di Alessandro GAUDIO*
Per quanto terribile immaginiamo sia l’ora della morte, una fine collettiva, prodotta dall’aver abusato delle nostre forze e di quelle del pianeta in cui viviamo, potrebbe tramutarsi quasi in una festa. Piero Chiara, indimenticato scrittore di Luino, in Lombardia, in un bellissimo racconto intitolato Fine a mezzanotte e pubblicato negli anni Sessanta, trovava nell’egoismo dell’uomo la motivazione di un assioma provato, ad esempio, alla fine di ogni secolo, negli anni bisestili o nelle altre occasioni in cui, come in questi giorni, si è affacciata tra gli uomini l’idea di una possibile fine del mondo. Visto che, con ogni evidenza, è più facile a sopportarsi, diciamolo dai, ce ne impensieriamo, ma soltanto fino a un certo punto. Sarà per questo che da un po’ di giorni, a mano a mano che la paura del coronavirus ha cominciato a insinuarsi anche nell’animo dei più scettici, ci sorprendiamo a cantare alle finestre delle abitazioni in cui siamo forzatamente rinchiusi, a disegnare coloratissimi arcobaleni o magari a riempirci la pancia compulsivamente e oltre ogni limite ragionevole.
Eppure nessuno può dire come sarà la fine e, anzi, molto probabilmente non ci sarà alcuna fine. Se proprio dovrà essere − ci dicono i medici − saremo certamente assorti e paralizzati dall’imminenza dell’ignoto, ma sorprendentemente lucidi; senza aria, ma consapevoli fino alla fine di ciò che ci sta uccidendo. Forse, in un ultimo umanissimo afflato, non chiuderemmo neanche gli occhi nel vano tentativo di vincere quell’isolamento cui il male ci avrà costretti, quello spaesamento che stiamo vivendo sin da ora nelle nostre stesse case, tra i nostri cari.
Ma no, tra qualche settimana saremo salvi ma, col nuovo giorno, torneremo a guardarci, sì, ma ancora più torvi, ognuno ancor più preso dai propri crucci e dalle proprie privatissime sofferenze; ciascuno di nuovo convinto del fatto che la vita sia cosa che vada risolta singolarmente, di giorno in giorno. E che anche la morte lo sia, quando sarà, forse mai.
Torre della Signora, 13 marzo 2020
* R.A.S.P.A. (Rete Autonoma Sibaritide e Pollino per l’Autotutela)