Di Francesco Cirillo
Cosenza, la Cosenza sovversiva, la Cosenza del sud ribelle, ma anche la Cosenza europea così come il sindaco archistar Occhiuto eletto nel centrodestra ama chiamarla. Cosenza viaggia su due velocità. Una quella dei senza casa, degli immigrati, della solidarietà e delle lotte per le abitazioni, l’altra quella della speculazione edilizia, del malaffare, della cementificazione e delle grandi opere pubbliche come la metro leggera e il ponte di Calatrava che accomuna Cosenza a Siviglia. Occhiuto è fiero della “sua” città, ha costruito attorno a se stesso un pool di affaristi, che studiano mattina , sera e notte per ottenere finanziamenti per speculazioni di ogni genere.
Una città che con 240 mila euro ha avuto il migliore concerto di fine anno di tutta Italia, ma che nel contempo ha un centro storico fra i più belli d’Italia completamente abbandonato. Cosenza la città nella quale nel 2002 approdò l’inchiesta fasulla sul “Sud ribelle”, e che ha visto un pool di magistrati capeggiati dal chiacchierato Pm Fiordalisi. Un processo costato un miliardo di lire allo Stato, che dopo 60 udienze ha visto la completa innocenza di tutti i militanti. L’unica “punizione” per il Pm un trasferimento in Sardegna. Cosenza la città nella quale in un’alleanza strana fra vescovato e magistratura si mise sotto accusa un innocente Padre Fedele che con i soldi della città aveva costruito un rifugio per i poveri che faceva gola ai preti e che riuscirono a strapparglielo. Cosenza, una città dove l’inciucio politico è la base di ogni elezione siano quelle amministrative che nazionali.
Politici che trovi a destra è facile ritrovarli a sinistra nell’elezione successiva e viceversa. Un Pd “ governato” dalla coppia Bruno Bossio-Adamo che fa il bello e il cattivo tempo con tutto il partito e con tutte le amministrazioni pur di rimanere a galla. Cosenza città della digos e della magistratura corrotta che ha come unico suo scopo di sopravvivenza la caccia al militante antagonista, mentre sull’intera città la cocaina piove come neve e la delinquenza spicciola ed organizzata si annida forte nei quartieri bene . Cosenza città “vavusa” come la definiva il cabarettista Totonno Chiappetta, che si riempie di cambiali e “buffi” pur di girare con la macchina di lusso, mostrare anelli e gioielli, frequentare i salotti bene, avere la casa in Sila ed al mare e riempire ogni sabato sera i ristoranti e i locali-in. Ma attorno a tutto questo finto benessere, esiste un’altra città, una città quasi invisibile della quale molti fanno finta di non vedere. Una città di giovani disoccupati che il 6 gennaio scorso hanno riempito la piazza delle autolinee di autobus per emigrare così come si faceva negli anni 60 . Una città tagliata fuori dal resto dell’Italia da un mese per un incidente ferroviario nella tratta Cosenza Paola , che costringe pendolari e cittadini comuni a sacrifici enormi. L’altra città è fatta da senza casa, un problema che attanaglia l’intera popolazione calabrese ma che vede nella città un’enorme contraddizione resa vivente da grattacieli e migliaia di appartamenti vuoti per anni. Una speculazione edilizia che serve da lavanderia per operazioni sporche della delinquenza organizzata e dalle ‘ndrine,e che non ha alcuno interesse a fittare. Un enorme ed unico bene immobile che serve per operazioni finanziarie bancarie e che viene usato per fideiussioni e ulteriori prestiti dalle banche. Investimenti immobiliari anche attorno all’Unical di Rende, città satellite di Cosenza, dove migliaia di studenti sono costretti a vivere in piccole abitazioni a fitti enormi. A rompere questi giochi l’area antagonista storica della città , mai domata da inchieste, processi, multe, provocazioni e che rappresenta l’unica spina nel fianco dell’attuale amministrazione così come delle precedenti. Una piccola città che al suo interno ha due centri sociali attivi, una radio alternativa e diversi comitati di quartiere che controllano i territori e stanno vicini ai senza tetto, ai poveri, agli immigrati. Qui non hanno spazio i populismi, i fascisti, i leghisti, ed ogni loro tentativo di entrare nei quartieri della città è stato prontamente smorzato a calci in culo. Il centro sociale Rialzo, dal nome del deposito ferroviario, ha festeggiato i dieci anni di occupazione. Figlio del vecchio Gramna, ha resistito a diversi tentativi di sgombero, ad incursioni sbirresche ed anche a qualche attentato incendiario. Ora è una cittadella sociale. Assieme agli antagonisti vi convivono associazioni cattoliche, chiese varie comprese una moschea, vendita e scambio di vestiti usati e mobili per la casa. Resta il punto di riferimento per tutti gli immigrati, e ogni 19 marzo Festa di San Giuseppe, occasione per la quale in tutta la città si svolge una grande fiera, tutti gli immigrati provenienti da tutto il sud possono qui trovarvi un pasto caldo e una branda ed un tetto dove dormire. Diverse le occupazioni nella città. Un convento gestito dalle suore canossiane ed abbandonato da anni, pronto da parte del clero per una nuova grande speculazione edilizia oggi è sede di una ventina di famiglie cosentine e di immigrati. Così un palazzo dell’Aterp abbandonato da anni è sede di nuove famiglie cosentine. Ma l’ultima grande occupazione è avvenuta il 30 dicembre scorso, il giorno prima del presidio di solidarietà ai carcerati sotto il carcere posto nel quartiere popolare di via Popilia. Si tratta dell’Hotel centrale. Un vecchio albergo costruito con i soldi dello stato e mai utilizzato perché il proprietario finì sotto la lente della finanza. Il comitato Prendocasa ne ha rivendicato in un comunicato l’occupazione.
Questo è quanto scrivono i militanti del Comitato Prendocasa di Cosenza .
Il 2017 sta per chiudersi e il clima che si respira nel nostro Paese è tutt’altro che festoso. I governi illegittimi che si sono susseguiti negli ultimi anni hanno ingaggiato, infatti, una forsennata lotta, di cui Marco Minniti è stato l’ultimo alfiere, contro chi vive in condizioni di povertà, precarietà e sfruttamento. Migliaia di uomini e donne, in tutta Italia, convivono ogni giorno con il dramma dell’emergenza abitativa. Senza un tetto sulla testa, però, non c’è dignità. A Cosenza, come in Italia, i dati sono sempre più impietosi: 8 milioni e mezzo di case e appartamenti sottoutilizzati, di cui quasi 7 milioni effettivamente vuoti. A Cosenza, nello specifico, ci sono oltre 20mila stanze vuote (500mila in Calabria) che potrebbero tranquillamente risolvere il bisogno abitativo di migliaia di persone, mentre in provincia ogni anno avvengono oltre 1200 sfratti. Nella nostra regione, 1 alloggio su 4 è vuoto o sottoutilizzato. Di fronte a questi drammatici dati, la risposta delle istituzioni, tanto a livello nazionale quanto locale, è assolutamente inefficace. Le misure di sostegno al disagio e alla povertà sono, da decenni, terreno di speculazione e profitto per palazzinari e lobbies nonché merce di scambio per la costruzione di clientele politiche. Oliverio e Musmanno attraverso i bandi per l’edilizia sociale hanno regalato milioni di euro pubblici ai soliti noti sedicenti costruttori, reali palazzinari. E che dire dei quasi 150 milioni di euro dei fondi Ex Gescal, destinati all’edilizia residenziale pubblica e letteralmente scomparsi nel nulla? O, ancora, del Piano Casa regionale, anni luce lontano dalla drammatica realtà sociale che migliaia di calabresi sono costretti a vivere ogni giorno? Di fronte a questo stato di cose, intendiamo riaffermare il nostro diritto a riprenderci ciò che ci spetta, quello alla casa in primis. Per questo, stamattina, abbiamo liberato dal degrado e dall’abbandono l’Hotel Centrale, uno dei simboli più evidenti della speculazione e della cementificazione selvaggia, da oggi casa per 50nuclei familiari,uomini donne e bambini,italiani e migranti. Costruito da Mimmo Barile con i soldi dei calabresi, chiuso da anni, vandalizzato, ma ancora centro di interessi particolari. Mimmo Barile, uno dei tanti truffatori di professione, ha utilizzato la carriera politica per arricchirsi raggirando cittadini e istituzioni. A dirlo, oltre a noi, sono i tribunali. Barile è solo uno dei tanti palazzinari, cui la politica ha regalato la nostra città, letteralmente sventrata e devastata dal cemento e dai giochi di potere. Volto della destra radicale cittadina è stato, su scelta di Scopelliti, numero uno della Fondazione Innovazione Locale Disegno del Territorio (FIELD), organismo in house della Regione Calabria la cui funzione istituzionale consiste nell’emersione dei rapporti irregolari e nella realizzazione nel territorio calabrese di finalità di crescita e solidarietà sociale. Barile, paradossalmente, è stato condannato per aver distratto mezzo milione di euro della fondazione per soddisfare esigenze esclusivamente personali. Le priorità delle cosentine e dei cosentini non coincidono con quelle della politica e del malaffare, non saranno mai le grandi, inutili e dannose opere o i vuoti proclami di un’amministrazione comunale sorda ai reali bisogni dei cosentini. Occupare non è un atto illegale, ma una pratica di dignità che coinvolge centinaia di donne e uomini,italiani e migranti.
La città a queste occupazioni risponde sempre con la forza della propria cultura che proviene da un popolo libero come era quello dei Bruzi. Porta beni di prima necessità ed organizza catene umane di solidarietà che rafforza le occupazioni e gli occupanti. Nel periodo natalizio i bambini sono stati riempiti di giocattoli e diverse le iniziative culturali e di gioco organizzate nell’Hotel. Ultimo la presentazione del libro di Tiziana Barillà sul sindaco di Riace, Mimmo Lucano presente al dibattito in una sala strapiena di cittadini. Insomma l’altra faccia di una Cosenza bene che si contrappone con tutti i mezzi possibili al malaffare e alla politica fatta di compromessi, di logge massoniche fra le più potenti d’Italia, di una magistratura corrotta che mai ha aperto una sola inchiesta sulle speculazioni, edilizie, le banche, la massoneria. Il potere tenterà di sgomberare, ma troverà ostile una città intera .
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