Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati
Audizione del Dirigente generale del dipartimento Presidenza della regione Calabria, Domenico Maria Pallaria.
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca, nell’ambito dell’approfondimento che la Commissione sta svolgendo sulla regione Calabria, con particolare riferimento al tema delle acque reflue, l’audizione del dirigente generale del dipartimento presidenza della regione Calabria, il dottor Domenico Maria Pallaria, che è accompagnato dal dottor Giovanni Stenta.
DOMENICO MARIA PALLARIA, Dirigente generale del dipartimento Presidenza della regione Calabria.
Lei sa benissimo che la competenza in merito alla pianificazione degli interventi è delle autorità d’ambito, laddove esistenti. Mi riferisco alle autorità d’ambito di cui all’originaria legge, la cosiddetta «legge Galli», del decreto n. 152 del 2006.
In Calabria non esiste un’autorità d’ambito pienamente operativa, per cui ho portato il settore idrico, che faceva capo al dipartimento lavori pubblici, in presidenza, che praticamente supplisce a questa carenza, quindi pianifica gli interventi nel settore della depurazione.
Ovviamente qualsiasi attività pianificatrice presuppone che ci sia una programmazione a monte di primo livello e un censimento delle situazioni degli impianti di depurazione. Qual è la programmazione di primo livello? La programmazione di primo livello sarebbe il piano di tutela, perché io posso programmare in un ambito territoriale ottimale, però dal piano di tutela scaturisce, in base alle indicazioni sui corpi idrici e sui corpi marini, qual è la priorità, ovvero se un fiume della Calabria, per esempio il Crati, è prioritario rispetto a un altro fiume, il Savuto, che portano entrambi al mare.
Giustamente noi eravamo obbligati a svolgere questa pianificazione e ci siamo basati sugli agglomerati che erano in infrazione, quindi abbiamo studiato i singoli agglomerati in infrazione, ovviamente partendo da zero, perché in Calabria, come ben sapete e come effettivamente è emerso dalle audizioni che avete svolto, il settore della depurazione in modo particolare è stato appannaggio di un commissariamento dal 1999 al 2012.
Dal 1999 al 2012 sono stati spesi oltre 900 milioni di euro, quasi un miliardo di euro, per arrivare a delle situazioni veramente inverosimili. Io ho sentito – ma abbiamo potuto circostanziare queste cose e abbiamo potuto constatarle di persona – che ci sono degli impianti che praticamente esistono solo sulla carta. Vi sono alcuni impianti che risultano realizzati e collaudati senza che arrivi un filo d’acqua oppure in cui non c’è l’energia elettrica
Nel 2015 siamo partiti con una task force apposita per costruirci una tabella di tutti i depuratori.
Ovviamente è una tabella che ha riguardato oltre 250 comuni su 409, per vedere quali sono le problematiche attinenti a ogni depuratore e a ogni complesso fognario e, quindi, pianificare e individuare gli interventi da farsi. Così abbiamo fatto, costruendoci noi una mappatura degli impianti.
PRESIDENTE. Noi vogliamo sapere cosa ha ereditato, visto che la situazione è drammatica, e cosa ha fatto o non ha fatto.
DOMENICO MARIA PALLARIA, Dirigente generale del dipartimento
Presidenza della regione Calabria. Benissimo. Ho cercato di dire
come effettivamente stavano le cose. Nella regione Calabria c’era il
dipartimento lavori pubblici, dove c’era un settore specifico, il servizio
idrico. Questo servizio idrico si occupava principalmente del ciclo attivo
dell’acqua. Il ciclo passivo, cioè la depurazione, era in capo al dipartimento
ambiente, laddove c’era un settore che si chiamava proprio «tutela delle acque
e depurazione», il che era logico in un periodo particolare, perché l’ambiente
aveva la programmazione di primo livello, a cui giustamente anche le
pianificazioni degli interventi dovevano riferirsi.
Nel 2015 praticamente questo settore della depurazione passa al dipartimento
lavori pubblici, retto in quel tempo dal sottoscritto. Portandoci questo
settore, l’abbiamo inglobato nel settore idrico, perché era giusto che fosse
così, in quanto quel settore aveva il compito di organizzare il servizio idrico
in Calabria. Organizzare il servizio idrico significa avere una pianificazione
generale su tutti i segmenti dell’acqua: sull’approvvigionamento, sugli
acquedotti, sulla rete idrica, sui collettamenti e sulla depurazione.
Che cosa era stato ereditato? Quando ho preso in mano questo settore, praticamente c’erano in atto delle procedure di infrazione, che riguardavano in modo particolare gli agglomerati superiori a 15.000 abitanti. C’erano diciotto agglomerati in infrazione, tredici dei quali sono passati al commissario Rolle e due sono ancora in capo a me, perché nel 2015 ero stato nominato anche commissario di due interventi specifici, Jonadi e Pizzo, che erano stati sottratti agli enti attuatori per darli a noi.
A Jonadi, il progettista incaricato a seguito di apposita gara mi ha esposto una situazione un po’ critica. Giustamente, il progetto doveva partire da uno stato di fatto esistente. In quello specifico agglomerato era intervenuto l’ufficio del commissario e, quindi, si sarebbe dovuti partire da una situazione precisa di riferimento. Purtroppo non era così, nel senso che ho potuto constatare, attraverso una relazione che mi sono fatto fare dal progettista e che ho denunciato alla procura della Repubblica, che c’erano delle situazioni che erano state date come realizzate, ma in effetti non erano state realizzate.
PRESIDENTE. Questo quando è successo? Prima che arrivasse lei?
DOMENICO MARIA PALLARIA, Sicuramente sì. Erano stati realizzati dall’ufficio del commissario. Per questo ho detto che l’ufficio del commissario delegato alla depurazione, che ha avuto…
PRESIDENTE. Chi era all’epoca?
DOMENICO MARIA PALLARIA, Dal 1999 al 2011 erano nominati dal Governo, con l’accordo del presidente pro tempore della regione. Per la maggior parte erano prefetti che si occupavano sia della depurazione che dei rifiuti.
PRESIDENTE. Quindi lei ha denunciato?
DOMENICO MARIA PALLARIA, . Sì, questa nello specifico sì.
PRESIDENTE. Ha denunciato a chi?
DOMENICO MARIA PALLARIA, Alla procura della Repubblica di Vibo Valentia, con cui abbiamo una convenzione. Infatti, io ho detto poc’anzi che l’ufficio del commissario ha speso fior di milioni di euro – io ne ho contati addirittura 900 milioni, ma molto probabilmente sono molti di più – per realizzare qualcosa che non ha sortito alcun effetto.
PRESIDENTE. Novecento milioni di euro riferito a cosa? Spesi per cosa?
DOMENICO MARIA PALLARIA, Spesi per depurazione.
PRESIDENTE. Ah, in tutta la Calabria.
DOMENICO MARIA PALLARIA, In tutta la Calabria, con dei depuratori che, come abbiamo potuto accertare, risultano collaudati, ma dove non arriva nemmeno un filo d’acqua e che magari sono stati oggetto di operazioni…
PRESIDENTE. Quello che mi chiedo è: dal 2015, quindi, il responsabile è lei, quanti soldi ha speso e per fare cosa?
DOMENICO MARIA PALLARIA, Dal 2015 i soldi che ho speso sono
stati quelli che sono stati pianificati per uscire dalle procedure di
infrazione. Da un lato, c’erano i diciotto interventi della delibera CIPE n. 60
del 2012, di cui all’accordo di programma del 2013, quelli che abbiamo tra
Rolle e io, su cui vi dirò qual è la situazione e quello che effettivamente è
stato trovato nel 2015. Dopodiché noi abbiamo dovuto programmare 160 milioni di
euro più 45 di fondi POR (programma operativo regionale), per sopperire ai 131
agglomerati in infrazione, di cui alla causa 2014/2059. Questo è il
quadro.
Una volta accertato che c’erano queste procedure di infrazione già imbastite
per 131 agglomerati, questo ci ha portato ad effettuare uno studio particolare
su ogni agglomerato, per andare a vedere effettivamente qual era la situazione.
Partendo da questo abbiamo ricostruito un quadro sinottico, sintetico, di quali
sono le situazioni, comune per comune, sui depuratori.
Questo settore ha ricostruito un quadro, al punto che con la delibera di
giunta regionale n. 34 del 2018 sono stati finanziati, quindi sono state
impegnate le risorse del patto per la Calabria, per far uscire dalla procedura
d’infrazione i 131 agglomerati già sanciti come sentenza e altri 31 agglomerati
che praticamente c’erano stati segnalati dal Ministero con una nota del 25 novembre
2017. Noi abbiamo utilizzato queste risorse per 161 comuni.
Abbiamo fatto le convenzioni con i singoli comuni che risultano soggetti
attuatori già dall’anno scorso. Abbiamo fatto una serie di solleciti ai comuni,
perché giustamente questi ultimi si trovano in difficoltà e hanno problemi a
mandarci le progettazioni. Si tratta di progettazioni che abbiamo noi stessi
indirizzato, perché siamo andati a indicare,
depuratore per depuratore, quello che effettivamente manca sul sistema fognario
per adempiere alle deficienze di cui all’articolo 3 e all’articolo 4 della
direttiva, ovvero le violazioni per cui erano in infrazione.
Siamo andati anche oltre, selezionando altri 121
agglomerati in potenziale infrazione. Ancora non è scritto da nessuna parte, però
possiamo dire noi: «Attenzione che queste situazioni potrebbero portare a
ulteriori infrazioni, quindi intervenite». Abbiamo stilato un programma di
ulteriori 64 miliardi di euro, ma facendo un’analisi puntuale e precisa su ogni
depuratore.
Questa è la situazione ad oggi sui depuratori soggetti ad
infrazione e su altri depuratori che saranno probabilmente oggetto di ulteriori
procedure.
Fra le altre cose, ci sono anche dei depuratori che sono
stati sequestrati o che hanno amministratori che si trovano ad avere degli
avvisi di garanzia oppure sono stati rinviati a giudizio per inquinamento su
parecchi complessi fognari o sistemi depurativi. Questo oggi è il quadro
effettivo della programmazione che la regione, quindi io stesso, ha potuto
portare avanti.
PRESIDENTE. Innanzitutto, vorrei sapere per Jonadi e Pizzo Calabro qual è la situazione, visto che gestisce lei. Quanti soldi ha speso – ancora non ho capito – non impegnati, per il futuro? Ha già fatto delle opere dal 2015 a ora?
DOMENICO MARIA PALLARIA, no.
Dicevo che ho proceduto, partendo da zero, a fare…
PRESIDENTE. Che si intende? Quanti operatori c’erano?
DOMENICO MARIA PALLARIA, Non era stato fatto nulla. Non c’erano depuratori.
PRESIDENTE. I depuratori ci sono. Quanti erano? Erano scollegati dalla rete? Non esistevano proprio? Erano rotti? Qual era la situazione e come è cambiata in questi quattro anni, se è cambiata?
DOMENICO MARIA PALLARIA, C’era un progetto preliminare su quell’agglomerato che praticamente verteva su questo: nella zona dell’Angitola, a Pizzo Calabro, c’era un grosso depuratore esistente realizzato dall’ufficio del commissario delegato, praticamente completo di tutto.
PRESIDENTE. Realizzato quando?
DOMENICO MARIA PALLARIA, Dal 1999 al 2010. Era un bell’impianto.
PRESIDENTE. Undici anni per costruire un…?
DOMENICO MARIA PALLARIA, Non ricordo quando è stato realizzato, ma esisteva quest’impianto e risultava collaudato, quindi con pagamenti all’impresa effettuati, ma praticamente in quest’impianto non arrivava nemmeno un goccio d’acqua. Praticamente, era un impianto costruito sulla carta.
PRESIDENTE. Non era, quindi, collegato?
DOMENICO MARIA PALLARIA, Non era collegato, non c’erano collettori.
PRESIDENTE. Dal 2015 a adesso l’ha collegato, visto che è lei il responsabile?
DOMENICO MARIA PALLARIA, A quest’impianto dovevano affluire i
complessi fognari di parecchi agglomerati, di parecchi comuni, il comune di
Maierato, il comune di Polia, il comune di Francavilla.
Praticamente, è in corso la progettazione esecutiva, dopodiché faremo la gara
per i lavori.
PRESIDENTE. Come mai dal 2015, in quattro anni, non…? Perché ci è voluto così tanto tempo?
DOMENICO MARIA PALLARIA, Siamo partiti a fine 2016. Nel 2015 abbiamo ereditato la situazione, a fine 2015 il Ministero mi ha nominato commissario, poi ci sono state tutte le procedure da farsi. Io ho cominciato a operare nel 2016, affidandomi a Sogesid per tutto il procedimento realizzativo di quest’opera. Sogesid si è occupata, come responsabile del procedimento, della gara di progettazione e di tutto il resto. Questa è la situazione.
PRESIDENTE. Ne gestisce solo due, non ottanta.
A Pizzo Calabro c’è un depuratore che non è stato collegato, e in questi
quattro anni è ancora rimasto così. A Jonadi, invece?
DOMENICO MARIA PALLARIA, A Jonadi ci sono i depuratori dei singoli comuni, che giustamente hanno delle necessità, e si è intervenuti per sopperire a delle carenze con degli interventi di riefficientamento, ma giustamente il progetto che fa uscire l’agglomerato dall’infrazione prevede determinate opere da realizzarsi, cosa che effettivamente il progettista sta facendo.
PRESIDENTE. Se ho capito bene, in quattro anni le opere realizzate da lei sono zero, giusto?
DOMENICO MARIA PALLARIA, Sì. Anche le opere realizzate da Rolle sono zero. Le opere realizzate dai comuni sono zero.