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CAPITALISMO PANDEMICO

No, purtroppo non l’abbiamo compreso. Il problema non è il virus. Nella storia si sono spesso alternate pestilenze, flagelli e pandemie, anche ben più mortali e croniche di quella odierna. È seguendo la legge biologica dell’evoluzione che i virus mutano e si adattano all’ambiente e ai nuovi ospiti. Il capitalismo è la vera pandemia visto e considerato che è ormai accertato il fattore antropico come causa scatenante del dilagare del Covid-19 e dei virus che verranno in futuro, in gran parte giunti a contatto con l’essere umano a causa dello sfruttamento di ecosistemi nei quali il virus si era scavato una sua nicchia, raggiungendo nel corso dei secoli un equilibrio con la fauna locale.

Una situazione analoga è avvenuta quando i conquistadores occidentali, superiori tecnologicamente, vennero in contatto con le popolazioni indigene portando con loro, oltre a un carico di odio e razzia, anche dei virus ignoti agli organismi amerindi.

Questa aggressività di un modello economico che si basa sull’arricchimento individuale e sull’egocentrismo puntuale, capace di massimizzare il profitto e con esso portare un discutibile beneficio, all’intero corpo sociale. Con l’elaborazione di una “teoria” assai balzana denominata trickle-down – la teoria dello sgocciolamento – ancora oggi secondo gli “esperti” valida più di ogni altra ricetta per risollevare le sorti di miliardi di morti di fame grazie alla scaltrezza di pochi e intelligentissimi capitalisti. Un assunto che si basa sul fatto che il taglio delle tasse ai ceti più alti può garantire loro una maggiore dinamicità negli investimenti, quindi aumenterebbe la loro capacità di generare offerta di lavoro, in estrema sintesi se i ricchi diventano sempre più ricchi si creerà una condizione ottimale per i poveri e sottodotati resti di umanità. Purtroppo queste mirabolanti promesse hanno portato a concentrare le ricchezze mondiali nelle mani di un numero sempre minore di persone, aumentando il livello di povertà, sacrificando clima e ambiente sull’altare del profitto.

Affidare la propria esistenza al principio capitalista della libera concorrenza – ancor più se parliamo di aspetti relativi alla riproduzione del genere umano – vuol dire consegnare il proprio petto a un plotone di esecuzione. La pandemia ci ha offerto, nella tragedia assoluta, uno spaccato importante nel settore della sanità. Abbiamo visto, di fronte al disastro virale, il ritrarsi dei ben oliati settori della sanità privata che si sono ben guardati dal garantire un proprio contributo durante l’emergenza da Covid-19. Lo stiamo constatando con il vaccino.

Ancora una volta ci siamo lasciati abbindolare dalla soluzione tecnico-economica. Le varie colorazioni delle regioni, i lockdown, le scelte fondamentali sono state lasciate a un Comitato Tecnico-Scientifico che ha deciso di chiudere le scuole e lasciare aperte le fabbriche, di non permettere le corsette all’aria aperta nel mentre si sopportavano le corse dei pendolari in treni stracolmi di operai.

La politica non serve più, pare suggerire il sistema, tutto è osservabile e risolvibile solo attraverso la lente della tecnica e dei tecnici. Non esistono più punti di vista sul reale ma solo ricette economiche, sociali, produttive, ambientali.

Ecco che non riveste alcuna importanza chi governa, dalla Große Koalition alla tedesca all’ammucchiata Draghi, perché servono solo esecutori di ricette e non ideatori di visioni. Per fare il tiramisù si devono semplicemente seguire tempi e utilizzare ingredienti. Certo uno chef potrà essere più abile di un altro e una mano più esperta di un’altra ed è questa l’unica ricerca da fare: l’esecutore più virtuoso della ricetta data. Ottimo Draghi, persona competente, allora tripudio e standing ovation, da destra a sinistra; anche queste categorie sorpassate. Se si esegue una ricetta c’è bisogno solo di buonsenso, non di teorici pazzi persi nel mito di altri mondi possibili.

Ecco allora che si è affidata la nostra salute nelle mani di grosse multinazionali del farmaco per sviluppare la ricetta che, pur nelle sue numerose varianti, ha uno e un solo scopo: continuare a far vivere il sistema che ha generato questo disastro imparando a convivere con i suoi effetti. Pìgliate ‘na pastiglia, sient’ a me. Con il vaccino tutto risolto.

Inutile dire che dietro questo nome si celano gli appetiti della finanza e delle multinazionali che si sono fronteggiate senza esclusioni di colpi per arrivare prima al tanto ricercato “antidoto”, anche saltando fasi di sperimentazione e di test. In nome della finanza si possono aggirare tranquillamente anche le normali metodologie scientifiche. Oggi, ci pare, ancora non si capisce la fascia di età cui va somministrato un vaccino o un altro per evitare pericoli (sic!) alla salute di anziani e giovani che nel frattempo si ammalano di sperimentazione. Incredibilmente indigesto il carosello di epidemiologi e virologi, medici di base o veterinari, che pur di affacciarsi nel talk show del momento dicono tutto e il contrario di tutto. Un sensazionalismo becero per carpire qualche like in più sulla propria pagina. E via con gli aspiranti stregoni, con i veggenti dell’etere, con gli alchimisti del nuovo millennio.

Quale sicurezza può darci una multinazionale del farmaco che deve soddisfare le voglie di chi la finanzia, la remunerazione del capitale investito, piuttosto che la difesa della salute delle persone? Quale sicurezza possono darci dei tecnici magari facilmente abbordabili dalle big corp che attraverso importanti regalie possono estorcere il parere più conforme ai propri obiettivi? Quale intervento possiamo attenderci in riparazione al dramma ambientale che stiamo vivendo da quegli stessi che lo hanno prodotto e che ora sono alla ricerca di una misera pezza per tappare il buco e continuare con gli stessi meccanismi di prima?

L’importante è che la macchina continui a produrre, il pozzo a estrarre, l’algoritmo a facilitare il flusso di informazioni digitali, affinché i ricchi possano continuare a ingozzarsi e i poveri a vaccinarsi per tornare a lavorare su turni massacranti mentre altri possono letteralmente crepare nella loro disoccupazione ormai sempre più sistemica.

No, non abbiamo capito assolutamente nulla  se ci stiamo preparando a vivere le nostre normali e tanto agognate vacanze, se pensiamo che ancora una volta la scienza verrà in nostro soccorso per risolvere la situazione, non abbiamo realizzato la profondità della crisi  se crediamo che si possa tornare a vivere come nell’era pre-covid.

Per capire qualcosa c’è urgente bisogno di lasciare il piano tecnico-economico per tornare su quello politico e sociale. C’è bisogno di voltare pagina e capire come dovrà essere il mondo post-Covid. C’è la necessità, finalmente, di istruire il processo al capitalismo, vero responsabile della distruzione delle vite e dell’ecosistema. Hitler è morto e Stalin pure, ma anche Draghi, il tecnoburocrate, oggi non dovrebbe sentirsi così tanto bene tracciando dinamiche da capitalismo verde in salsa pseudo-keynesiana.

La redazione di Malanova

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31 risposte a “CAPITALISMO PANDEMICO”

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