Lo scorso 2 ottobre è scaduto il termine di presentazione delle Osservazioni da parte del pubblico nell’ambito della procedura di Valutazione Ambientale Strategica della Proposta italiana di Piano Nazionale Integrato Energia Clima (PNIEC).
Così come previsto dal regolamento di Governance dell’Unione Europea, il PNIEC è il documento politico-programmatico con cui anche il Governo italiano deve identificare le politiche e le misure da mettere in campo per il raggiungimento degli obiettivi europei al 2030 definiti nel pacchetto “Energia Pulita”.
A fronte della crisi già in atto e della particolare vulnerabilità del nostro territorio, così come del colpevole enorme ritardo della politica italiana nell’affrontare la questione climatica in maniera decisa e sistemica, il Piano avrebbe dovuto rappresentare un documento programmatico di reale svolta e ispirato alle più recenti raccomandazioni della comunità scientifica in tema di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici
Il 2 ottobre scorso, per l’appunto, con un corposo documento indirizzato al Ministero dell’Ambiente, ben 86 tra associazioni, movimenti e comitati, tra cui anche ISDE, A Sud Onlus, Coordinamento Nazionale No Triv, Movimento No Tap, e tanti altri, hanno espresso la loro posizione di netta contrarietà alla proposta di PNIEC dello Stato italiano. Il documento, il cui testo è liberamente consultabile sul sito istituzionale del Ministero dell’Ambiente, è frutto del lavoro di un gruppo di giuristi, tra i quali il costituzionalista Michele Carducci, coordinati nella Rete “Legalità per il clima: rete di informazione, formazione e difesa climatica e analisi ecologica del diritto”.
La posizione espressa dalle 86 associazioni è netta: a dispetto della denominazione, il PNIEC tutto è fuorché un Piano; non è un Piano per il Clima; non integra l’aspetto climatico con quello energetico; viola il diritto al clima ed e illegittimo oltre che debole nei contenuti. È il frutto del tentativo mal riuscito di rendere socialmente accettabili e di ammantare di “verde” gran parte delle scelte fossili, incentrate sul gas per la gestione della transizione energetica, già contenute nella Strategia Energetica Nazionale 2017.
A
conclusione delle 34 pagine del documento, associazioni, comitati e movimenti
chiedono un drastico cambio di rotta nelle policy governative ai fini del
miglioramento della tutela dell’ambiente presente e futuro, e che il PNIEC
dichiari l’emergenza climatica a tutela del diritto umano al clima sicuro.
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I rilievi mossi dalle 86 associazioni concernono soprattutto gli aspetti programmatici, progettuali, ambientali e metodologici del PNIEC.
Nella proposta italiana di Piano risulta assente l’approccio ecosistemico e questo svuota di contenuto il Piano e ne determina l’illegittimità.
“Il
PNIEC è stato pubblicamente presentato come conforme alle indicazioni della
Unione europea – scrivono Associazioni e Comitati-. Tale conformità,
però, è risultata solo di carattere redazionale, e neppure del tutto, come si
evince dalle Raccomandazioni della Commissione europea del 18 giugno
2019″. E ancora: “Senza approccio ecosistemico, qualsiasi V.A.S.
diventa giuridicamente illegittima per violazione di legge ed eccesso di
potere. Senza approccio ecosistemico, il PNIEC resta un mero piano energetico,
non un piano per l’energia e il clima, perché di clima in esso non si parla proprio
se non come variabile dipendente dagli interessi economici energetici e non
viceversa, come se la emergenza climatica non esistesse, pianificando il futuro
in modo neutrale e lineare senza alcuna considerazione delle concatenazioni
causali connesse alla situazione di “emergenza climatica” in corso.“.
Il PNIEC italiano ignora le fonti di lotta ai cambiamenti climatici ed elude
il grave problema vulnerabilità climatica dell’Italia: “Il PNIEC ignora
tutte le implicazioni dell’Accordo di Parigi, con i suoi obblighi di mezzi e di
risultato … i Report dell’IPCC e dell’UNEP, con le loro finestre temporali e
le loro linee di policy, pur approvate dall’Italia … le fonti informative e i
dati sia del SNPA che dell’Agenzia europea dell’ambiente … i 17 SDGs 2030
dell’ONU … i Report di OMS, FAO, ISS, ENEA e altre Istituzioni che
definiscono il quadro ecosistemico di vulnerabilità climatica del contesto
italiano, i determinanti della salute coinvolti dal situazione di emergenza
climatica, il consumo di suolo ecc.“.
Il PNIEC non è un piano bensì l’elenco dei desiderata del “partito fossile del gas“: “Il PNIEC non si presenta come un Piano -rincarano la dose i Movimenti- bensì come una fotografia dell’esistente, con accessi sulle sue possibili evoluzioni future. Come da questa fotografia si possa far derivare la valutazione delle ricadute su occupazione, competenze e distribuzione del reddito, resta un mistero“.
Non considera la responsabilità dello Stato nell’adempimento dei propri doveri di protezione e di miglioramento ambientale anche futuro, per la tutela del diritto umano al clima sicuro, dei diritti fondamentali alla informazione ambientale e del diritto alla scienza.
Non prende
minimamente in considerazione gli esiti della chiusura della indagini penali su
TAP per violazione del diritto ambientale europeo sugli impatti cumulativi
interni ed esterni, diretti e indiretti dell’opera.
Al termine delle 34 pagine del documento, associazioni, comitati e movimenti
chiedono un drastico cambio di rotta nelle policy governative ai fini del
miglioramento della tutela dell’ambiente presente e futuro, e che il PNIEC
dichiari l’emergenza climatica a tutela del diritto umano al clima sicuro.
RETE LEGALITÀ PER IL CLIMA: RETE DI INFORMAZIONE, FORMAZIONE E DIFESA CLIMATICA E ANALISI ECOLOGICA DEL DIRITTO