DIRITTO ALLA SALUTE E PRATICHE DI WELFARE DAL BASSO
In tutta Europa sono in atto da diversi anni politiche tese a colpire i nuclei centrali del welfare e attaccare i beni comuni. Anche la salute e la sanità sono sottoposte ad attacchi e tagli di spesa pubblica che producono e favoriscono diseguaglianze nella tutela e nell’accesso alle cure. Contemporaneamente viene incentivato l’ingresso in sanità di gruppi privati, con un obiettivo chiaro: fare profitto sulla nostra salute.
Noi crediamo, invece, che la politica sanitaria debba basarsi su:
– Centralità della prevenzione e promozione della salute in tutti gli aspetti della vita e del lavoro
– Prestazioni sanitarie utili, necessarie ed efficaci accessibili a tutte e a tutti, senza vincoli di cittadinanza
– Finanziamento basato sulla fiscalità generale
– Protezione della sanità da logiche di mercato
– Ruolo attivo delle persone nei propri percorsi di cura e nella definizione delle politiche di salute.
Anche in Italia assistiamo a un sistematico definanziamento del nostro Servizio Sanitario Nazionale: piccoli ospedali e servizi territoriali vengono chiusi (o, come nel caso del nostro nosocomio cittadino, depotenziato), spesso senza un reale coinvolgimento della popolazione; la moltiplicazione di visite ed esami, favorita dal pagamento a prestazione, produce liste d’attesa che rendono difficile ottenere in tempi opportuni le cure realmente utili e non garantiscono l’accesso a migliaia di persone; le condizioni di lavoro di chi opera in ambito sanitario peggiorano.
L’attuale proliferazione di coperture sanitarie assicurative private o mutualistiche – purtroppo inserite anche nei contratti collettivi di lavoro – indebolisce ulteriormente il sistema, creando un situazione a due velocità: un servizio sanitario pubblico “al ribasso” per i meno abbienti (o per chi non ha una sufficiente tutela contrattuale) e una sanità privatizzata differenziata a seconda dei diversi benefit previsti dal ruolo lavorativo o per chi se la può pagare.
Un Servizio Sanitario Nazionale pubblico, come dimostrano tutti gli studi comparativi internazionali, è invece meno caro e tutela tutta la popolazione.
Sul fronte regionale a luglio 2016 il commissario ad acta alla sanità della Calabria, Massimo Scura, ha emanato un nuovo decreto, il n. 64 del 5 luglio 2016, sulla riorganizzazione delle reti assistenziali, che ha modificato e integrato il precedente decreto n. 30 di marzo 2016, con nuovi ed ulteriori tagli ai servizi sanitari ed in linea con la politica imposta dal Governo alla sanità pubblica calabrese.
Il Commissario continua a favorire un modello di sanità privata e questo nonostante le evidenti carenze del sistema sanitario regionale come evidenziato da un recente studio condotto dall’università svedese di Göteborg sulla qualità della sanità in Europa che colloca la Calabria all’ultimo posto tra le 172 regioni europee.
Così come i dati Cnel sulla qualità dei servizi delle pubbliche amministrazioni hanno confermato che il sistema sanitario calabrese è il peggiore che ci sia in Europa; l’ultimo rapporto di verifica pubblicato sul sito del Ministero della salute, ha collocato la Calabria all’ultimo posto delle regioni d’Italia per il rispetto dei Lea (Livelli Essenziali di Assistenza).
A chi conviene privatizzare e commercializzare la salute? Sicuramente all’industria farmaceutica e delle apparecchiature sanitarie, ai grandi gruppi di cliniche e case di riposo private (in Calabria le strutture private accreditate sono oltre 450) e alle compagnie assicurative, che fanno profitti con i nostri soldi (ticket, compartecipazione alla spesa, rette, premi).
Per contrastare questa deriva noi, e tutte le persone che difendono una sanità pubblica di qualità, solidale, gratuita e universale, lavoriamo per delle politiche alternative: per un finanziamento del sistema adeguato, per la scelta di servizi di cure primarie, per l’attenzione ai determinanti sociali della salute (lavoro, reddito, educazione, ambiente), per i farmaci generici. Le persone devono poter contare e potere decidere le priorità per tutelare la salute.
Le esperienze degli ambulatori popolari autogestiti sono, in Italia e nel resto d’Europa, un importante esempio di contrasto alle politiche privatistiche e, nel contempo, un tentativo significativo di garantire dal basso l’accesso universale e gratuito alle cure ed alla prevenzione.
Venerdì 17 marzo – 4° appuntamento della Rassegna Resistente di Casarossa40 – centreremo la nostra discussione assembleare sul diritto alla salute, l’accesso alle cure e le pratiche di welfare dal basso con le esperienze dello SPORTELLO MEDICO POPOLARE dell’Ex OPG Occupato e del PRESIDIO DI SALUTE SOLIDALE dello Spazio Occupato ZERO81. Sarà anche occasione per discutere e programmare la mobilitazione cittadina in occasione del prossimo 7 aprile, giornata europea di azione contro la commercializzazione della salute (http://setteaprile.altervista.org).
Salute per tutte e tutti e accesso universale alle cure!
Diritti sociali, economici, culturali e ambientali per tutte e tutti!
#health4all
RIPRENDIAMOCI IL COMUNE!
RIAPPROPRIAMOCI DELLA CITTÀ!
Lamezia Terme, 15.03.2017
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.