In merito ai 90 milioni del fondo CIPE per il centro storico di Cosenza , ci preme ancora una volta chiarire alla città quello che sta avvenendo, la nostra posizione e le nostre preoccupazioni. Certi che, fino ad oggi , nessun gruppo civico o politico abbia chiarito la situazione dello stato di avanzamento delle attività di progettazione locale, previste dalla delibera CIPE ( 10/2018 del 28 Febbraio),riteniamo opportuno segnalare alcune situazioni poco congruenti rispetto al processo partecipativo e delle (Pre)decisioni poco congruenti alle esigenze del territorio.
Negli scorsi mesi, sono state assunte iniziative da parte di esponenti di governo,che già entrano nel merito dei contenuti della progettazione e che non ci sembrano rispondenti ai criteri stabiliti dalle linee guida nazionali;
In particolare ci sembra che non siano soddisfatte le due condizioni indicate dalle lettere B e C della linea d’azione 1.a .
In base alle informazioni a nostra disposizione, nella fase attuale, non ci risulta che si sia costruita la “governace multilivello per la realizzazione e gestione degli interventi” (lettera B.) , né che siano state seguite le procedure di attivazione dei CIS (contratti istituzionali di sviluppo). Segnaliamo inoltre che non sono state , finora, poste in essere adeguate iniziative finalizzate a favorire il “coinvolgimento delle comunità territoriali nella formazione delle decisioni di interventi, secondo un metodo di dibattito pubblico” (lettera C).
I contatti che finora sono stati presi da attori istituzionali, con alcune delle organizzazioni della società civile ,compresa la nostra,sono stati estemporanei , informali e avvenuti all’insegna di una totale discrezionalità. Tavoli che possono accontentare solo chi ha come obbiettivo finale quello di vedere la propria idea e il proprio progetto garantirsi un posto nella fase operativa, non curandosi troppo di opporsi e porre freni a questa corsa al progetto , con tempi ristrettissimi, che non tiene conto , in questa fase ,nè della line d’azione 1.a (nelle lettere B e C) nè di un piano complessivo che parta dalla base per arrivare poi al superfluo.
A chi sta bene un modus operandi che rischia di alimentare logiche di tipo spartitorio, clientelari e poco trasparenti?
E’ arrivato il momento di schierarsi e decidere da che parte stare. Dalla parte del popolo, provando ad essere presidi di trasparenza e democrazia, intimando gli attori politici di istituire una governance multilivello capace di assicurare una intelligente composizione di interessi ,aspettative e disponibilità ad un coinvolgimento attivo dei diversi attori, ragionando insieme alla popolazione ivi presente così da assicurare il rispetto delle priorità? Oppure, si vuole garantire , come sempre avviene quando si tratta di grosse cifre, gli interessi di chi vuole speculare?
Per quanti anni ancora dovremmo sorbirci le passaggiate nel “museo degli orrori” , “la visita caritatevole ai poveri” ? Fin quando non verranno sostituiti con una popolazione ricca e bella da vedere?
Non vi concederemo il lusso di aprire le porte ai futuri convegni su gentrificazione e turistificazione. Faremo di tutto affinchè non vengano garantiti solo i diritti dei più ricchi a valorizzare i propri patrimoni, assicurarsi un posto per consulenze e progettazione, installare scenari finti per sentirsi popolani e radical chic per dare sollievo al proprio ego e mostrare quanto si è umili e quanto si ami la città vecchia. Se si ha a cuore la città vecchia, la si ha per ogni suo aspetto, sopratutto per chi la vive , la anima ed è cuore pulsante ed indendità di questo posto.
Dubbi e domande che riteniamo leggittime, visto sopratutto dove si è arrivati fino ad ora. Nell’ultima riunione informale , abbiamo scoperto che si è deciso già come verranno spesi i fondi e quali progetti tenere in cosiderazione, in barba ad ogni iter regolare e ad ogni processo democratico
Ci chiediamo se, la spartizione pensata a Roma: 60 milioni per restaurare palazzi pubblici 25 (venticinque) milioni per “attività culturali” e 5 milioni per la promozione delle suddette attività siano un bene per il centro storico. I soldi sono una fortuna certo, ma con questa cifra, oltre alle solite botteghe artigiane, alle attività farlocche cosa ci facciamo? (i bar, le creperie, i pub dei tempi Mancini? Quanto sono durati prima di fallire e fregarsi i soldi?). Sono troppi -sì lo diciamo- e oltre le cose meritorie e serie, la maggior parte finirà male. I palazzi ristrutturati non utilizzati pienamente, nel giro di sei mesi finiranno male, perché i luoghi sono fatti per essere vissuti sennò ritornano peggio di prima. Allora, tutti, i comitati e le persone per bene, ma pavide e poco inclini all’azione, dicano – e facciano in modo di farsi sentire- che i soldi devono venire coordinati con quelli di altri enti locali e centrali e, ognuno per la sua parte, cominci a rifare la città dalle fondamenta, Letteralmente, come i costruttori seri. E quando sarà sicura, per tutti, la riempiremo di attività culturali. Devono capire che la gente che ci abita è CULTURA, che gli interventi sociali sono CULTURA, che l’educazione dei bambini, l’assistenza ai più deboli è CULTURA, che l’integrazione è CULTURA., così come le biblioteche, i musei, i teatri, le gallerie d’arte.
Solo con la creazione di un tavolo permanente di confronto sul territorio, con poteri decisionali e di controllo si potrà evitare il nuovo sacco del centro storico. Tavoli politici e tecnici dove vengano rispettati tutti i parametri elementari di trasparenza e partecipazione dal basso, per dare dignità e seguito alle istanze del centro storico. È necessario attuare immediatamente un piano di intervento complessivo sul territorio che metta in atto la possibilità di utilizzare fondi economici erogati da più soggetti pubblici istituzionali, facendoli convergere in un piano integrato per un intervento complessivo, partendo dalle PRIORITA’. La Regione (tramite i finanziamenti del POR Calabria, per un ammontare di circa 150 milioni di euro) ed il MiBAC (finanziamenti per circa 90 milioni di euro), l’amministrazione comunale di Cosenza (tramite interventi di requisizione e di esproprio sul patrimonio immobiliare abbandonato e fatiscente, definizione del PSC e di conseguenza del Piano Particolareggiato), sono gli attori che dovranno rendere praticabile questo percorso.
Per questo crediamo sia arrivato il momento di fermarci un attimo, trovarci tutti insieme provando a ragionare senza fretta sul destino del centro storico. Tutti insieme, dagli enti e personaggi politici coinvolti , alle associazioni , ai comitati , ma sopratutto insieme ai cittadini che vivono , lavorano e amano il centro storico. E dobbiamo farlo proprio nel centro storico, in pubblica piazza e con la massima pubblicità per garantire la presenza e l’informazione a tutti gli interessati.
Lo ribadiamo, è arrivato il momento di schierarsi e decidere da che parte stare. Dalla parte del denaro o dalla parte dei bisogni!
Comitato piazza piccola
Associazione Yairaiha onlus
Associazione San Pancrazio
Associazione Santa Lucia
Cobas Cosenza
Restart Cosenza vecchia
Casa dei diritti sociali
USB Cosenza
Radio Ciroma
Prendocasa
#riconquistiamotutto-minoranza Cgil