Il canovaccio della questione della gestione dei rifiuti pare rimanere sempre lo stesso. Passano gli anni e gli attori politici ma non cambiano le modalità corredate da scarsa informazione e nessuna partecipazione popolare.
In provincia di Cosenza si continuano a cercare aree dove installare impianti privati per il trattamento, il riciclo o lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. Non piccoli impianti a gestione pubblica, diffusi sul territorio e sorgenti in aree non urbane, ma megaimpianti ‘privati’ capaci di macinare grandi utili senza considerare il dato dell’impatto sull’ambiente e sulla salute dei residenti. E’ per questo motivo, la massimizzazione dei profitti, che gli impianti per la gestione dei rifiuti, in Calabria come altrove, vengono collocati vicino alle principali arterie di comunicazione (porti, ferrovie ed autostrade) per abbattere i costi di gestione che decuplicherebbero in caso di una progettazione in aree periferiche e non abitate. Pensiamo, ad esempio, all’”innocuo” organico. Nella città di Rende (CS) sorge uno dei più grandi impianti per il trattamento dei rifiuti alimentari prodotti in contesti cittadini che ha la finalità di trasformarli in compost e biogas. Il sito è stato progettato e costruito nella zona industriale rendese che si colloca a due passi dal centro urbano ma anche vicino all’uscita autostradale. Questa presenza, purtroppo, provoca da anni l’impossibile coabitazione tra i cittadini residenti e i miasmi maleodoranti che con una certa continuità ammorbano l’area delle zone limitrofe, da Montalto Uffugo ad Arcavacata.
“Ieri, R.A.S.P.A. (Rete Autonoma Sibaritide e Pollino per l’Autotutela) ha depositato presso l’Ufficio Protocollo del Comune le proprie osservazioni riguardo al progetto dell’impianto per il recupero di rifiuti speciali non pericolosi presentato da un soggetto privato e che dovrebbe sorgere nella zona industriale di Villapiana. Il progetto, consultabile sul sito della Regione Calabria, mostra delle criticità di ordine tecnico-amministrativo, ambientale e anche politico.
Per ciò che riguarda le questioni tecniche, R.A.S.P.A. ha segnalato diverse lacune rispetto a ciò che prevedono i piani vigenti che inficerebbero tanto l’impianto già realizzato quanto il paventato ampliamento. Per quanto concerne l’aspetto ambientale, le criticità di un impianto del genere attengono, in particolare, alla presenza di polveri respirabili (inerti) che potrebbero causare danni alla salute. Anche nel caso di esposizione a polveri a basso livello di tossicità, quelle rilasciate dal materiale inerte trattato nell’impianto, bisogna prestare particolare attenzione. Il contatto con queste polveri a basso grado di tossicità può comunque causare lo sviluppo di processi infiammatori delle vie respiratorie, irritazioni alla vie aeree superiori, riniti e asma e altre patologie che potrebbero anche cronicizzarsi.
Quanto all’aspetto politico, anche se la costruzione dell’impianto, di dimensioni tutt’altro che ristrette, è prevista all’interno dell’area PIP, quella destinata agli insediamenti produttivi, è fondamentale salvaguardare la sicurezza dei cittadini. Area PIP NON significa area INQUINABILE“.
Già nel recente passato si era proposta l’area PIP di Villapiana per ospitare altri impianti come l’ecodistretto che avrebbe coperto le esigenze della gestione dei rifiuti dell’intera provincia. All’epoca (Luglio 2021) oltre 500 cittadini di Villapiana e dei comuni limitrofi presero parte ad una manifestazione di piazza per ribadire la contrarietà popolare alla sua realizzazione. In effetti poi il progetto non si realizzò.
Anche per questo motivo, R.A.S.P.A denuncia che “si sta profilando una pronunciata caratterizzazione dell’Area PIP in termini di HUB dei rifiuti che mal si sposa con la vocazione turistica e agricola del territorio e con il carattere degli altri insediamenti industriali presenti.
È arrivato il momento che Villapiana – prosegue la Rete – decida cosa vuole nel suo territorio. La domanda a cui i cittadini e gli amministratori devono rispondere è la seguente: chi vogliamo attirare all’interno dell’area PIP? Eccellenze di trasformazione agricolo-alimentare e realtà che da anni hanno costituito un riferimento per la produzione e il commercio oppure ci va bene qualsiasi cosa?
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