare ad istituti di certificazione non è mai risultato un grosso affare per i piccoli contadini e sicuramente poco efficace per comprovare la reale bontà dei progetti e delle produzioni.
Gruppo Acquisto Solidale – Cosenza
Casa dei Diritti Sociali – FOCUS
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