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“Comunità di senso” negli stati solido, liquido e gassoso

Il processo di liquefazione di ogni microsistema relazionale e comunitario segue il principio del ‘divide et impera’ sempre caro alle élite governanti. Il processo alchemico di trasformazione della materia comunitaria pare svolgersi partendo da uno stato solido per raggiungere quello liquido e quindi procedere verso lo stato più etereo, quello gassoso. I legami tra gli atomi sub-sociali devono essere quanto più rarefatti possibile per mantenere caoticità, confusione ed una certa effervescenza che produce inconsistenza: di basi, di progetti, di forme anche basiche di cooperazione.

L’individuo scardinato dalle sue basi relazionali risulta meglio manipolabile, più fragile rispetto alla costruzione di un orizzonte di senso calato dall’alto, sempre alla ricerca di consenso da parte dei pari. Un consenso, certo, non biunivoco ma egocentrato: sono gli altri che mi devono riconoscere in quanto ‘cool’, rappresentando in pieno, imitandolo, il modello del vincente proposto dalla ‘società’. Porsi in antitesi alla weltanschauung imposta dal sistema, significa porsi in una situazione di esclusione fino all’eremitismo sociale. Senza una comunità di senso come possono essere la famiglia, l’associazione, il partito, la parrocchia, il centro sociale, una tale condizione di straniamento sociale risulterebbe assolutamente impraticabile insieme all’insita possibilità di ribellione all’orizzonte imposto. In un mondo uniformato puoi solo scappare nel deserto sociale autoimposto – se se ne posseggono le qualità caratteriali e le risorse psicologiche – come nell’esempio dei primi eremiti cristiani nell’Egitto imperiale: vivere da emarginato o da folle nella città degli uomini oppure omologarsi convintamente alla visione imposta dai “padroni del senso”.  

Tutte le comunità di senso alternative o potenzialmente resistenti allo status quo sono state ugualmente bombardate dalla propaganda etico-valoriale massificante del nuovo umanesimo globalista. I mezzi della propaganda sono troppo potenti per permettere una qualunque resistenza di pensiero per la gran parte della popolazione mondiale. Solo gli eremiti resistono nelle loro grotte esistenziali come anche nella loro assoluta incapacità trasformativa dello stato delle cose presenti. Solo per questo possono essere tollerati dal sistema ed anzi forniscono la prova di una sorta di pluralismo.

La parrocchia è divenuta luogo di spaccio di merci psichiche alla ricerca di un lavaggio di coscienza che altrove, più laicamente, avviene nello studio degli psicologi. Le associazioni, i centri sociali come i partiti sono divenuti solo lo strumento di personalità forti capaci di catalizzare il consenso intorno alla loro persona. Non esistono praticamente più le sedi di partito diffuse e territoriali, le assemblee ed i congressi, ma solo le ospitate televisive del leader di turno, carismatico e ottimo paroliere, capace di dettare la linea e capitalizzare il voto di parti cospicue della popolazione. Le capacità del leader unite ai cospicui finanziamenti in comunicazione dei gruppi di riferimento producono l’effetto catalizzatore dell’attenzione popolare. Tutto in linea, ovviamente, con l’orizzonte di senso imposto. Destra e sinistra sono solo colorazioni, tonalità diverse di una stessa tavolozza. Il programma è scritto, lo si può decorare con un pò di diritti civili, globalismo e ambientalismo a sinistra e con un pò di xenofobia, nazionalismo e securitarismo a destra. Ma per il resto, per le cose che contano, il quadro è già stabilito. Che sia del periodo blu o del periodo rosa, l’artista dell’opera è sempre Picasso!

Anche la famiglia, primo ed ultimo baluardo di relazionalità solida, ha subito diversi bombardamenti. Dalla critica politica a sinistra che la considerò come una cellula capace di riprodurre per meiosi la società borghese, alla critica sociale dei “movimenti” che l’accusavano e l’accusano di riprodurre la società patriarcale. Ovviamente sono punti di vista veri ma che partono assumendo solo una parte della realtà dei fatti. 

Ma se queste critiche si possono leggere e comprendere nell’ambito dello stesso processo filosofico-politico di produzione dell’homo economicus, egoista, egocentrico ed individualista, questa lettura parziale, anche se maggioritaria, si rivela come intrinsecamente ideologica. Seppur ammantata delle vesti della scienza, della sociologia e della statistica, il rifiuto della famiglia non considera la natura sociale che sta alla base dell’essenza stessa dell’umanità. Il cucciolo d’uomo che viene al mondo non è capace di camminare, di nutrirsi e di imparare a parlare se non attraverso la relazione con individui adulti della sua stessa specie.  

Non servirebbe andare, per stabilire come vero questo postulato, alla vicenda di Victor dell’Aveyron un trovatello che viveva nei boschi da solo, nel Massiccio centrale in Francia, e che dimostrava fisicamente circa dodici anni pur non essendo capace di parlare e anche di camminare eretto. Nel 1801, il medico e pedagogista Jean Itard prese in carico il giovane per tentarne la rieducazione, ma Victor non compì mai che limitati progressi e soprattutto non imparò mai a parlare.

I bambini che si ritiene siano stati allevati da animali, come Kamala, e quelli vissuti soli nella foresta come Victor dell’Aveyron, hanno avuto tutti un recupero difficile e molto parziale, soprattutto nella verbalizzazione. Anche quando impararono alcune parole, non riuscirono a usarle se non davanti agli oggetti reali e ai loro bisogni immediati. «E tanto più uno di loro è stato a contatto con gli animali, tanto più è difficile il suo recupero» spiega Anna Ludovico, autrice di un libro dedicato all’argomento. «Lo studio dei bambini selvaggi ci porta alla scomoda considerazione che senza il linguaggio verbale, che ci viene dato dall’ambiente sociale in cui viviamo, viene meno la più importante caratteristica della nostra specie, vale a dire la possibilità di pensare in modo astratto». Questi casi ci dicono quindi che, in un certo senso, esseri umani si diventa, non si nasce. Senza la trasmissione culturale di migliaia di generazioni che ci hanno preceduto, noi torneremmo probabilmente a vivere come scimmie”. [1]

Basterebbero queste poche note per sbaragliare l’ideologia globalista e capitalista imperante di chi ci vorrebbe “isole infelici”, tutti egocentrati ed individualisti capaci solo di utilizzare per i propri scopi gli altri individui egocentrati appartenenti alla stessa specie. Basterebbero queste povere righe per sbaragliare quell’ideologia della libertà individuale del “faccio ciò che mi pare” bypassando ogni normatività naturale o sociale e che imporrebbe l’estinzione della famiglia cisgender – meglio ancora di qualunque famiglia o comunità umana – o comunque “suggerirebbe” ai genitori di non usare violenza ai propri figli parlandogli di sé, della loro eterosessualità, dei propri ideali, della propria religione o fede politica. Che la famiglia non educhi, dunque, non usi violenza, meglio lasciare i pargoli alla mercé di uno smartphone o della tv: questi strumenti tecnologici dotati di intelligenza artificiale sapranno insegnare al meglio ed in maniera imparziale il linguaggio, la postura ed il giusto orizzonte di senso, ovviamente uniforme e calato dall’alto! Saltiamo a piè pari la satellizzazione primaria e secondaria di bambini ed adolescenti per inserirli, fin da subito, nella galassia dei media e dei social.

Al contrario della teoria etico-politco-valoriale dominante, invece di bombardare le solide comunità di senso tradizionali per renderle prima liquide e poi gassose, sarebbe meglio lavorare nuovamente allo loro solidificazione per dare una base sociale e comunitaria ad ogni individuo umano e anche per relativizzare le singole comunità totali con comunità di senso plurime capaci davvero di permettere una scelta libera alle nuove generazioni. Non un’unica narrazione totalizzante, che sia la famiglia, la scuola, l’associazione, la parrocchia o il sistema, ma tante narrazioni, solide, capaci di dar prova della propria correttezza e di concedere un’autentica possibilità di scelta ad ogni persona che solo così può diventare veramente libera in quanto inserita in una comunità.

Il bambino abbandonato nel bosco da solo e accolto dalla comunità totale dei lupi potrà diventare solo lupo, così come il bambino abbandonato davanti ad uno smartphone potrà solo diventare un influenzer!


NOTE:

[1] https://www.focus.it/ambiente/animali/le-vere-storie-dei-ragazzi-selvaggi

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