Bastava scendere all’alimentari sotto casa per farne esperienza ma l’Istat ratifica scientificamente che a Marzo è provato l’aumento dei prezzi dei beni alimentari.
Nel complesso l’inflazione, dicono, rallenta vista la tendenza al ribasso dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati, dicono, dei carburanti in particolar modo e dei servizi. Tutto ciò è dovuto certamente alla situazione di emergenza sanitaria che si sta vivendo in Italia e del blocco quasi completo di interi comparti produttivi.
In controtendenza l’accelerazione dei prezzi dei Beni alimentari lavorati, che ha portato ad appesantire il “carrello della spesa” fino all’uno per cento. Solo blocco e normale dinamica dei mercati o anche speculazione della Grande Distribuzione Organizzata (iper e supermercati) che avrebbero approfittato del panico e delle lunghe file dei consumatori per innalzare i prezzi?
“I prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona accelerano da +0,3% di febbraio a +1,0%, mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rallentano da +0,8% a +0,6%, registrando in entrambi i casi una crescita più sostenuta di quella riferita all’intero paniere. L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta del 2,2% su base mensile, per effetto della fine dei saldi invernali dell’abbigliamento e calzature, e dello 0,1% su base annua (da +0,2% del mese precedente), confermando la stima preliminare. L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra un aumento dello 0,1% sia su base mensile che su base annua”.
Nello specifico la frenata dell’inflazione risulta dovuta ai prezzi dei Trasporti (sostanzialmente bloccati), che passano da +1,6% a -0,3%, seguiti ovviamente da quelli dei Servizi ricettivi e di ristorazione, che decelerano da +1,4% a +0,8%, e, in misura minore, ai prezzi delle Comunicazioni che ampliano la loro flessione (da -4,3% a -5,8%).
Come dicevamo a compensare in parte la forbice ci pensa l’accelerazione sia dei prezzi dei Prodotti alimentari e bevande analcoliche (da +0,3% a +1,1%) sia di quelli delle Bevande alcoliche e tabacchi (da +1,1% a +1,9%).
Secondo la Coldiretti l’aumento dei prezzi nei supermercati sarebbe molto maggiore in realtà con aumenti che vanno dal 14% della frutta al 24% degli ortaggi. Ma secondo il popolo della strada l’aumento è evidentemente maggiore.
Prendendo ad esempio i carburanti, in realtà, come si evince da una nota del Codacons:
“Il prezzo della benzina e quello del gasolio è sceso solo di pochi centesimi mentre il prezzo del petrolio è letteralmente crollato. come è possibile?
L’ instabilità dovuta al coronavirus non ha risparmiato nemmeno il petrolio che si è riportato sotto i $20 . Tale crollo non ha influenzato significativamente il prezzo di benzina e gasolio, che si è invece ridotto solo di pochi centesimi. Questo divario, ha attirato l’ attenzione delle associazioni dei consumatori. La causa è in parte da attribuire al costo fisso delle accise e in parte ad un effetto della compartecipazione alle perdite delle grandi compagnie petrolifere, che stanno attuando tagli ai programmi di investimento per il futuro. Prezzo di benzina e gasolio: ribasso di soli 7 centesimi Secondo i dati del Ministero dello Sviluppo Economico il prezzo della benzina è sceso del 5,2% , quello del gasolio di circa il 5,8% : il costo della verde è passato da 1,549 euro al litro (febbraio 2020) a 1,477 euro al litro nell’ ultima settimana (rilevazione del 23 marzo 2020). La differenza è, dunque, di poco più di 7 centesimi. Non cambia molto la situazione guardando il diesel , che nello stesso periodo è passato da 1,443 euro al litro a 1,368 euro al litro, con una differenza di 7,5 centesimi. La domanda è: come è possibile una così enorme discrepanza tra il calo della materia prima e quello dei carburanti?”
La crisi mondiale causata dal coronavirus ha fatto crollare il prezzo del petrolio che da gennaio è calato del 64% che è oramai ai suoi minimi storici. Basta pensare che il 1° aprile il greggio è stato quotato 25,6 dollari al barile, mentre dieci anni superava abbondantemente i 100 dollari e che il minimo negli ultimi anni è stato toccato nel gennaio 2016 con 28,73 dollari al barile.
Il gioco è sempre uguale, aumenta il barile ed aumenta il prezzo dei carburanti alla pompa, diminuisce il barile ma non diminuisce il prezzo dei carburanti alla medesima pompa. Ovviamente questa situazione non può scaricarsi che sulle fasce più deboli della società, sui disoccupati, sui percettori di reddito di cittadinanza, su coloro che sono bloccati e non possono lavorare normalmente a causa del corona virus ma che non possono fare a meno di mangiare e di fare benzina, non fosse altro che per andare a fare la spesa.
Malanova vostra!