No perditempo!

Email: redazione@malanova.info


Alexandre Kojève a Carl Schmitt: Governo o amministrazione?


Parigi, 16/V /55

Egregio sig. Schmitt,

La ringrazio per la lettera, la cartolina di accompagnamento e il saggio pubblicato nel volume in onore di Junger, che ho appena terminato di leggere. […]

Ora, io credo che Hegel avesse pienamente ragione e che la Storia [Geschichte] sia giunta alla fine proprio dopo il Napoleone storico. In conclusione, e in ultima analisi, Hitler è stato solo una «riedizione ampliata e corretta» di Napoleone («La République une et indivisible» = «Ein Land ein Volk, ein Fiihrer»). Hitler commise l’errore che Lei ha descritto così bene a pagina 166 (circa a metà) ora, tutto ciò è stato superfluo, visto che Napoleone aveva fatto, nella sua epoca, proprio come Hitler. Ma purtroppo Hitler ci ha di nuovo pensato, con 150 anni di ritardo! Così, la Seconda guerra mondiale non ha portato nulla di sostanzialmente nuovo. E la Prima è stata soltanto un intermezzo.

Qual era l’obiettivo di Napoleone? «Superare» [aufheben] lo Stato in quanto tale, in favore della «società» [Gesellschaft]. Ed era convinto di poterci riuscire con una vittoria «totale» in una guerra «totale». Attraverso

questa guerra «totale» lo Stato in quanto tale (Stato = unità territoriale in grado di condurre guerre) viene portato «a compimento» [Vollendung] e quindi «superato».

Tuttavia, anche gli anglosassoni mirano (e avevano già mirato) allo stesso obiettivo (con maggior successo). Del resto, con il suo «Regno della libertà» (per fare che cosa?!), anche Marx non intendeva niente di diverso. Chi potrebbe riuscirci?

Esistono ancora Stati [Staaten] nel senso proprio della parola, cioè governi [Regierungen] che siano qualcosa di

diverso dalle amministrazioni [Verwaltungen] e Politica [Politik] (= guerra) che sia qualcosa di più della polizia [Polizez] (Police)?

Quando, all’indomani della guerra, sono entrato come funzionario (commercio estero == «politica» estera) nel moderno «Stato» democratico, ritenevo (già da alcuni anni!) che fondamentalmente non esistesse più alcuno Stato. Parlamento [Parlament] e governo (ossia i prodotti politici del passato) si controbilanciano con tale perfezione, che nessuno dei due può decidere [entscheiden], deliberare [beschliefSen] o semplicemente fare qualcosa. E, grazie a questa reciproca «neutralizzazione» ·del politico, l’amministrazione ha potuto compiere indisturbata il proprio lavoro, cioè in primo luogo «amministrare» (== organizzare la «produzione originaria» [Weiden], per usare la Sua terminologia). Certamente esiste ancora un certo tipo di «politica estera». Ma, al contrario, non esiste più la politica interna: tutti vogliono la stessa cosa, cioè niente; infatti essi sono fondamentalmente appagati [zufrieden], anche se non soddisfatti [befriedigt] (e l’élite più insoddisfatta è un’élite rivoluzionaria, cioè potere politico solo se la massa è inappagata). Tuttavia, a questa cosiddetta politica estera è rimasto solo uno scopo: eliminare la Politica (== guerra) dal mondo. Apparentemente sembra che tutto sia «come prima»: armamenti, alleanze, ecc. Eppure tutto è così diverso da esser notato anche dall’ «homme de la rue», che non può più prendere tutto ciò seriamente. Quando io l’ho vista (e vissuta), ho compreso che l’URSS e solo più «moderna» degli altri paesi. Da noi si potrebbero eliminare Governo e Parlamento senza provocare il benché minimo cambiamento. E questa abolizione è stata compiuta proprio in URSS dove, al posto del vecchio governo, la Rivoluzione non ha insediato alcun nuovo governo, bensì una nuova amministrazione.

Governo senza Parlamento è «fascismo» (tirannide). Si è così cercato di affermare un’equivalenza tra Hitler e Stalin. È stato però notato che questa equivalenza non funziona. Si è così cercato spasmodicamente di trovare un «Parlamento» russo, ma senza risultato. Ma a che cosa serve un Parlamento se esiste un «re» (== Regius == Stato)?! In altre parole, a che cosa serve un Parlamento se in ogni caso tutti se ne stanno tranquilli e non esiste alcun pericolo rivoluzionario, che potrebbe essere gestito «in forma parlamentare» (oppure con un «re» senza «Parlamento»)?

Che cosa vogliono gli eventuali russi «anticomunisti»? La stessa cosa dei «comunisti», cioè «Vivere bene e in pace». […] Ma questo non è un problema politico e quindi non c’è bisogno di alcuna guerra, né di alcuna rivoluzione, e nemmeno di Stati, ma solo di un’amministrazione. E questa esiste già.

Ecco la «prognosi mondiale» su base hegeliana: «pacificazione» [appeasement] – disarmo [Abrustung] («senza indignazione» [Entrustung], per fare un calembour!) – politica del «Point IV» (in caso contrario [?] disoccupazione negli USA) – «ripartizione razionale» delle materie prime e dei prodotti industriali (== «produzione originaria» [Weiden] senza «distruzione» [Ausweiden]) in Occidente – livellamento del reddito all’interno di ogni paese e tra i diversi paesi («underdeveloped countries»).

E tra dieci o venti anni anche un «non-hegeliano» dovrà notare che l’Oriente e l’Occidente non solo vogliono (dopo Napoleone) la stessa cosa, ma addirittura la fanno. «L’allineamento» diventerà semplicissimo. Tutto questo come commento alla mia affermazione: «non più alcuna appropriazione [Nehmen], ma solo produzione originaria [Weiden]» (con «qualunque» metodo di produzione [Produzieren], che dipende dall’orario di lavoro, che è funzione dell’«educazione» [Bildung], ossia della possibilità di non annoiarsi «a casa»).

La prego di scusarmi per questa lettera lunga e… confusa. Anche io volevo però sottoporre a un giudice «competente» le mie «considerazioni attuali» [zeitgemàf.,en Betrachtungen].

Il Suo devoto [Alexandre Kojève]