di Alessandro GAUDIO*
Che una disgrazia, un’epidemia, una crisi economica o qualsiasi altra cosa che odiamo possa essere provocata dal diretto intervento di un gruppo di potenti è una convinzione più radicata di quel che si crede e va ad alimentare quella paranoia del complotto di cui ha parlato in tante occasioni Popper (ma anche Eco), derubricandola poi in termini di secolarizzazione di una convinzione religiosa.
Benissimo, ma perché le bufale hanno successo? Oltre che per motivi riconducibili alla psichiatria, è perché promettono un sapere negato agli altri che ci libera dal peso di doverci impegnare e confrontare con una verità diversa da quella che abbiamo facilmente decretato essere la nostra. Una credenza, in misura ancora maggiore se condivisa da molte persone con le quali si è in comunicazione sui social network e rafforzata così da questa specie di pregiudizio di conferma, può assumere sembianze di verità, prima ancora di essere confermata. Diventa, cioè, post-verità, parola nella quale il prefisso post- relativizza il concetto di verità, caricandolo di aspetti dettati da emotività e convinzioni personali.
È come se accontentarsi di ciò che già crediamo sia vero o, ma è quasi la medesima cosa, di un’allucinazione, anche di carattere collettivo, sostituisse efficacemente la volontà di risalire all’effettiva ragione dei fatti o la capacità di accettare una semplice coincidenza per quella che è. Perché mettere in crisi le nostre convinzioni, il nostro pensiero politico o religioso o lo stesso pensiero in sé, se possiamo contare su una spiegazione semplice e alla portata della mente di tutti? Si sa, noi mal sopportiamo le crisi esistenziali: preferiamo farci contagiare, senza colpo ferire; figuriamoci quanta voglia abbiamo di imparare per una volta la lezione della storia, magari accettando di avere torto, e di lavorare, quindi, sulla realtà, sulla sua complessità, su una sua nuova misura e sul modo in cui viene quotidianamente descritta, uscendo da queste camere dell’eco costruite intorno a uno stato di emergenza ormai quasi permanente e alle fake news.
Il risparmio di risorse cognitive prodotto da notizie false di fronte alle quali siamo sovraesposti e di cui non sentiamo alcun bisogno di verificare la veridicità si traduce in un generale abbassamento della soglia di attenzione e della nostra disposizione, più o meno naturale, all’impegno e alla vita. Tutto questo assume una gravità ancora maggiore in un momento in cui sono sempre più necessari il coraggio e la capacità di autoeducarsi e di andare al di là della nostra limitatissima percezione.
Torre della Signora, 20 aprile 2020
* R.A.S.P.A. (Rete Autonoma Sibaritide e Pollino per l’Autotutela)