Si moltiplicano le vertenze e le campagne mediatiche “dal basso” contro le assai discutibili politiche sulle energie rinnovabili, nel mezzo di comitati e associazioni spuntano le ormai usuali listarelle elettorali in fieri. Nel mentre si coniano neolingue e nuovi aggettivi per definire speculazioni di vecchio stampo il mondo vira verso un pensiero atomico. Da un lato si divora energia a ritmi e in quantità sempre crescenti, dall’altro si manifesta contro la modalità con la quale la stessa energia viene prodotta. C’è bisogno prima di tutto di chiarezza per tentare di capire qual è lo stato dell’arte mondiale in materia energetica. In questo articolo proveremo ad offrire un primo spaccato relativo alla crociata anti carbone e agli obiettivi green targati UE.
Nell’ultima riunione del G7 pare che l’orientamento del gruppo dei ministri dell’Energia, riuniti nella Reggia di Venaria a Torino, sia stato quello di approfondire l’ipotesi green e di fissare come obiettivo comune il 2035 per la completa dismissione delle centrali elettriche alimentate a carbone. Dall’altra parte della bilancia, gli stessi ministri avrebbero posto l’ipotesi dell’incremento dell’energia nucleare.
Allo stato attuale si contano sette centrali a carbone in Italia e, secondo il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) redatto del ministero dello Sviluppo economico, dovranno essere dismesse o convertite entro la fine del 2025 ad eccezione della Sardegna, puntando sul gas. Sull’isola lo stop all’uso del carbone sarà posticipato tra il 2026 e il 2028. Oltre a queste, le altre centrali sono una in Liguria, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Lazio e Puglia. Cinque di queste sono gestite da Enel, una da A2A e una da Ep Produzione, costola italiana del gruppo cecoslovacco Eph.
Il tema energetico rimane un nodo centrale sia a livello nazionale che internazionale con una forte implicazione geopolitica. Va considerato anche il forte impatto che ha avuto la guerra in Ucraina, con il relativo stop sanzionatorio alle importazioni di gas russo in Europa, pare a tutto vantaggio del più costoso gas statunitense. Sanzioni che però non hanno neanche avuto il successo sperato visto che l’economia russa cresce con un trend maggiore rispetto a quello degli stessi Stati Uniti. Si sono solo allungati i viaggi di GAS e petrolio per giungere in Europa allargando la platea degli speculatori a tutto detrimento dei costi di produzione.
Per tutti questi motivi, molte volte in questi ultimi tempi dalla compagine governativa sono giunti pronunciamenti a favore dell’atomo. Da ultimo è il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, a rilanciare l’idea del nucleare: «Non quello delle grandi centrali, ma di piccoli moduli e per fare una grande quantità ci sarà una somma di moduli» ha spiegato». (La Verità, 30/04/2024) L’idea è quella di sfruttare il bagaglio di conoscenze che comunque l’Italia possiede visto che non ha mai bloccato la ricerca sul nucleare neanche a valle del referendum che ha visto vincere l’opzione del No al nucleare con il relativo smantellamento delle centrali attive. Il ripensamento ministeriale sarebbe dovuto proprio al principio di decarbonizzazione 2050 che porterebbe ad un deficit energetico da compensare con altre fonti, prima delle quali il nucleare per fissione o addirittura per fusione. Anche qui, il pensiero è allo scenario geopolitico. Infatti, uno spegnimento troppo frettoloso in Europa non affiancato in parallelo dallo smantellamento delle centrali a carbone in altre case della scacchiera globale porrebbe in pericolo il nostro approvvigionamento energetico senza alterare l’immissione di CO2 ed altri gas climalteranti nell’ambiente.
Nel sistema mondo, secondo i dati del Global Energy Monitor, si contano nuove centrali a carbone nel ventennio 2000-2023 per una capacità produttiva complessiva di circa un milione e mezzo di megawatt. Di questi 1 milione e duecentomila sono prodotti tra Cina ed India. Al contrario, nello stesso periodo sono state dismesse centrali per una produzione pari a 466.307 megawatt di cui solo 135.899 nella regione dei giganti orientali. Un altro dato significativo è quello che vede in Europa 291 centrali a carbone operative, mentre nell’est asiatico le unità in attività sono circa 1.300 (tab.1).
Stando così le cose e visto l’aumento costante dei consumi industriali di energia elettrica, le ipotesi che rimangono in campo per il raggiungimento degli obiettivi verdi dell’Europa, le uniche prospettive energetiche praticabili sono l’incremento radicale della produzione da energia rinnovabile e/o la costruzione di nuove centrali nucleari, quelle che attualmente vengono etichettate come “pulite” o “di nuova generazione” senza spiegare allo stesso tempo in quali depositi verranno stoccati i residui radioattivi della produzione energetica.
Se questo è il quadro del ragionamento, dobbiamo anche affermare, però, che molte sono anche le preoccupazioni e le contestazioni da parte dei movimenti ambientalisti relativamente alla costruzione di impianti fotovoltaici sui terreni, che minacciano la produttività agricola, e di nuove pale eoliche, ritenute responsabili di cementificazione, deturpamento di aree naturali e interferenza rispetto alle vie migratorie di alcuni uccelli. Da qui l’orientamento al nucleare dei governi, progetto a lungo termine ma che risulta alla fine meglio gestibile rispetto ad altre fonti energetiche. Infatti, se è indubbia l’equazione secondo cui l’energia consumata (anche dagli ambientalisti) va anche prodotta, è altresì vero che nessuno parla dell’immane mole di energia consumata dal sistema militare-industriale. Nel mentre, solo a titolo d’esempio, ci si accanisce verso l’auto a gasolio del proletario medio, nessuno urla contro i voli privati degli aerei dei miliardari uomini d’affari o contro l’impatto ecologico dei vari caccia o missili ipersonici. Tradotto meglio, nello stesso tempo in cui l’Europa chiede il cappotto per le case dei poveri e la rottamazione delle auto troppo inquinanti dei lavoratori, spinge l’acceleratore sulla ripresa degli investimenti per la produzione di aerei e armamenti da guerra e sulla progettazione di nuove centrali nucleari. L’ideologia verde, come al solito, è usata contro le classi marginali facendo crescere il loro senso di colpa sociale per aver lasciato l’acqua aperta mentre si lavavano i denti o il led della televisione acceso tutta la notte! Al contrario non si vede alcuna preoccupazione o moratoria per limitare la produzione militare ed industriale che è la vera responsabile del depauperamento delle risorse ambientali, energetiche e minerali dell’intero globo terraqueo.