Prima gli italiani poi gli immigrati.
Prima il nord e poi i terroni.
Tutte queste contrapposizioni tra chi deve venire prima e chi dopo sono orchestrate ad arte da chi in questo sistema viene prima sempre e comunque, da chi vive nella ricchezza e ha l’obiettivo di fomentare odio tra gli ultimi per distogliere la nostra attenzione dai loro piani. La logica del “chi aiuta l’immigrato penalizza l’italiano”, del “a loro smartphone e wifi e ai terremotati le baracche” sono tutte mistificazioni di regime montate col chiaro obiettivo di avvelenare la rabbia sociale e puntarla non sui reali affamatori del popolo ma sui più deboli.
Il nazismo inizió, con chi diceva che prima venivano i tedeschi e poi gli ebrei, il fascismo fece di più, cercó giustificazioni scientifiche per legittimare la supremazia di una razza. Se è vero che la storia si ripete 2 volte, la prima in tragedia e la seconda in farsa, penso che la farsa odierna assumerà a breve i caratteri di una tragedia.
Gioire per migliaia di persone morte in mare; pagare aguzzini sull’altra sponda del mediterraneo per costruire galere dove torturarli, lontano dagli occhi occidentali; imprigionarli in lager di stato quando, dopo la lunga via crucis su un gommone, sbarcano sulle nostre coste; farne oggetto di business nel grande mercato capitalistico dell’emergenza e poi buttarli in mezzo ad una strada per creare da una parte più miseria più disperazione e più povertà e dall’altra paura odio e insicurezza, sono tutti tasselli di un piano ragionato e realizzato scientemente.
gli slogan prima gli italiani o è finita la pacchia rientrano appieno in questa operazione. Parole d’ordine che fanno facilmente breccia nei sentimenti degli uomini e sono molto più immediati dello spiegare alle masse affamate la teoria dell’imperialismo. Slogan che fanno presa non solo sui tradizionali settori fascisti, storicamente lo zero virgola dell’elettorato italico, ma su un’ampia quota di popolazione oggi non più garantita come qualche decennio fa. Grazie al bombardamento mediatico e alla propaganda di regime, alla falsificazione dei 35€, alla logica dell’io “non pago affito io non faccio opraio”, alle trasmissioni di rincoglionimento di massa che fanno presa su chi non riesce o a vedere più in la del proprio naso si identificano i responsabili della propria condizione di subalternità e impoverimento non nei reali affamatori della società e in chi legittima legalmente la loro ricchezza (governi, parlamenti e tribunali), ma in chi sta peggio di noi.
E quindi oggi se l’operaio perde il lavoro nella sua azienda, la colpa non è del padrone affamato di soldi che delocalizza dove la manodopera costa meno, ma dell’immigrato che si accontenta di lavorare 18 ore al giorno x un salario da fame.
E se i rumeni o gli africani lavorano 10 ore in più dell’operaio italiano per quattro spicci di merda, perchè costretti a farlo e non perchè hanno piacere a farlo, la colpa non è mai del padrone che sfrutta la forza lavoro indipendentemente dal colore della pelle, ma degli operai extracomunitari che per loro natura sono abituati ad assoggettarsi e a sottomettersi.
O ancora, se in milioni perdono la vita nelle guerre causate dal democratico occidente, se centinaia di migliaia di disperati fuggono dalle loro terre, per garantire un futuro di pace ai propri figli, se a migliaia sfidano la morte in mare, dopo essere seviziati torturati violentati nei lager libici, e solo qualche centinaio riesce ad arrivare in italia (non l’invasione di cui parla salvini) la causa non sta nel saccheggio che le potenze occidentali perpetrano nelle loro terre, ma sempre e solo da ricercare nella loro condizione di semibarbari che si scannano tra tribù.
Quello che fa rabbia è vedere oggi che le retoriche salviniane, sposate con sfumature diverse dall’intero arco parlamentare (non scordiamo che salvini ha avuto la strada spianata dal PD di Minniti e Renzi, e prima dal moderato Fini) fanno presa anche su ampi settori di meridionali considerati fino a ieri i “neri con la pelle bianca” dai padroni del nord e che evidentemente hanno scordato troppo presto i cartelli esposti nelle città industriali del Nord, non si affitta a tamarri e terroni, hanno scordato troppo presto le gabbie salariali, le mazzette pagate al padrone per avere un lavoro.
Perchè la questione non è essere prima l’italiano o maliano, bianco o nero, perchè se fossi stato ricco potevi essere giallo marrone fucsia o arancione, la questione è che al pari di una guerra, persone che non si conoscono ma vivono la stessa condizione di miseria e povertá devono scannarsi su mandato di persone che sono la causa della loro condizione di miseria e povertà.
Quando arriveremo a capirlo sarà la loro fine.
E per tornare all’incipit iniziale se ti piace gridare prima gli italiani e poi giustificarti con la solita strofa “non sono fascista ma…non sono razzista peró…” forse è ora che inizia a pensare che forse è vero che non sei fascista o razzista, sei solo nu buanu cuglioni.