Da una parte abbiamo una sterminata quantità di merci, quanta mai ne è stata prodotta nella storia. Si produce così tanto che il pianeta si sta consumando. Il meccanismo di produzione è sempre più automatizzato seguendo le linee di programmazione e solcando le onde digitali dell’Internet delle cose.
Laddove serve ancora, l’uomo è diventato un’appendice dei robot. Il suo coordinatore è un tablet. Dall’altra parte cresce a dismisura la povertà, l’impossibilità (non voluta) di trovare lavoro e quando si riesce a trovarlo assume spesso la forma di rapporti feudali e schiavistici. Una massa sterminata di poveri ed emarginati dal sistema dominante.
Altrove si studia come distribuire qualche briciola in giro per non fare inceppare l’ingranaggio di un sistema sempre più in crisi. Bastano due mesi di chiusura per mandarlo in coma. Ma ci penseranno le istituzioni a tenerlo ancora in vita riattaccandolo al polmone artificiale delle Banche attraverso copiosi finanziamenti che non arriveranno mai alle masse diseredate.
Domani saranno le stesse Big Company del web (Amazon, Facebook, Google) a riconoscerci un piccolo “reddito universale” da poter spendere per acquistare i loro servizi “gratuiti” così da potergli garantire un accumulo infinito, profilandoci e vendendoci qualche altra paccottiglia.
C’è bisogno di analizzare profondamente la fase che stiamo vivendo per immaginare un nuovo paradigma capace di far cortocircuitare la linea di accumulo capitalistica proprietà/lavoro/produzione/reddito. Tutto il resto rimangono palliativi, toppe di sistema che provano a riformarlo in maniera inconcludente. Allora oggi festeggiamo pure dal lavoro ma domani tutti e tutte a costruire un altro mondo, veramente diverso da quello attuale!