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GENESI ED EVOLUZIONE DEL GRANDE FRATELLO: IL TECNOAUTORITARISMO CHE SI FA ISTITUZIONE

Uno sguardo alla prima fila della cerimonia di inaugurazione in Campidoglio del mandato presidenziale di Trump, ci ha fatto capire plasticamente il ruolo delle Big Tech nel passato e nel futuro della politica mondiale.  Jeff Bezos (Amazon)Sundar Pichai (Goolge)Mark Zuckerberg (Meta) e Tim Cook (Apple) sono i volti del “nuovo” capitalismo tecnocratico. Ovviamente, Elon Musk era presente da una posizione privilegiata, direttamente sul palco!

Negli ultimi decenni, il potere politico e finanziario delle Big Tech è diventato sempre più evidente e le grandi aziende del digitale sono diventate oramai direttamente degli attori politici di primo piano. È del 2020 l’espressione “Amazon-Capitalism” formulata da Jake Alimahomed-Wilson, Juliann Allison, Ellen Reese (2020) per evidenziare l’estensione sempre maggiore dei campi di interesse delle multinazionali della logistica associata all’informatica che le doterebbe di un potere sempre più forte sulle nostre vite. Un altro termine molto azzeccato è Amazonism, intraducibile in italiano, che indica il sistema caratterizzato dalla forza tentacolare di queste super-aziende. Amazon, infatti, è l’azienda-studio più conosciuta e assunta come caso esemplare del nuovo capitalismo in molte inchieste. Nota per la sua piattaforma e-commerce globale, ha anche, ad esempio, una grande forza nel campo dei cloud. Secondo Statista, alla fine del primo trimestre del 2024 il podio del mercato globale dell’infrastruttura e servizi cloud vede al primo posto proprio Aws (Amazon web services) con un 31% del mercato, seguita da Azure che è il cloud di Microsoft (25%) e quindi Google cloud (11%). 

Le ramificazioni di queste aziende inglobano direttamente o indirettamente gran parte della nostra quotidianità, creano immaginario e nuovi orizzonti di consumo attraverso la progettazione e l’invenzione di nuovi bisogni fondamentali. Le strategie imprenditoriali e di marketing delle Big Tech diventano sempre più direttamente la vera voce narrante dello svolgersi della storia: si fanno Stato, diventano governo.

Con la sua infrastruttura satellitare Starlink, migliaia di satelliti miniaturizzati prodotti in massa e collocati nell’orbita terrestre bassa, SpaceX è divenuto un player privato pressoché monopolistico nell’ambito della connessione satellitare ad internet ma anche, o soprattutto, fondamentale in ambito militare, scientifico ed esplorativo. “La spina dorsale dell’esercito ucraino”, così Elon Musk ha definito il suo sistema satellitare in un post su X (altra ramificazione del suo ecosistema imprenditoriale) ventilando l’ipotesi di ‘spegnerlo’ e affermando che se lo facesse “l’intera linea del fronte crollerebbe”.

La capacità impressionante delle piattaforme informatiche legate al cloud AWS di raccolta e immagazzinamento dati consente all’esercito di avere “spazio di archiviazione infinito” per conservare informazioni di intelligence su quasi “tutti” gli abitanti di Gaza. 

Pensiamo a quali usi “normali” e “civili” possono essere implementati sfruttando la potenza di questo intreccio tra piattaforme e cloud. Le piattaforme di servizi online ed i social hanno un quadro pressoché perfetto delle nostre azioni, dei nostri gusti, della nostra personalità e dei nostri movimenti. Gli acquisti su Amazon, i “mi piace” e le “condivisioni” su Facebook, Instagram o X, i nostri itinerari su Google Maps o i nostri ascolti su Spotify…tutto è sapientemente registrato e catalogato.

Con in mano questo potere di “conoscenza” e di “predizione” statistica, dovremmo chiederci, quali sono oggi le relazioni tra Big Tech e istituzioni nazionali e sovranazionali? Con la discesa diretta nel campo politico di questi tecnocrati, quali confini rimangono fra il pubblico ed il privato? 

Con questa mole di nostri dati personali (che scambiamo gratuitamente per utilizzare gratuitamente alcuni servizi online), attraverso questo immenso database di informazioni sensibili e persino di dati biometrici – impronte digitali, mappatura del viso o dell’iride – nelle mani di soggetti privati, quali sono i destini della privacy di ogni cittadino?

C’è ancora la possibilità di parlare di democrazia nel mondo o ci apprestiamo a veder emergere sempre più nitidamente e alla luce del sole un’oligarchia di tecnocrati plurimilionari alla testa di una sorta di internazionale tecnologica?

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