Il Rapporto “Elementi per un’Italia 100% rinnovabile”, elaborato da 21 docenti e ricercatori di diverse università e centri di ricerca, presentato di recente, espone come sia possibile, ecologico e conveniente, decarbonizzare la produzione di elettricità utilizzando unicamente fonti energetiche rinnovabili e come sia destituito da ogni logica il ritorno al nucleare.
11 marzo 2011 – 2025: 14esimo anniversario dell’incidente nucleare di Fukushima
L’Italia torna a discutere di energia nucleare, ma il rapporto La Chimera del Nucleare lancia un allarme chiaro: questa tecnologia rischia di essere un’opzione costosa, tardiva e scarsamente competitiva rispetto alle fonti rinnovabili. Il dibattito si inserisce all’interno del nuovo Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), che ipotizza un ritorno graduale del nucleare con piccoli reattori modulari (SMR) e investimenti futuri sulla fusione nucleare. Tuttavia, il documento evidenzia una serie di criticità che rendono il progetto poco convincente.
Il PNIEC sostiene che l’inserimento del nucleare nel mix energetico italiano potrebbe portare a un risparmio di 17 miliardi di euro rispetto a uno scenario basato esclusivamente sulle rinnovabili. Tuttavia, come sottolineato dal rapporto, mancano studi dettagliati e trasparenza su come questo risparmio venga calcolato. A differenza della Germania, che ha fornito un’analisi dettagliata e dati concreti a supporto del proprio piano energetico, l’Italia si limita a rimandare le valutazioni alla Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile, i cui risultati, inizialmente previsti per ottobre 2024, non sono ancora stati resi pubblici.
Un settore in declino globale
L’energia nucleare, dopo aver raggiunto un picco di produzione pari al 17% dell’elettricità mondiale alla fine del secolo scorso, è in fase di riduzione, con un contributo sceso al 9,2% nel 2022. I ritardi e i costi elevati delle nuove centrali in Europa rappresentano un monito: il progetto francese EPR di Flamanville è passato da un costo iniziale di 3,3 miliardi a oltre 23 miliardi di euro, mentre i tempi di realizzazione sono lievitati da sei a venti anni. Situazioni analoghe si sono verificate negli Stati Uniti e nel Regno Unito, con ritardi che spesso superano i vent’anni.
Un altro aspetto spesso ignorato è la dipendenza dal mercato dell’uranio, dominato dalla russa Rosatom, che controlla il 46% della capacità globale di arricchimento del combustibile nucleare. L’eventuale interruzione delle forniture potrebbe trasformare molte centrali europee in stranded assets, causando ingenti perdite economiche e problemi nella sicurezza energetica.
Anche i costi di smantellamento e gestione delle scorie radioattive vengono spesso sottovalutati: in Europa, la gestione delle scorie radioattive è stimata tra 422 e 566 miliardi di euro, mentre in Italia la chiusura del precedente programma nucleare è costata 11,4 miliardi di euro, cifra destinata a crescere.
Il rapporto sottolinea che la costruzione di una centrale nucleare richiede in media 21 anni tra pianificazione e operatività. Questa tempistica rende utopica ogni programmazione a breve termine ed ogni propaganda che veda il nucleare come panacea a breve termine per ogni problema legato all’energia e all’inquinamento. In realtà, infatti, secondo lo studio quest gap temporale che ci condurrebbe alla produzione di energia nucleare ha un impatto climatico significativo: durante il periodo di attesa, l’Italia continuerebbe a dipendere dal gas fossile, ritardando la transizione energetica e aumentando le emissioni di CO2.

Le rinnovabili come alternativa più conveniente
Secondo i dati dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (AIE), il costo di produzione dell’energia nucleare è ben più elevato rispetto alle fonti rinnovabili. Nel 2023, il costo livellato dell’energia (LCOE) del nucleare era di 170 $/MWh, contro i 50 $/MWh del solare e i 60 $/MWh dell’eolico. Nel 2050, il gap rimarrà netto: 125 $/MWh per il nucleare, contro soli 25 $/MWh per il solare fotovoltaico.
Inoltre, la crescente efficienza dei sistemi di accumulo e l’integrazione delle reti intelligenti stanno rendendo le rinnovabili sempre più affidabili, eliminando gradualmente il problema dell’intermittenza.
Il ritorno dell’Italia al nucleare, dunque, appare nel rapporto come un’operazione ad alto rischio economico e temporale. Il documento ‘La Chimera del Nucleare‘ evidenzia come il mix energetico basato sulle rinnovabili, supportato da sistemi di accumulo e interconnessioni avanzate, sia già oggi una soluzione più efficiente, sicura e sostenibile rispetto a una scommessa nucleare che rischia di rivelarsi un boomerang finanziario e ambientale. La transizione energetica italiana deve puntare su strategie concrete e ben documentate, evitando di inseguire miraggi dal costo incalcolabile.
