…se è vero che Peppino appartiene a tutti, non è vero che Peppino non aveva colore politico: Peppino era un comunista, e non è morto solo per una generica voglia di verità e di giustizia, ma perché voleva costruire una società radicalmente diversa da quella attuale, era un rivoluzionario purosangue, non era uno che vuole governare, come i cinquestelle, magari con più onestà, l’esistente.
Salvo Vitale
9 maggio, prima al casolare in cui è stato ucciso Peppino, e poi durante il corteo, Giovani Impastato e Umberto Santino hanno invitato ad allontanarsi, e in malo modo, una delegazione del Movimento Cinquestelle composta da Giarrusso, da Roberta Schillaci e da Piera Aiello. Quest’ultima ha scritto una lettera a Giovanni Impastato, dove si legge: «Pochi mesi fa quando siamo stati insieme a Rosarno per il premio nazionale “Valarioti Impastato”, mi hai invitato a ricordare tuo fratello, così come ho sempre fatto da quel lontano giorno che mamma Felicia mi donò un garofano rosso. Chi ti ha riferito tutto quello che hai dichiarato ai giornali ti ha strumentalizzato: ti hanno raccontato che mi ero portata le telecamere per fare campagna elettorale; falso, sono giornalisti e registi che stanno facendo un docufilm sulla mia vita e volevano vedere e far toccare con mano al popolo francese che la Sicilia non è quella dei vari film come “il Padrino” eccetera… ma la vera Sicilia è quella che si ribella, quella di Peppino, Rita, tua, mia e di tanti siciliani onesti; quale migliore occasione invitarli a Cinisi e Partanna, dove tra l’altro dovevi esserci così come promesso mesi fa in Calabria»? La parlamentare Cinquestelle scrive ancora: «Hai dato modo di gioire ai mafiosi con il tuo compostamente aggressivo e avvallando il delirio di Umberto Santino; vorrei ricordarti che non sono io il tuo nemico, non lo è neanche il M5s di cui mi onoro di far parte, ma apri gli occhi, non sono io a essere strumentalizzata». Poi, la chiosa finale: «Peppino, Rita non sono i nostri. Sono di tutti! Peppino e Rita non hanno colore politico, sono morti perché credevano nella verità e nella giustizia anche se avevano il padre mafioso! Volevo farti sapere come la pensavo, spero di non ricevere altri inviti solo per essere il capo espiatorio per partiti che predicano bene e razzolano male e non fanno contratti di governo, ma accordi sottobanco».
Dalla lettera emerge quindi che Piera Aiello era stata invitata a partecipare da Giovanni Impastato. Ma non erano stati invitati i suoi colleghi parlamentari Giarrusso, del quale Giovanni ha pochissima stima e Roberta Schillaci, sconosciuta ai più. Se qualcuno è invitato a casa di un altro e si porta appresso gente che a quell’altro non piacciono, l’altro ha un buon motivo per reagire. Si aggiunga anche che non erano state invitate le telecamere né il Movimento, ma solo Piera in quanto ha una sua personale storia. E infine si tenga conto che in tutti questi anni mai il movimento pentastellato si è occupato di Peppino Impastato o ha dato un qualche segnale di presenza. Quindi la reazione di Giovanni è stata mirata, come egli stesso ha sostenuto durante l’intervento dal balcone di Casa Memoria, nei confronti del Movimento Cinque stelle, accusato di essere acquiescente e complice nei confronti del riemergere di rigurgiti neofascisti, soprattutto nella Lega salviniana, con la quale il Movimento governa e della quale, troppo passivamente, condivide le scelte politiche o ne è succube.
Dopo di ciò,tenendo conto del carattere di Giovanni, che già qualche anno fa si mise a inveire contro due ragazzi di Telejato, venuti al corteo per fare un servizio, si può facilmente concludere che sarebbe stato più corretto che egli chiamasse da parte Piera Aiello e risolvesse il problema discutendone, o meglio ancora, che Piera Aiello avvisasse della presenza delle telecamere, non finalizzata a sciopi propagandistici. C’è stata in mezzo la presenza di Umberto Santino, che su queste cose è molto rigido e che, non è la prima volta che succede, ritiene di essere il depositario della memoria di Peppino: ““Quelle persone – ha detto alla fine del corteo – non si erano mai fatte vedere qui, dunque si erano presentate solo per fare campagna elettorale. Spiace per Piera Aiello, la cui storia conosciamo tutti, ma loro sono al governo con i fascisti”.
E infine mi pare di aggiungere, nei confronti dello sfogo di Piera Aiello, che, se è vero che Peppino appartiene a tutti, non è vero che Peppino non aveva colore politico: Peppino era un comunista, e non è morto solo per una generica voglia di verità e di giustizia, ma perché voleva costruire una società radicalmente diversa da quella attuale, era un rivoluzionario purosangue, non era uno che vuole governare, come i cinquestelle, magari con più onesta, l’esistente.
Rimane un’ultima considerazione: a chi si riferisce Piera Aiello quando dice di non volere “ essere il capo espiatorio per partiti che predicano bene e razzolano male e non fanno contratti di governo, ma accordi sottobanco»? .Probabilmente al PD che ha partecipato con le sue bandiere e i suoi esponenti, al corteo e che non è stato cacciato, malgrado alcuni compagni ”incazzati” gridassero: “Fuori il PD dal corteo”, ricordando come il Partito Comunista, il giorno dopo la morte di Peppino avesse diffuso un comunicato in cui si chiedeva di indagare in tutte le parti nei confronti del “giovane Impastato” , che per loro non era un “compagno” e non era sicuro che fosse stato ucciso dalla mafia. Altri tempi, è vero, ma, in questo caso, gli uomini del PD le bandiere le potevano lasciare a casa, visto che siamo in campagna elettorale. E comunque al PD non possono al momento imputarsi le scelte razziste e liberticide fatte dal governo gialloverde. Sulla presenza di Antonello Cracolici, non si può dire che non ci sia mai stato: il 9 maggio 2001 fece a Cinisi un comizio cui parteciparono, malgrado mugugni varida parte dell’estrema sinistra, Claudio Fava, Michele Figurelli e Massimo Fundarò, allora candidati per l’Ulivo, e Luciano Violante, presidente della Camera.
Questo è il testo del volantino del PCI, pubblicato su “Lotta Continua” il 12 maggio 1978:
«In relazione alla morte del giovane Giuseppe Impastato esponente della lista di D.P., avvenuta a Cinisi la notte dell’8 maggio, il PCI esprime il suo cordoglio per questa tragedia che ha scosso l’intero paese. La vicenda presenta tutt’ora pezzi oscuri ed inquietanti, che impongono indagini rigorose ed attente senza tralasciare alcun indizio, a cominciare dagli episodi di intimidazione che si erano precedentemente manifestati nei confronti del giovane scomparso. Nessuna ipotesi può essere esclusa, nessuna tesi sembra poter essere sinora scartata dagli investigatori. Per questo è essenziale che in un paese già così scosso dalla vicenda non si aggiungano atti indiscriminati rivolti in una sola direzione tale da investire l’area democratica e apportare ulteriore tensione. Il PCI nel richiedere conforto e che si faccia piena luce si rivolge ai lavoratori, ai giovani e ai cittadini perché in questa grave situazione respingano ogni provocazione rafforzando l’unità democratica».
Da altre fonti sappiamo che Piera Aiello due anni fa è stata al corteo, con la scorta, malgrado nessuno conoscesse il suo volto e fosse al corrente della sua presenza. Il che le fa onore. Così non è stato quest’anno. Il docufilm uscirà nel 2020, prima in Francia e poi in Italia. Si aggiunge anche un commento di Gaspare D’Angelo, un compagno che vive a Bergamo e sempre presente da 41 anni ai cortei del 9 maggio: “Antonio Piparo e io eravamo sia al casolare la mattina che a Radio Aut il pomeriggio prima della partenza del corteo. Al casolare, con Piera, ci eravamo salutati, ma non abbiamo gradito la compagnia di Giarrusso, presenza strumentale, inopportuna, in cerca di qualche visibilità mediatica. E noi sempre presenti avevamo i nostri buoni motivi. E mi è dispiaciuto sinceramente per Piera, donna che merita tutto il nostro rispetto. Basta co sto contratto: i cinquestelle governano con un fascio razzista e pericoloso”.
Sulla mancata e annunciata presenza di Giovanni Impastato il 10 maggio a Partanna alla manifestazione in omaggio a Rita Atria, alla quale è stata presente Piera Aiello, nessun commento, non conoscendone le motivazioni.
Per chiudere questa vicenda è giusto dare un’occhiata alla lettera scritta da Giovanni a Piera Aiello:
CARA PIERA
come tu sai ogni anno ti ho invitata al 9 Maggio e tu sei sempre stata benvenuta a Cinisi e al nostro corteo. Conosco bene la tua storia, qualcosa ci accomuna, una ferita che mai si potrà rimarginare. Come più volte ho ribadito, ho un grande rispetto per te e per il tuo coraggio, molto meno per le posizioni che ha assunto il movimento di cui tu fai parte, che ritengo responsabile di aver consegnato l’Italia a fascisti e razzisti come Salvini ed altri. Visto che si trattava di un corteo antimafia e nello stesso tempo antifascista e antirazzista, in coerenza con le idee di Peppino, la presenza di questi dirigenti del movimento 5 stelle non era gradita, così come non erano gradite le riprese delle telecamere al cimitero in periodo di campagna elettorale per le elezioni europee. Lo abbiamo considerato strumentale e di cattivo gusto.
Ti ho invitata con affetto quando eravamo a Rosarno e lo rifarei. Ma quando abbiamo notato le telecamere e la presenza di altri parlamentari del movimento 5 stelle non potevamo non reagire.
Non ti considero affatto il “mio nemico” e non sono io ad averti resa il capro espiatorio di partiti, come tu alludi, visto che né io né Casa Memoria siamo legati a nessun partito a differenza tua che invece sei una parlamentare di un partito che ha fatto tante promesse non mantenendole, ha tenuto in vita quella casta che doveva essere cancellata, ha preso in giro molti italiani che hanno creduto nel cambiamento. Il movimento 5 stelle ha fatto un contratto con la Lega che da sempre ha alimentato odio e razzismo, solo per rimanere al potere, facendo finta di litigare soltanto perché preoccupati dai sondaggi elettorali.
Non ho fatto gioire i mafiosi, semmai ho fatto gioire gli antirazzisti, gli antifascisti e tutti quelli che tengono a cuore la Costituzione e la Democrazia di questo paese, ed i tanti scout, studenti, preti, attivisti, con cui ci ritroviamo da sempre e che si impegnano ogni giorno per la libertà, la solidarietà e la giustizia sociale. Chi compiace i mafiosi sono quelli che all’interno delle istituzioni hanno messo personaggi legati al mondo della mafia, della corruzione e degli affari sporchi.
Il mio gesto è stato un gesto forte perché ritengo che siamo in un momento in cui la nostra democrazia è in pericolo, non possiamo fare sconti a nessuno, dobbiamo essere molto chiari e puntuali, fare una scelta netta e dire da che parte stiamo.”
Giovanni Luisa Impastato
Conclusione: Non c’è dubbio che i toni usati in questa circostanza, tra familiari che hanno vissuto sulla propria pelle l’angoscia e le conseguenze della violenza mafiosa siano andati al di là della normale dialettica e che non giovano alla causa del movimento antimafia.
Chi è Piera? Il suo status è quello di “testimone di giustizia”. Costretta a sposare, nel 1985 Nicolò Atria, figlio del mafioso Vito Atria, che venne ucciso nove giorni dopo. Suo marito fu ucciso il 24 giugno 1991, nel suo ristorante e in sua presenza. Piera Aiello decise di denunciare i due assassini del marito, iniziando, assieme alla cognata Rita Atria la sua collaborazione con il giudice Paolo Borsellino. Una vita condotta nell’ombra, quasi ad espiazione della sua scelta coraggiosa.
Su Giovanni ogni commento è inutile: dalla morte di suo fratello ha dedicato, in modo instancabile, la sua vita a testimoniare la vita e le scelte politiche di suo fratello, senza piegarsi a minacce o attentati: non c’è dubbio che, senza la sua costante presenza e quella di pochi compagni, Peppino avrebbe potuto essere presto dimenticato e non si sarebbe mai arrivati al processo e alla condanna dei suoi assassini.
La scelta dell’antifascismo è perfettamente in linea con quella a suo tempo fatta da Peppino e dal movimento di Lotta Continua in cui militava. Così come la sua denuncia sul fatto che il Movimento Cinquestelle rischia di essere il cavallo di Troia della Lega nella deriva neofascista e autoritaria verso cui sembra si stia scivolando, riporta indietro a passate responsabilità di partiti, come i Popolari e i Liberali che nel 1923 non seppero rendersi conto del pericolo cui andavano incontro appoggiando Mussolini. Rimane pertanto la scelta di una lacerazione politica insanabile, ma che comunque non dovrebbe costituire un ostacolo insormontabile per una ripresa dei rapporti umani tra persone che dicono di stimarsi e che, con le loro scelte, si trovano davanti al compito arduo di continuare a lottare contro la violenza mafiosa di cui sono state vittime.
Tutto ciò pone un vecchio e irrisolto problema: Peppino Impastato, così come tutte le vittime della violenza mafiosa o fascista appartengono a tutti o solo alla parte politica di cui sono stati espressione? Negli ultimi anni Giovanni Impastato ha cercato di allargare, malgrado alcuni mugugni interni di vecchi “compagni” l’area della partecipazione alle iniziative al mondo cattolico e ad altre associazioni e sigle non ideologicamente schierate con le scelte extraparlamentari di Peppino. Si pensi che anche i fascisti di Casa Pound annoverano Peppino tra i personaggi degni del loro “onore”. E’ il caso di dire un “No, grazie”, come è stato sinora fatto, o di andare a un “tutti insieme appassionatamente?” In questo caso è inutile dire, come scritto sul noto striscione “Con le idee e il coraggio di Peppino noi continuiamo”
Salvo Vitale
Fonte: “il Compagno”