Anche la pasquetta è passata con le immagini tristi di chi festeggiava con un griglia piantata sul balcone. Siamo tutti giustamente bloccati in casa, immobili, ma nello stesso frangente il capitale circola in maniera vertiginosa e si appresta a concludere nuovi affari, nel mentre e nel dopo crisi.
Abbiamo forse e finalmente (non crediamo definitivamente!) capito che l’attuale crisi del sistema sanitario pubblico nell’affrontare l’immane lotta con la pandemia, è dovuta ai tagli subiti dal settore negli ultimi due decenni e, all’opposto, le copiose risorse incanalate verso il “privato”; Il grande assente da questa guerra.
Oggi gli stessi privati hanno visto uno spiraglio per poter continuare ad incamerare moneta anche (o soprattutto) sfruttando il momento complicato e le sofferenze sociali. Tutto è in grado di far aumentare il PIL. Non fanno più notizia, come nei primissimi giorni dell’emergenza, le aziende che si riposizionano sul mercato. Tutti hanno imparato a cucire le mascherine, dai piccoli sarti alle maison dell’alta moda. Paradigmatica la mascherina FENDI venduta a 190 € e pensata per il mercato asiatico ma che è terminata in poco tempo quando la pandemia si è accorta della nostra parte del mondo.
Non si contano le industrie che si stanno riconvertendo per la produzione di ventilatori polmonari per dare una “mano” all’unica azienda fino a poco tempo fa presente in Italia.
Ma quello che fa accapponare la pelle sono le varie mega industrie private del farmaco, che in tutto il mondo hanno dato vita ad una corsa alla ricerca del vaccino solo ed esclusivamente per brevettarlo e fare milioni sulla sua commercializzazione, quando buona parte della comunità scientifica sottolinea l’estrema mutabilità del virus, ergo l’inutilità di un vaccino. In un sistema razionale ed umano si coopererebbe per arrivare prima e tutti insieme, nel trovare terapie e rimedi efficaci e solo ed esclusivamente per salvare delle vite. Invece no, anche in questo frangente si compete.
C’è, ad esempio, il Fondo CS (Lux) che è entrato nella statunitense Moderna che è tra le prime aziende che hanno iniziato i test sull’uomo per la scoperta di un possibile vaccino. La notizia ha fatto scattare altri privati come l’italiana Advent-Irbm di Pomezia che insieme allo Jenner Institute della Oxford University ha annunciato che a fine aprile inizieranno i test accelerati sull’uomo del suo vaccino. Tutto ciò, diciamo noi che siamo cattivi e maliziosi, non tanto per arrivare prima alla guarigione di migliaia di persone ma per accaparrarsi il brevetto e stipulare il prima possibile contratti con i principali Stati interessati dalla pandemia, sempre ammesso che il vaccino abbia una qualche validità anche per le probabili mutazioni future del virus. A farne le spese sono le procedure scientifiche consolidate che prevedono tempi rigidissimi e relativamente lunghi per il passaggio alla sperimentazione dei farmaci e dei vaccini sull’uomo. Il che vuol dire che potrebbe essere messo in commercio qualcosa di cui non si hanno ben chiari gli eventuali effetti collaterali. Ciò andrebbe a gonfiare le fila di coloro i quali si oppongono senza se e senza ma a qualsiasi tipo di vaccinazione.
Sugli scudi anche l’azienda biotech Kedrion che invece sperimenta una ricetta già utilizzata in Cina. Quella di elaborare il plasma di coloro i quali sono guariti per infonderlo nei malati visto l’alto tasso di anticorpi in esso contenuti. Il bello (o il brutto) è che l’azienda è del gruppo Marcucci, una famiglia toscana che ha dato i natali ad Andrea, capogruppo del PD al Senato. “In attesa dell’avvio della produzione industriale sono molto positivi i risultati registrati dalla somministrazione di plasma iperimmune da convalescente a pazienti con COVID-19 in condizioni critiche effettuato da alcuni centri in Lombardia. In questi casi Kedrion Biopharma ha fornito e installato a tempo di record dispositivi capaci di trattare il plasma da soggetti COVID-19 convalescenti, inattivandolo viralmente in modo da poterlo infondere in sicurezza in pazienti in condizioni critiche.” (dal sito del gruppo)
Secondo il rapporto diffuso dall’Organizzazione Mondiale della Salute l’11 Aprile, sono 70 le aziende che stanno sperimentando un vaccino. Tre solamente sono passati alla sperimentazione clinica sull’uomo. Inutile dire che arrivare al vaccino darà alla nazione brevettante anche il vantaggio “geopolitico” di un’utilizzazione precoce visto la scarsità di prodotto che sarà immediatamente disponibile nei mesi successivi, ed iniziare prima a vaccinarsi significherebbe, forse, ritornare prima alla normalità soprattutto quella economico/produttiva. Anche qui, competizione spietata. Stati Uniti in testa seguiti da Cina, Italia e Israele.
Purtroppo la lezione dell’assoluta vulnerabilità ai virus non è servita a nulla. Il capitalismo ha le sue regole competitive che rimangono valide soprattutto in questi momenti di shock. Chi attendeva una svolta socialista della vicenda forse dovrà attendere ancora. Passato il brevetto, passata la festa, cioè la solidarietà globale. Si ritornerà ancora una volta alla “normalità”, sfruttando, tagliando foreste, commercializzando molecole, rilasciando fumi in atmosfera…fino alla prossima pandemia!
Redazione Malanova