Un’assemblea straniante quella dell’ATO rifiuti dei Comuni della Provincia di Cosenza. Un solo concetto ha legato i due momenti dell’assise: emergenza. Una nutrita partecipazione di sindaci rispetto alle assemblee precedenti (era rappresentato oltre il 70% della popolazione) che fa capire l’importanza della discussione. In effetti, dopo la lunga prima parte quando il dirigente del Comune di Rende Azzato chiedeva conto dei bonifici effettuati a saldo del primo semestre della raccolta rifiuti, di decisioni ne sono state prese poche, tutto già scritto: COMMISSARIAMENTO.
La prima “pratica” da liquidare è stata quella del raggiungimento del pagamento di una media del 70% del servizio di raccolta dei rifiuti del primo semestre 2019 da parte di tutti i Comuni aderenti all’ATO. Questo perché la Regione in compagnia dei gestori privati degli impianti ha deciso che nessuno potrà conferire se non avrà saldato le spettanze. Questo potrebbe creare a breve, viste le difficoltà di tanti Comuni piccoli e grandi, un grosso problema sociale e sanitario per l’accumulo dei rifiuti sulle strade. Questa situazione rimette al centro del discorso il ruolo dei privati (presenti alla riunione dei sindaci, sic!), che, in combutta con la politica, da 20 anni a questa parte creano artatamente l’emergenza, l’allarme, per poter incrementare a dismisura i loro profitti nella gestione emergenziale.
La seconda “pratica” da evadere era quella relativa alla localizzazione dell’ecodistretto dell’ATO e delle discariche di servizio. Una pratica ostica visto che, dopo la rinuncia di Morano a causa delle forti proteste della popolazione, nessun altro comune si è candidato ad ospitare gli impianti. Molti gli interventi ma dalla maggior parte traspariva una sorta di tranquilla accettazione del ricorso al Commissariamento che avrebbe risolto magicamente la questione. La politica rinuncia ancora una volta a decidere a vantaggio di un Commissario e di alcuni tecnici che decideranno insindacabilmente dove far sorgere l’impiantistica nel nord della Calabria.
Netta la posizione del presidente dell’ATO Manna: “Visto l’insuccesso delle assemblee mi troverò concorde e sosterrò qualsiasi decisione sarà presa dal Commissario”.
Anche nel caso la scelta cada su Rende? Domandiamo!
Da più parti trapela l’idea “innovativa” dell’inceneritore disconoscendo di fatto che già quello di Gioia Tauro è sotto utilizzato e che comunque ad ogni inceneritore serve una discarica di servizio per le ceneri che rappresentano un rifiuto speciale altamente inquinante. Oltretutto l’inceneritore cozza con la scelta della raccolta differenziata bruciando solo rifiuti sostanzialmente riciclabili e non l’indifferenziato tal quale. Più di uno studio ha dimostrato che laddove funziona bene la differenziata gli inceneritori sono andati in sofferenza dovendo importare il rifiuto da altre parti. Inoltre l’incenerimento non è soltanto diseconomico e fuori dalla logica dei “rifiuti zero” ma è anche una pratica aggressiva per la salute delle comunità per i territori e più in generale per le economie di prossimità.
È qui passiamo alle dolenti note.
Tutti i sindaci sono intervenuti sul come risolvere l’emergenza. Nessuno si è chiesto come risolvere il problema definitivamente nel lungo periodo. Nessuna programmazione. Questo porterà all’adozione di misure di somma urgenza (con tutto il corollario che conosciamo), l’apertura di nuove buche dove occultare i rifiuti che saranno riempite nel giro di qualche anno rigettando il sistema in un nuovo stato emergenziale.
Purtroppo non abbiamo sentito nessun programma lungimirante da affiancare alla risoluzione dell’emergenza e questo purtroppo è diventato il percorso abituale della gestione del sistema rifiuti.
Emergenza – Commissariamento – Tampone – Disinteresse della politica – Nuova Emergenza.
Coord. Teritoriale #DecidiamoNOI