Un’altra perquisizione, altri documenti inquisitori e/o intimidatori, altre accuse verso coloro che sono rei di aver disturbato la quiete pubblica.
In altre redazioni più “istituzionali” si preferisce la polvere bianca. Negli uffici di Iacchitè si preferisce, invece, il profumo di cannabis, passione, tra l’altro, sbandierata ai quattro venti.
Ma il copione è sempre lo stesso. Le eclatanti e massicce azioni di polizia avvengono solo nei quartieri popolari dove i pusher provano a sbarcare il lunario trovando nello spaccio un’alternativa assolutamente discutibile, ma reale, alla disoccupazione. Mai i cani molecolari saranno avvistati nei quartieri borghesi della città, dove, tra una sniffatina ed un’orgia, si decidono le sorti di Cosenza, dei suoi appalti e delle nuove geografie del potere.
Purtroppo l’informazione moderna è fatta di redazioni infarcite di giovani giornalisti malpagati che per fare esperienza “attacanu u cicciu addui dicia u patrune”. Di editori imPrenditori che giocano a scacchi con i politici, parlando quando non si è ricevuta la cortesia oppure tacendo quando i rapporti sono buoni. Le notizie principali sono fatte partendo dai comunicati stampa dei partiti o dalle veline provenienti da forze dell’ordine ed agenzie. Roba tipo: “Il gatto di Zia Maria è stato salvato dal prode pompiere”, “Arrestato pericoloso spacciatore che deteneva 2 grammi di marijuana”, “Ritirate 4 patenti a giovani ubriachi”, “Dici ca uuuuuuuh ma poi bhuuuuu”.
Iacchitè con il suo stile irriverente è riuscito a portare un vento nuovo nell’informazione, provando ad uscire fuori dalle normali notizie d’agenzia, alleandosi con la gente del Mondo di Sotto che indirizza ormai alla testata le sue denunce verso i potenti, gli sfruttatori, i ladroni del Mondo di Sopra.
Uno strumento necessario ed indispensabile, dunque, per sparigliare le carte nella nostra città e far emergere faldoni impolverati e nascosti nei magazzini sotterranei delle istituzioni poliziesche e giudiziarie. D’altronde, Gabriele e Michele ci mettono sempre la faccia nelle cose che dicono e sostengono, spesso prendendo il posto di “denuncianti” anonimi perché paurosi delle ripercussioni. Per questo prendono le denunce e le querele anche al posto di.
Ci sembra perciò quantomeno ridicolo che la loro attività debba finire perché accusati di essere degli spacciatori, ci sembra assolutamente inverosimile che si cerchi la droga all’interno degli hard disk di una redazione giornalistica.
Sequestrate, piuttosto, i computer di tanti noti architetti, avvocati, notai, imPrenditori del privato con i soldi pubblici e dei tanti lacchè e faccendieri che popolano il Mondo di Mezzo.
E’ ora che finiate questa messa in scena o, come si sarebbe detto ai bei tempi…….piantatela!
MALANOVA VOSTRA!
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