I quindici giorni appena trascorsi hanno visto ritornare sulla scena politica cittadina, in maniera dirompente, la questione del diritto all’abitare. Prima di pubblicare questa breve riflessione abbiamo voluto attendere qualche giorno. Lo scorso mese di ottobre, con l’occupazione simbolica dell’ex Hotel Jolly riuscimmo a conquistare la convocazione di un tavolo in Prefettura, alla presenza di tutte le istituzioni locali. In quella sede erano emerse, per chi vive nell’Hotel Centrale e nello stabile di via Savoia, delle soluzioni che a noi sembravano positive. Nessuno sgombero e accesso alla misura comunale di emergenza abitativa.
Da ottobre ci sono state una serie di interlocuzioni con i dirigenti di palazzo dei Bruzi che alla fine si sono dimostrate fumose e senza sbocco concreto. Ci siamo quindi ritrovati a febbraio con la situazione al punto di partenza. Il 20 febbraio abbiamo, quindi, occupato la Prefettura al fine di avere un chiarimento con il Prefetto Galeone rispetto alle promesse fatte in autunno. La risposta è stata la rassicurazione di un incontro con il Comune entro pochi giorni. Non ci siamo fidati e usciti dalla Prefettura abbiamo occupato il cantiere del Parco “Benessere” chiedendo e ottenendo dopo alcune ore la convocazione immediata del tavolo di confronto. Quest’ultimo tenutosi il 25 febbraio si è rivelato farlocco. Le parti hanno cercato di prendere tempo, ma noi già sapevamo quale fosse la musica: il Comune aveva abbandonato definitivamente le proposte di ottobre, virando verso una soluzione temporanea: la “Città del Sole” a Colle Mussano, per soli 4 mesi, struttura di proprietà della Regione Calabria, gestita dall’associazione cattolica “Regina Pacis”, pensata e realizzata per accogliere persone tossicodipendenti o affette da disagio psichico, struttura che, a breve, sarebbe diventata operativa. Soluzione per noi inaccettabile, siamo in lotta per una casa dignitosa non per parcheggi inutili e temporanei, per ghetti collocati ai margini della città e scollegati dalla stessa. Usciti dalla Prefettura, la situazione ci è parsa subito molto difficile, eravamo alle ultime battute con gli sgomberi ormai imminenti. Con l’occupazione del Comune di Cosenza di giovedì 28 febbraio, che è culminata con la presa del tetto che, se non si fossero palesate soluzioni, avremmo tenuto ad oltranza, abbiamo voluto mettere di nuovo tutto in discussione e costringere Regione e Comune a sedersi subito a un tavolo di discussione con noi. Grazie alla caparbietà delle donne e degli uomini delle occupazioni di Prendocasa, dopo 7 ore di resistenza sul tetto e di occupazione del Municipio, abbiamo ottenuto l’incontro, per il lunedì successivo, alla presenza di tutte le parti coinvolte nella vicenda. È il tavolo più sentito e decisivo degli ultimi anni. Nel frattempo, la Procura e la Questura scaldano i motori e, incuranti del tavolo convocato, si preparano a sgomberare. La data c’è già: martedì 5 marzo alle ore 5 del mattino, il giorno dopo l’appuntamento in Prefettura. Cosenza è troppo piccola e Prendocasa è troppo radicato per non venirlo a sapere ed è così che matura ancora di più la consapevolezza che questo confronto non sarà un momento semplice. Al tavolo ci sono proprio tutti, dal Prefetto al Sindaco all’Assessore Regionale, passando per le parlamentari del PD, di FI e del M5S. Improvvisamente, sembra che la questione delle occupazioni cittadine sia diventata centrale per tutti, ma, in realtà, sono tutti ben coscienti che dare mandato alla Questura di attuare gli sgomberi coatti, vedrebbe Cosenza fare un deciso passo indietro. L’epilogo del tavolo lo conosciamo tutti. Se a Cosenza PD, Forza Italia e M5S si sono mostrati contrari agli sgomberi non è stato certo perché imbeccati dalle direttive nazionali, ma perchè messi con le spalle al muro da un’istanza sociale così forte e radicata con cui necessariamente hanno dovuto fare i conti. Ci tenevamo a raccontare quelli che sono stati gli ultimi giorni per restituire un po’ il clima che questa importante realtà di lotta cosentina ha vissuto in questi giorni. Dalle polemiche sui nostri Rolex e sui terroristi a tante e tanti di questa città che hanno dato solidarietà e legittimità a un percorso che sta facendo scuola da anni a tutti. Se non ci fosse stata la forza e la determinazione delle tante Blessing, Valentina, Romina, John e così via, a rimanere a oltranza prima nei cantieri della metro e poi sul tetto e dentro il Comune, oggi Cosenza si sarebbe svegliata più povera. La determinazione di gente che nell’era dell’attacco ai poveri, con dignità e generosità, ha messo a rischio la propria esistenza per difendere la loro casa e un intera città da un baratro infernale. Chi da una parte, chi dall’altra, proverà, adesso, a prendersi la paternità di questo risultato importante, ma noi sappiamo bene che senza la nostra caparbietà tutte quelle istituzioni non si sarebbero mai sedute al tavolo a ragionare su un tema fondamentale come la questione del diritto all’abitare. In questi anni, non ci siamo mai risparmiati, non ci ha fatto paura nè un’inchiesta farlocca nè le miriadi di denunce che hanno inondato le nostre case, non ci ha fatto paura occupare nè dialogare, forti sempre della consapevolezza di essere nel giusto. Oggi ci svegliamo con un risultato importante in mano, che però non ci basta, che non affievolirà la nostra lotta. Intanto, per lunedì 11 marzo attendiamo la conversione in legge della nostra proposta sull’autorecupero del patrimonio immobiliare pubblico, unico caso a Sud di Roma. In questi anni abbiamo imparato a rivolgere il nostro sguardo sempre ben dritto in avanti e, proprio per questo, rilanciamo subito verso l’appuntamento di mercoledì 13 marzo ore 17.30 presso la sede del Coni in Piazza Matteotti per discutere tutti insieme di un’idea diversa di città, contro le grandi e inutili opere imposte, per la messa in sicurezza del territorio, per un sistema sanitario e di mobilità dignitosi ed efficienti, anche in vista dell’importante manifestazione nazionale del 23 marzo a Roma.
PRENDOCASA Cosenza