di Alessandro GAUDIO*
La scienza sa da tempo, sicuramente da più di vent’anni, che periodicamente nel mondo i virus, risultando sconosciuti al sistema immunitario, possono arrivare a fare danni enormi. I Paesi asiatici − dopo alcune difficoltà iniziali e nonostante una certa vulgata complottista − hanno tenuto conto dell’avviso della scienza. In Italia, ma in tutto l’Occidente, oltre ad aver probabilmente sottovalutato il problema, non ci siamo dotati di alcun piano per far fronte all’allarme che arrivava dalla scienza, prima, e dall’esperienza di Cina, Giappone e Corea, successivamente. Al di là dell’endemica resistenza della nostra politica ad approntare piani e alla disposizione, altrettanto radicata, a piegare la scienza al profitto, a detta di tutti, si è fatto pochissimo per proteggere ospedali e operatori sanitari. Poche ore fa, in un’intervista apparsa su «Business Insider Italia», lo ha ribadito Ernesto Burgio, pediatra, esperto di epigenetica e biologia molecolare, nonché presidente del comitato scientifico della Società Italiana di Medicina Ambientale e membro del consiglio scientifico dell’European Cancer and Environment Research Institute di Bruxelles.
Proprio in questi giorni, molti esponenti politici (appartenenti a tutto l’arco parlamentare) hanno pensato di ovviare alla nostra deficienza nel far fronte per tempo all’emergenza caldeggiando, mediante il ricorso a più di un subdolo emendamento, la modifica del disegno di legge n. 18 del 17 marzo scorso (il famoso decreto Cura Italia) e l’introduzione di fatto di un vergognoso scudo civile, penale ed erariale per chi guida le strutture sanitarie pubbliche e private. Lo scudo, giustificato per i medici che hanno operato in condizioni drammatiche proprio per l’assenza di un piano d’emergenza, avrebbe esteso la tutela anche ai vertici amministrativi e addirittura a quelli politici e di governo, ledendo così i diritti di tantissimi operatori sanitari e dei familiari di coloro che, in corsia, hanno perso la vita: al momento più di 100 medici sono morti e non disponiamo di dati certi sugli oltre 12 mila infermieri, paramedici e operatori sanitari contagiati.
Gli emendamenti, anche in seguito alle pressioni piovute da più parti e all’intervento del Consiglio Nazionale Forense che è l’organo di rappresentanza istituzionale dell’avvocatura italiana, sono stati poi ritirati. Tuttavia, colpisce la duplicità di uno Stato che, da un lato, continua a eleggere i propri eroi tra i membri del personale sanitario, strumentalizzando il loro impegno a ogni pie’ sospinto, dall’altro, si disinteressa totalmente dell’assistenza igienica, sanitaria e, infine, legale dei suoi “amati” eroi.
Pare che adesso la questione sia passata al vaglio di alcuni esperti individuati da quelle stesse forze politiche che avevano presentato gli emendamenti incriminati: insieme ai vertici dei ministeri competenti e a quelli delle regioni hanno istituito un tavolo e valuteranno il da farsi. Insomma, non c’è da stare tranquilli.
Torre della Signora, 10 aprile 2020
*R.A.S.P.A. (Rete Autonoma Sibaritide e Pollino per l’Autotutela)