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Il carcere: da sistema rieducativo a tortura istituzionalizzata

Un detenuto di 55 anni, di origine albanese, si è impiccato ieri sera presso nel carcere di Biella. Non è purtroppo un caso isolato, ma è il 64esimo detenuto suicida dall’inizio dell’anno. Sette suicidi si contano drammaticamente anche tra gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria. Una situazione esplosiva.

A parte la questione classista che popola le patrie galere di poveri, migranti e persone con disturbi psichici, c’è la questione degli spazi, delle figure professionali insufficienti, dei programmi di rieducazione alla socialità e al lavoro.

Negli ultimi giorni si sono succedute diverse proteste nelle carceri italiane a causa proprio delle condizioni umanamente insostenibili viste anche le temperature elevatissime di questi mesi estivi.

Ad Udine il 31 Luglio alcuni detenuti hanno organizzato una rumorosa contestazione, con urla e oggetti battuti sulle sbarre. In un’ala del penitenziario è scoppiato un principio d’incendio. L’area è stata evacuata ed un detenuto è stato ricoverato in ospedale per aver inalato fumo. Stesso copione nel carcere del Bassone di Albate con quattro detenuti e tre agenti intossicati. Precedentemente l’11 luglio è stato il carcere di Trieste ad entrare in protesta, il 13 a Brissogne vicino Aosta e il 15 luglio a Torino; tanti i casi di rivolta su e giù per lo stivale.

Così, giovedì 8 agosto, dalle ore 12:00 alle ore 12:30, si terrà una battitura nelle carceri italiane e verrà replicata il 15 agosto alla stessa ora. L’importante iniziativa di protesta pacifica è organizzata dai detenuti di tutte le carceri e nasce dall’urgente necessità di denunciare le condizioni disumane e degradanti presenti nel sistema carcerario italiano.

Lo comunica l’associazione Yairaiha ETS ha già espresso pieno sostegno a questa iniziativa sottolineando la richiesta di solidarietà dei detenuti alle associazioni e ai singoli cittadini. Si spera che le tante organizzazioni sensibili al tema sostengano le proteste dei detenuti e amplifichino le loro richieste che poca eco hanno avuto sui canali informativi di massa.

Ancora più importante è fare eco alla voce di chi è privato della libertà perché proprio in questi giorni è passato al Senato ed avviato all’attenzione della Camera il decreto-legge 4 luglio 2024, n. 92, recante misure urgenti in materia penitenziaria, di giustizia civile e penale e di personale del Ministero della giustizia.

Come sintetizzato da il Dubbio: “Agli articoli 1, 2, 3 e 4 si prevedono l’assunzione di 1.000 tra poliziotti e dirigenti penitenziari, lo scorrimento di graduatorie per vicecommissari e viceispettori e modifiche al reclutamento degli agenti. L’articolo 5 cambia la disciplina sulla liberazione anticipata, ma non come richiesto da Roberto Giachetti e Nessuno tocchi Caino nella loro proposta di legge, che avrebbe aumentato da 40 a 65 giorni lo sconto concesso per ogni semestre di pena.

Il testo prevede solo uno snellimento (teorico) delle procedure per l’ottenimento del beneficio: stabilisce che già nell’ordine di esecuzione siano conteggiate dal pm tutte le detrazioni previste dalla norma già vigente. […] L’articolo 6 aumenta da 4 a 6 le telefonate mensili per i reclusi. Con l’articolo 7 si escludono dai programmi di giustizia riparativa i detenuti al 41 bis.

All’articolo 8 si prevede l’istituzione di strutture residenziali idonee all’accoglienza e al reinserimento sociale di coloro che hanno i requisiti per accedere alle misure penali di comunità, ma che non sono in possesso di un domicilio idoneo e sono in condizioni socio- economiche tali da non poter provvedere al proprio sostentamento. Con l’articolo 9 invece si introduce il nuovo reato di peculato per distrazione. L’articolo 10 assicura, poi, l’effettività delle funzioni di impulso e coordinamento del procuratore nazionale Antimafia anche in relazione ai poteri di avocazione dei pg presso le Corti d’appello. Infine si differisce il termine per l’entrata in vigore del Tribunale per le persone, i minorenni e le famiglie, al fine di consentire l’adozione degli interventi necessari per l’effettiva operatività di questi uffici”.

Troppo poco per risolvere davvero la situazione insostenibile del nostro sistema carcerario che dalla sua natura riabilitante, così come pensata dalla Costituente, si è sempre più trasformato in un meccanismo meramente punitivo che in molti casi sfocia in vere e proprie forme di tortura fisica e psicologica.

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