Lo scorso 31 ottobre il Comune di Motta S. Giovanni ha pubblicato i risultati delle analisi sui resti dei rifiuti abbandonati nei piazzali dell’Ecoservices, dopo quasi due mesi dall’incendio che ha carbonizzato quello che, a detta di un’analisi visiva dell’Arpacal-Reggio Calabria sarebbero resti di compost, producendo sgradevoli emissioni odorigene. Analisi effettuate sulle esalazioni, sulle polveri e ceneri disperse dal vento e su un solo campione di rifiuti combusti. Il giorno successivo in un articolo sulla Gazzetta del Sud il sindaco Verduci afferma: “incendio a Comunia, zero rischi, tutti i valori sono nella norma”: ovverosia non vi sono né vi sarebbero state esalazioni pericolose, né rischi né per la salute né per l’ambiente, tutte le richieste di verità e messa in sicurezza del sito sono strumentali e volte al solo contrasto e svilimento del suo prestigio personale, in vista di future elezioni; infine invita cittadini ed associazioni a porre fine alle polemiche e riunirsi intorno ad un tavolo e collaborare per la messa in sicurezza dell’area. E allora noi vorremmo che l’amministrazione comunale e gli stessi consiglieri di minoranza (che ormai sembrano disinteressarsi a questa vicenda) ci spiegassero da dove attingono queste certezze, visto che, nelle conclusioni della relazione allegata alle suddette analisi (pagina 25), testualmente si afferma: “in tal senso si consiglia il conferimento prima possibile a rifiuto dei cumuli presenti, in quanto gli stessi possono essere interessati da fenomeni di lisciviazione degli agenti atmosferici con conseguente rilascio nelle diverse matrici di sostanze inquinanti. Nelle more del conferimento sarebbe opportuno, appena possibile, coprire gli stessi dall’azione degli agenti atmosferici. E’ necessario a parere della scrivente effettuare un’indagine analitica delle acque di falda al fine di escludere, visto il tempo trascorso tra l’evento e le attività analitiche, eventuale infiltrazione nella stessa, ad opera di agenti atmosferici e acque ruscellanti in superficie, delle sostanze inquinanti sviluppatesi con l’incendio e presenti nei rifiuti combusti”.
Vogliamo in ogni caso assumere che si intenda dare seguito almeno alle dichiarazioni successive, ovvero all’invito “di marciare uniti, sedersi attorno ad un tavolo e, mettendo da parte vecchie ruggini e passate incomprensioni, chiedere alla Regione la messa in sicurezza e la bonifica della vecchia discarica e il definitivo accantonamento del progetto relativo alla sua riapertura”. Per tutti questi motivi chiediamo che il sindaco riceva una delegazione di cittadini con la presenza dell’ing. Chilà dell’Ufficio Tecnico comunale e del legale del Comune per chiarire questi ed altri aspetti. Non da ultimo, chiediamo se sia stata valutata la possibilità di chiedere conto per i danni subiti agli amministratori giudiziari dell’Ecoservices qualora si dimostri vi sia stata una mancata messa in sicurezza dell’area prima della cessazione delle attività di lavorazione dei rifiuti. Chiediamo di avere copia su supporto multimediale gratuita del ricorso al T.A.R. (per il quale parrebbe sia stato dato incarico all’avvocato Callipo) e che l’amministrazione chiarisca, se l’Ecoservices abbia lavorato rifiuti fra il 2016 e il 2017 e se le prescrizioni impartite dall’Arpacal siano state ottemperate, ovvero la copertura del biofiltro, l’adeguamento delle biocelle e delle relative chiusure e la realizzazione di una copertura sull’area di stoccaggio, lavorazione e ricevimento del materiale, al fine di evitare fenomeni di erosione ad opera del vento e di lisciviazione ad opera delle piogge e il contenimento delle polveri. Chiediamo infine il motivo dell’abbandono dei cumuli di compost al rischio di incendio, vista l’assoluta mancanza di manutenzione del sito e di qualsivoglia precauzione, volta almeno a ridurre il rischio di incendio, nonostante per ben due volte si siano già verificate combustioni dolose.
Comitato Spontaneo Comunia Motta S. Giovanni (RC)