In occasione dell’ ottava giornata nazionale “Sfratti Zero” promossa da Unione Inquilini, le associazioni ed i movimenti dell’Osservatorio sul disagio abitativo, insieme a famiglie e singoli cittadini, oggi sono in Piazza Italia per rivendicare il diritto alla casa per le famiglie a basso reddito e prive di un alloggio adeguato.
La vendita degli alloggi popolari, annunciata dal sindaco Falcomatà, presso gli alloggi popolari di via Niceforo e San Brunello, evidenzia in modo netto le contraddizioni della politica abitativa di questa Amministrazione.
In cinque anni l’Amministrazione non ha effettuato le azioni necessarie per affrontare il dramma del disagio abitativo. L’ annuncio della vendita degli alloggi, in prossimità delle elezioni amministrative, non può che apparire come una strategia per riscuotere consensi. Contrariamente a quanto viene dichiarato dal Comune, la vendita non ha alcun ritorno sul settore degli alloggi in quanto i ricavi non vengono realmente investiti nell’edilizia residenziale pubblica, nemmeno per la manutenzione, ma servono a tamponare il “buco” di bilancio. Con la vendita degli alloggi popolari, il vantaggio sarà per gli assegnatari che avranno le possibilità economiche di acquistare l’alloggio (nel quale si presume abitino) ad un prezzo molto agevolato rispetto a quello di mercato. Si tratta in poche parole di una vera operazione di “svendita”. Gli assegnatari, qualora non avessero la possibilità di acquistare l’alloggio, continuerebbero comunque ad abitarlo, avendone l’uso finché sussitono i requisiti previsti dalla legge.
A pagare quindi a caro prezzo il piano di “svendita” degli alloggi sono, invece, le famiglie povere senza una casa, quelle di oggi e quelle di domani. La progressiva riduzione del patrimonio erp, operata da questo piano di vendita e da quelli precedenti, equivale alla costante riduzione fino all’annullamento del diritto fondamentale all’alloggio.
L’Amministrazione comunale, fino ad ora, non ha dimostrato determinazione e interesse verso le famiglie che hanno diritto all’assegnazione di un alloggio.
In cinque anni le famiglie vincitrici del bando comunale 2005, qualche centinaio, sono state ignorate. Difatti, solo le prime otto della graduatoria hanno avuto l’assegnazione di un alloggio. Lo stesso atteggiamento è stato applicato per le famiglie in emergenza abitativa e per quelle che da anni chiedono un cambio alloggio.
Il percorso del finanziamento di 11 milioni del Decreto Reggio, destinato all’acquisto di alloggi popolari, è stato attivato da una petizione popolare, in seguito allo storno del 2016. Ma si è fermato perché la delibera di Consiglio comunale dello scorso 30 settembre, per il ripristino del finanziamento, non è stata pubblicata, in quanto da 18 giorni l’ufficio consiglio attende dal dirigente ai LLPP, D. Beatino, il documento della mozione presentata dal consigliere Marino.
Mentre l’Amministrazione comunale, in piena campagna elettorale, si sta adoperando per sviluppare un piano di “svendita” degli alloggi, negi ultimi cinque anni non ha realizzato un piano strutturale delle verifiche che servirebbe per assegnare alloggi alle famiglie che ne hanno bisogno, reperendoli dallo stesso patrimonio con l’applicazione del turn-over .
Le poche verifiche effettuate, in seguito alle sollecitazioni dell’Osservatorio sul disagio abitativo, hanno portato ad individuare, ormai da 5 mesi, oltre 20 assegnatari che sembra abbiano acquistato un alloggio di proprietà. Ma tutto è fermo. Questi alloggi popolari continuano ad essere nella disponibilità di persone che hanno da tempo una seconda casa di proprietà, mentre tante altre famiglie non hanno nemmeno una casa, nonostante abbiano vinto un bando pubblico per ottenerla.
Da quanto letto sulla stampa, l’Amministrazione intende garantire la manutenzione negli alloggi messi in vendita, mentre negli alloggi da assegnare ed in quelli già assegnati, la manutenzione non è stata mai garantita adeguatamente.
Il personale del settore alloggi popolari, in seguito ai pensionamenti degli ultimi mesi, si è ridotto drasticamente a tre funzionari. Questa è diventata la motivazione dell’Amministrazione per giustificare le gravi inefficienze sulle assegnazioni degli alloggi, che, per la verità, esistevano già nel periodo precedente ai pensionamenti. Per le azioni di assegnazione, l’Amministrazione sostiene che non è possibile trasferire personale da altri settori, ma per favorire le “svendite” degli alloggi il personale si trova al punto da prevedere un ufficio mobile che opererà con il “porta a porta”.
Sarebbe opportuno invece che l’Amministrazione comunale rinunci al piano di vendita e si applichi con la stessa dedizione e sensibilità a garantire l’assegnazione degli alloggi alle famiglie in condizioni di effettivo bisogno, attraverso le verifiche, l’acquisto di nuovi alloggi e le attività di manutenzione.
Reggio Calabria – Osservatorio sul disagio abitativo