E’ stata pubblicata la prima edizione del Rapporto sul Danno Ambientale in Italia che prende in esame agli ultimi due anni.
“Infatti, il 2017 ha rappresentato un vero e proprio anno di ripartenza per tutte le attività di valutazione del danno ambientale, se si considera che la legge 132 del 2016 (entrata in vigore a partire dal 2017) ha istituito il Sistema Nazionale a rete per la Protezione dell’Ambiente – SNPA, sistema a rete in cui operano in modo coordinato l’ISPRA e le Agenzie per la protezione dell’ambiente e al quale è stato conferito il compito di supportare sul piano tecnico l’autorità competente nelle azioni di danno ambientale”.
Nel biennio 2017/2018 il sistema ISPRA/SNPA ha ricevuto oltre 200 incarichi di valutazione del danno ambientale
Nel rapporto, a tal riguardo, vengono evidenziate le difficoltà dell’intervento reale e risolutivo del danno ambientale, una volta accertato, dovute alla procedura connessa all’attivazione diretta della pubblica amministrazione che non ha, per altro, una regolamentazione di dettaglio delle fasi procedurali. Difficile risulta, per i redattori del rapporto, anche la gestione delle interazioni esistenti con la parallela e non organica procedura di bonifica.
Interessante è la descrizione del percorso che conduce all’individuazione e risoluzione di un danno ambientale.
“Il Ministero dell’ambiente, individuato per legge come unico titolare dell’azione di danno ambientale, riceve una serie di “incipit” per l’avvio di un’istruttoria finalizzata alla verifica della sussistenza di un danno o di una minaccia di danno in sede giudiziaria o per via amministrativa. Gli “incipit” possono essere:
· in ambito giudiziario, la notifica di procedimenti penali in cui il Ministero è persona offesa e può pertanto costituirsi parte civile o la comunicazione di situazioni di contenzioso in cui il Ministero può invece avviare una causa civile;
· in ambito extragiudiziario, le “richieste di intervento statale” attivate da soggetti pubblici o privati, le comunicazioni degli operatori che azionano in modo volontario le procedure amministrative di danno, nonché tutte le notizie, di varia origine, che inducono il Ministero ad avviare, di propria iniziativa, le procedure. Il Ministero, sia nel caso in cui intenda avviare l’azione giudiziaria, sia nel caso in cui intenda avviare la procedura amministrativa, richiede il supporto tecnico del sistema ISPRA/SNPA per la valutazione del danno e della minaccia di danno e per l’individuazione delle misure di riparazione del danno e di prevenzione della minaccia di danno.”
Nel corso degli anni 2017 e 2018, dicevamo, sono pervenuti all’ISPRA 240 incarichi ministeriali sulla base dei quali sono stati accertati molti casi di danno ambientale o minaccia di danno ambientale.
Il report prende in analisi 30 casi nazionali in cui si sono accertati danni ambientali e/o di minacce di danni ambientali tra il 2017 e il 2018 che, però, non esauriscono i casi presenti sul territorio nazionale.
Una scheda è riservata alla Calabria e riguarda il caso della ex Legnochimica:
Il caso della ex Legnochimica viene qualificato come “Minaccia di danno ambientale” che il glossario dello stesso report così definisce:
“il rischio sufficientemente probabile che stia per verificarsi uno specifico danno ambientale (articolo 302, comma 7, del Dlgs 152/2006)”.
Cosa diversa dal “Danno ambientale” che viene definito come “qualsiasi deterioramento significativo e misurabile, diretto o indiretto, di una risorsa naturale o di una utilità assicurata da quest’ultima (articolo 300, comma 1, del Dlgs 152/2006)”.
Anche questo report dell’ISPRA, dunque, non ci permette di fare passi avanti, non ci dice nulla sull’effettivo inquinamento dell’area affermando solo che è “sufficientemente probabile”. Alla fine si rimane al livello delle notizie che da tempo si hanno su ciò che si presume possa essere stato sversato nelle vasche dell’impianto industriale ma che non si riesce ancora a misurare in maniera diretta nonostante le analisi che in diversi tempi sono state effettuate sul sito e che hanno dimostrato diverse forme di inquinamento.
Andando avanti, il report ci informa anche di un’attività istruttoria per un caso extragiudiziaro, sempre a Cosenza, finalizzata all’accertamento del danno ambientale e/o della minaccia di danno ambientale.
L’istruttoria è partita, in questo caso, su segnalazione dei Carabinieri Forestali riguardante l’abbattimento di specie (vegetali/animali) e prelievo di risorsa naturale. L’attività svolta in ambito SNPA si è limitata allo scambio di dati e non ha previsto sopralluoghi o approfondimenti.
Alla fine, al contrario dei titoloni apparsi su varie testate giornalistiche locali, cartacee e digitali, siamo fermi al palo rispetto all’annosa questione dell’ex Legnochimica. Nulla di nuovo emerge spulciando le pagine del report 2019.
Inoltre fa riflettere il fatto che lo studio prende in esame situazioni passate e già note, mentre nulla dice sulle attuali e altamente probabili “Minacce di danno ambientale” legate ad attività industriali a tutt’oggi funzionanti e ricadenti nella stessa area.
Prevenire sarebbe sempre meglio che curare!
Coordinamento Territoriale #DecidiamoNOI