Sergio Costa, Ministro dell’Ambiente, risponde alle accuse degli ambientalisti sull’articolo posticcio inserito alla fine del “Decreto Genova” e riguardante l’utilizzo in agricoltura dei fanghi derivanti dal processo di depurazione.
“Nessun codicillo nascosto o occultato. Mai ce ne saranno finché sarò Ministro dell’Ambiente. Abbiamo inserito l’articolo sui fanghi di depurazione nel decreto Genova perché c’erano le condizioni della decretazione di urgenza. Sì, quest’estate siamo stati in emergenza, con tonnellate di fanghi accumulate soprattutto nelle regioni del Nord, e abbiamo sfiorato un disastro ambientale per l’accumulo nei depositi di stoccaggio dei fanghi industriali. […]
La mia intenzione era modificare il testo per renderlo più coerente con le esigenze di tutela della salute, ma i tempi erano stretti ed è stato necessario trovare un accordo all’interno della maggioranza per potere superare l’emergenza. L’alternativa sarebbe stata quella di lasciare un limite imposto dalle sentenze che – allo stato attuale – nessun gestore sarebbe stato in grado di rispettare con il risultato di accumulare pericolosamente i fanghi con la speranza di individuare soluzioni alternative come la discarica o gli inceneritori. Per non parlare del rischio del blocco dei depuratori.”
E’, quindi, il Ministro stesso a ragguagliarci sulla modalità decisionale che ha portato a stabilire “quota 1000” quale limite per la presenza di idrocarburi nei fanghi della depurazione da destinare alla concimazione di terreni agricoli. Ha prevalso l’emergenza dei gestori che avevano accumulato i fanghi nei depositi visto che i parametri imposti erano troppo restrittivi. Continua il Ministro:
“Sono consapevole che non sia stata la mediazione migliore, ma quel testo inserito in quel decreto adesso arriva in Parlamento e può essere migliorato, e io ne sarei ben lieto. Nel frattempo non stiamo assolutamente a guardare. Il Ministero sta già lavorando al nuovo decreto, che avrà senz’altro valori più rigorosi.”
Non è la mediazione migliore? Ma quindi i parametri per capire se una concentrazione di sostanze chimiche è dannosa per l’organismo umano e per l’ambiente passa da una mediazione politica? Pensavamo che dietro tutti quei numerini ci fossero studi, ricerche, analisi capaci di pervenire a risultati certi e scientificamente provati. Invece no, pare che quei numeri derivino dal famoso strumento inventato a Cosenza chiamato “occhimetro”. Ed insiste il Ministro confermando che il testo potrà essere migliorato in Parlamento (quindi si ammettono carenze) e che addirittura si sta lavorando ad un nuovo decreto che avrà valori più rigorosi.
Nel frattempo chi si assumerà la responsabilità di tutti i liquami che saranno sversati nei campi con questi parametri “meno rigorosi”?
MALANOVA VOSTRA
DOCUMENTI
il post originale del Ministro
https://www.facebook.com/SergioCostaMinistroAmbiente/posts/479217925921925?__tn__=K-R
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