La distruzione sistematica della sanità pubblica ha prodotto, in tutta Italia, gli effetti devastanti che si proponeva: l’asservimento agli interessi della sanità privata e la creazione di grandi bacini clientelari. All’arrivo dell’epidemia, questa situazione ha mostrato le sue conseguenze più drammatiche, anche in un sistema sanitario considerato tra i migliori del paese, come quello lombardo.
Ma quanto accaduto nella ormai famigerata Rsa “Villa Torano”, a pochi chilometri da Cosenza, ha mostrato tutte le fragilità del sistema sanitario calabrese, in preda ai deliri di personaggi senza scrupoli come Claudio Parente, proprietario “di fatto” di una costellazione di cliniche private tra cui Villa Torano nonché capogruppo regionale di Forza Italia e figura rilevante dell’entourage della presidente Jole Santelli.
Nel giro di una settimana, dalla notizia del primo caso positivo al CoVid-19 all’interno della clinica, abbiamo assistito a un incredibile balletto di informazioni e numeri contrastanti, tra tamponi ripetuti e risultati “sottaciuti” per non far esplodere la bomba mediatica. Alla fine di uno spettacolo grottesco, il numero dei casi positivi riscontrati nella clinica è salito a 78 (36 pazienti e 42 nel personale sanitario); il comune di Torano Castello è diventato il maggiore focolaio della provincia e il contagio riconducibile alla clinica si è diffuso ad altri comuni circostanti nella Valle del Crati.
Ad aggravare la vicenda, dalle ricostruzioni dei media locali emergono in particolare alcuni elementi.
1) La questione dei tamponi ripetuti
I primi cento tamponi, effettuati tra lunedì e martedì, sono stati ripetuti su disposizione dell’ASP di Cosenza, insospettita dal numero anomalo di positivi asintomatici, che facevano pensare a possibili errori di procedura. Si è poi scoperto anche che i tamponi erano stati consegnati dalla Protezione Civile direttamente al rappresentante legale di “Villa Torano”, senza passare dall’ASP, per decisione del Direttore Generale del dipartimento sanitario della Regione Calabria, Antonio Belcastro, che ha spiegato l’accaduto (Corriere della Calabria, 19 aprile) come una decisione emergenziale per guadagnare tempo, visto che la consegna dei tamponi è avvenuta il lunedì di Pasquetta.
2) Assenza di prevenzione
Nella stessa dichiarazione, Belcastro afferma che contestualmente ai tamponi sono stati consegnati «i dispositivi di protezione necessari», di cui dunque “Villa Torano” non era provvista, almeno non a sufficienza. Una circostanza molto grave, soprattutto a quasi un mese dai focolai analoghi di Chiaravalle (CZ) e Bocchigliero (CS), che avevano già evidenziato le carenze di guanti e mascherine nelle RSA, strutture preposte a ospitare pazienti anziani e/o non autosufficienti, dunque iper-esposti alle peggiori conseguenze del virus. A nulla sono valse, in proposito, le ripetute denunce dei sindacati, del personale sanitario e dello stesso amministratore della struttura di Chiaravalle (AdnKronos, 7 aprile) sulle condizioni di totale insicurezza in cui si era costretti/e ad operare.
3) Nascondere la polvere sotto il tappeto
Più che affrontare il pericolo sanitario, la direzione della clinica è sembrata concentrarsi sul minimizzare i danni d’immagine e, ovviamente, economici. Una delle pazienti di “Villa Torano” è risultata positiva ai test il 15 aprile, nel comune jonico di Villapiana (CS), dove era rientrata dopo essere stata dimessa dieci giorni prima (Corriere della Calabria, 18 aprile). Altre testimonianze (Iacchité, 17-18 aprile; Montalto Uffugo Online, 18 aprile) accusano la direzione sanitaria di aver tenuto nascosta l’esistenza di casi positivi per almeno una settimana, prima che la notizia si diffondesse, contribuendo dunque ad alimentare l’entità del contagio.
4) “Pasqua e Pasquetta in RSA”
Nel fine settimana è diventato ‘virale’ un video, pubblicato a Pasqua (Youtube – Czinforma, 12 aprile), con le rassicurazioni di Massimo Poggi, socio-prestanome di Parente e titolare ufficiale della clinica (Iacchité, 14 aprile), seguite da immagini di pazienti e personale sanitario impegnati in coreografie imbarazzanti sulle note di una famosa canzone popolare. Lo slogan scelto fa pensare ancora alle testimonianze appena citate, che parlano anche di un regime di visite familiari “non conforme” alle restrizioni, anche in occasione dei giorni festivi.
5) Torano vs. Chiaravalle
Le incongruenze nella gestione dei due maggiori focolai calabresi sono enormi. Nel caso della “Domus Aurea” di Chiaravalle, l’amministratore unico Domenico De Santis ha dichiarato di aver ripetutamente allertato, già dal 22 marzo, tutte le istituzioni locali e nazionali riguardo la gravità del focolaio e l’assenza di dispositivi di protezione, senza ricevere alcuna risposta fattiva fino al 2 aprile quando, ormai privo di personale non contagiato, ha optato per il passo sensazionalistico dell’autodenuncia, ottenendo almeno lo svuotamento e la chiusura della struttura. Nel caso di “Villa Torano” invece, la struttura è ancora aperta, nonostante la contrarietà del sindaco di Torano, Lucio Raimondo, le carenze comunicative e i comportamenti quantomeno irresponsabili che abbiamo menzionato sopra. All’interno della struttura è rimasta la maggior parte di pazienti e personale sanitario e, addirittura, si paventa la possibile “promozione” della struttura a “Rsa-Covid”, cosa che permetterebbe alla clinica di ricevere nuove attrezzature, personale e (soprattutto) di mantenere intatti accreditamenti e finanziamenti pubblici.
La sanità calabrese è una polveriera pronta a esplodere! E la colpa è di chi (da decenni) la amministra secondo gli interessi di chi, letteralmente, specula sulla pelle della gente!
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