La legge 12 dell’11 febbraio 2019 prevede che, “al fine di individuare un quadro definito di riferimento delle aree ove è consentito lo svolgimento delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi sul territorio nazionale“, entro 18 messi dall’entrata in vigore della legge debba essere approvato il PiTESAI (Piano per la transizione energetica sostenibile delle aree idonee).
Per quanto concerne la parte del PiTESAI che interessa la terra ferma, è previsto un passaggio in Conferenza Unificata dove si confronteranno Stato, Regioni ed Autonomie Locali per raggiungere un’Intesa.
Dalla data di entrata in vigore sono già trascorsi ben sei mesi senza che dal Ministero dello Sviluppo Economico trapelasse una virgola.
Dopo mesi di imbarazzante silenzio, rispondendo alla Camera ad un’interrogazione parlamentare, per bocca del Vice Ministro Galli il Governo ha reso noto che una prima bozza del Piano verrà resa nota il prossimo ottobre, quando alla fatidica scadenza dei 18 mesi ne mancheranno appena 9.
Il Vice Ministro ha dichiarato che “Attualmente sono all’opera un tavolo politico Mise-Minambiente, coordinato dai sottosegretari con delega nella specifica materia oggetto della norma; un tavolo tecnico tra Mise, Minambiente, Ispra, Conferenza delle Regioni ed enti collegati al Mise, in grado di fornire specifici contributi tecnici, a cui si aggiungono 7 gruppi di lavoro tecnici, a ognuno dei quali è stata affidata l’elaborazione di specifici contenuti (dati; quadro conoscitivo; impatti ambientali a mare e a terra; impatti socioeconomici; piano di dismissione; Vas …”.
Gli incontri sono iniziati il 5 maggio 2019 e hanno avuto una cadenza settimanale. “Allo stato, tuttavia, -ha aggiunto il Vice Ministro- si è ancora in attesa della designazione dei rappresentati delle Regioni. Quanto ai gruppi di lavoro ristretti, questi ultimi hanno iniziato ad elaborare i contenuti di propria competenza”.
Morale della favola: al di fuori di qualsiasi garanzia di trasparenza che solo una disciplina puntuale del procedimento di approvazione del Piano sarebbe stata in grado di assicurare , il Mise ha perso tempo prezioso e non ha previsto il coinvolgimento di una rappresentanza dei Comuni nel processo di redazione del PiTESAI.
Eppure, chi meglio degli enti di prossimità è in gradi di conoscere e rappresentare le realtà dei territori e gli impatti socioeconomici che le attività legate a gas e petrolio avrebbero sulle comunità e sulle economie locali? Per il Mise, evidentemente, questo aspetto è irrilevante.
Ecco perché nei giorni scorsi l’Associazione “Comuni Virtuosi”, che rappresenta circa 120 Comuni, tra cui Bergamo e Parma, ha chiesto al Governo un incontro urgente per discutere della partecipazione dei Comuni al processo di predisposizione e definizione del PiTESAI.
Coordinamento Nazionale No Triv