La “questione casa” nel territorio della città metropolitana di Reggio Calabria rappresenta un problema annoso, con lunghe liste di richiedenti alloggio che aspettano da troppo tempo un tetto. Se a questi andiamo a sommare i nuovi abitanti – lavoratori stranieri, richiedenti asilo e rifugiati – che spesso vanno a moltiplicare i numeri del più grande ghetto italiano, San Ferdinando, e quelli che invece un tetto ce l’hanno, ma in zone degradate e fatiscenti come Arghillà o il Rione Marconi a Reggio Calabria o la Ciambra a Gioia Tauro, i numeri di questa emergenza diventano spropositati. E così ciclicamente ritorna il consueto refrain dell’esigenza di costruire nuovi alloggi popolari, panacea di tutti i problemi abitativi: ma è questa la soluzione migliore? È di nuove abitazioni che ha bisogno il territorio di Reggio Calabria?
Sono questi gli interrogativi che alcune realtà reggine si sono poste e intendono approfondire nell’assemblea pubblica che si terrà venerdì 12 maggio alle ore 18.00 presso il c.s.c. Nuvola Rossa di Villa San Giovanni.
L’intento è quello di dimostrare come la risposta non sia affatto scontata e questo semplicemente perché di alloggi ce ne sono già in esubero: secondo i dati Istat del 2011 in Italia esiste un patrimonio vuoto o inutilizzato di case o appartamenti, superiore ad otto milioni di unità. E si parla solo di abitazioni, perché se si aggiungono i volumi ex industriali e commerciali le cifre crescono di molto. Nello specifico, per la città metropolitana di Reggio Calabria il numero di appartamenti vuoti o inutilizzati è di 186mila unità abitative (Elab. ricerca “L’Italia del riciclo”, 2015 – Prof. Enzo Gioffrè – da datascape ISTAT).
Certamente si tratta di dati che hanno bisogno di essere approfonditi, verificati, intrecciati con altri elementi, ma che intanto danno una risposta precisa: non esiste alcuna emergenza alloggi, ma esiste uno spreco di cemento armato che dovrebbe imporre alle varie amministrazioni responsabili di prendere i dovuti provvedimenti, cosa che purtroppo raramente avviene.
Eppure il recupero del patrimonio immobiliare, pubblico e privato che sia, genererebbe tutta una serie di dinamiche virtuose, sociali, economiche, ambientali, che non possono sfuggire a chi ha a cuore il futuro dei nostri territori. Perciò diventa necessario mettere di fronte al lassismo istituzionale da una parte e ai beceri e vuoti ritornelli stile “prima-gli-italiani” dall’altra, un’opzione seria di lavoro e di prospettiva: a tal proposito l’assemblea del 12 maggio ha il fine di promuovere la nascita di un Osservatorio per il diritto all’abitare, che approfondisca e monitorizzi i dati sul patrimonio edilizio non utilizzato e faccia da pungolo per le amministrazioni, al fine di stimolare politiche abitative sostenibili.
CoSMi Comitato Solidarietà Migranti – c.s.c. Nuvola Rossa –
c.s.o.a. Angelina Cartella – Associazione Un Mondo di Mondi
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