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REGGIO. IL BALLOTTAGGIO E LA MIOPIA DA CAMPAGNA ELETTORALE

Per arrivare a governare il territorio si sgomita come non mai, il debito del Comune di Reggio Calabria sembra non fare più molta paura, pur nella sua allarmante cifra a sei zeri. Forse i sommovimenti governativi, in termini relativi a programmazioni di spesa grazie ai fondi speciali per l’emergenza Covid-19, hanno riacceso l’interesse per la poltrona di Sindaco. Come ormai ci hanno abituato le campagne elettorali, si è disposti non solo a promettere mari e monti o a dire tutto e il contrario di tutto, pronti poi a rimangiarselo alla prima occasione, ma si nota una certa disposizione a cadere nel grottesco.

La miopia e le panzane sembrano essere i due capisaldi delle fazioni in lizza per lo scranno da Sindaco. Miopia dalla coalizione di centrodestra e panzane da quella di centrosinistra. Da un lato abbiamo la sciagurata proposta di risolvere l’onerosità del comparto dell’edilizia economica e popolare svendendolo su un mercato immobiliare in flessione. A meno di non avere assi nella manica, tipo un piano per il social housing già pronto, con acquirenti che mordono il freno per arraffare immobili a prezzi di liquidazione, o molto più banalmente richieste di riscatto accumulate in qualche ufficio, è difficile immaginare una motivazione che vada oltre un proclama elettorale scialbo e insensato.

Data l’attuale situazione di profonda e strutturale crisi socio-economica, con una seconda ondata pandemica verosimilmente alle porte, è da irresponsabili dire di voler svendere il patrimonio immobiliare delle case popolari. Con la moratoria sugli sfratti e sui licenziamenti in scadenza c’è da aspettarsi un incremento delle famiglie che piombano sotto la soglia della povertà, ritrovandosi senza casa e senza lavoro. In questo momento di assoluta necessità, il buon senso vorrebbe un piano di ristrutturazione ed efficientamento degli alloggi popolari, per accogliere l’ondata di nuovi poveri.

La vendita degli alloggi popolari fa pagare alle fasce più deboli i debiti generati dall’incapacità gestionale e amministrativa di dirigenti che si sono succeduti nel settore negli scorsi decenni, oltre ad accontentare assegnatari ed eredi, anche quando non ne avrebbero bisogno. E qui veniamo alle panzane del centrosinistra, che sbandiera i suoi “sforzi” per risollevare il settore degli alloggi popolari. Avrebbero finalmente svincolato 11 mln di euro da destinare al settore, peccato che la decisione del 2016, che stornava suddetta cifra per destinarla ad altre opere, sia stata opera della stessa giunta che ora ne rivendica la riacquisizione.

Fu una petizione promossa nel 2018 dall’Osservatorio sul Disagio Abitativo a far pressione sugli organi di governo comunale, affinché quella cifra tornasse nella disponibilità del settore dell’edilizia popolare. E dal 2018 ad oggi la consueta inerzia della macchina amministrativa nulla ha fatto se non lasciare tutto fermo. Ora però che fa un gran comodo agghindarsi da parata e nella fretta ci si appunta anche di medaglie altrui, di guerre mai combattute. Gli alloggi popolari sono un calderone al quale tutti attingono in un modo o nell’altro. Un bacino di preferenze sempre pronto per il migliore offerente. Sempre aperto per alcuni e sempre irraggiungibile per altri.

Tra un approccio miope che se ne infischia dei tempi bui che ci attendono ed uno spararle un tanto al chilo, si consuma la campagna elettorale, giocando sempre e solo sulla pelle di chi versa in condizioni misere. Fintanto che la casa popolare non sarà un diritto per chi ne ha bisogno ma un privilegio per chi non ne ha diritto, assisteremo sempre ad uscite improbe per accaparrarsi qualche voto in più.

Osservatorio sul disagio abitativo (Reggio Calabria)

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