Appello per la democrazia, la libertà di movimento, il diritto al dissenso e a manifestare, il diritto all’accoglienza ed il rispetto del principio di non discriminazione razziale e della povertà.
Il 12/04/17 sono stati convertiti in legge i due decreti-legge Minniti-Orlando, recanti rispettivamente “Disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale nonché misure per il contrasto dell’immigrazione illegale” e “Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città”.
Con il pretesto del decoro, della cosiddetta “emergenza migranti”, degli “sbarchi” e dell’allarmismo generato dalla minaccia terroristica, il governo vuole stabilire in maniera autoritaria lo svolgimento della vita all’interno delle nostre città e dei nostri territori.
Incentivare l’impiego di dispositivi speciali di controllo e polizia, volte alla normalizzazione del comportamento di ciascuno all’interno di un rigoroso protocollo, avente come fine la tutela di un apparente sicurezza, pace e benessere, marginalizzando, espellendo e respingendo le migliaia di manifestazioni del disagio sociale e delle disuguaglianze economiche, creando l’immagine di una società “vetrina”, sottomessa e docile difronte al potere forte di uno stato spregiudicato e che ha perso ogni contatto con la popolazione, i suoi bisogni e le sue più sincere passioni.
Fra le tante disposizioni previste dalle leggi saltano immediatamente all’occhio quelle che riguardano:
– l’abolizione del secondo grado di giudizio per i richiedenti asilo che hanno presentato ricorso contro un diniego alla richiesta di protezione;
– l’estensione della rete di centri di detenzione per migranti irregolari;
– l’introduzione del lavoro volontario obbligatorio e non retribuito per i migranti;
– l’introduzione del daspo urbano (potenziamento dei poteri delle amministrazioni locali in materia di sicurezza);
– la possibilità di arresto in “flagranza differita” in caso di presunti reati commessi durante manifestazioni.
Il pacchetto Minniti-Orlando, ancora, rinforza il concetto di sicurezza con quello equivoco e moralistico del “decoro”, connotato da retorica giustizialista, securitaria e classista. L’imperativo è criminalizzare-marginalizzare – attraverso strumenti giuridici risalenti al fascismo – attivisti politici e sociali, espressione del dilagante malcontento, coloro i quali esprimono forme diffuse di cittadinanza attiva volte all’estensione, alla tutela e alla riappropriazione di diritti, chi è povero e senza tetto e chi fugge perseguitato da guerre, fame, povertà, disastri ecologici o dai regimi dei propri paesi.
Queste leggi sono solo un tassello di un mosaico più ampio di politiche che la crisi economica del capitalismo (ormai decennale) produce per mezzo dei governi collusi, compiacenti al mantenimento dello status quo iniquo, del profitto e della concorrenza, della sicurezza a scapito delle libertà, della compressione dei diritti sociali e dei tagli al welfare in favore dei privilegi di pochi ricchi e potenti.
Le politiche cui ci riferiamo sono quelle dei governi di diversi colori politici succedutisi fino a oggi e che:
– hanno determinato l’impossibilità di accedere alle cure per milioni di persone;
– precarizzato e trasformato il lavoro attraverso contratti a tempo determinato o a progetto, incentivando forme ultra precarie di lavoro come le partite IVA (perfetta rappresentazione dell’imprenditore di sé);
– hanno eroso tanti diritti conquistati dai lavoratori nel corso degli anni;
– hanno normalizzato forme di sfruttamento intensivo del lavoro sommerso e informale tramite i voucher;
– hanno eliminato garanzie e tutele più elementari a difesa dei lavoratori tramite, ad esempio, l’abolizione dell’art. 18 e introducendo il concetto di sfruttamento permanente tramite il jobs act;
– hanno prodotto i tagli “lineari” e la dequalificazione di istruzione e ricerca pubblica, espellendo migliaia di studenti dai percorsi formativi, sempre più onerosi per i bilanci familiari;
– hanno introdotto la “buona scuola” e l’alternanza scuola-lavoro;
– prodotto speculazione, devastazione, dissesto e avvelenamento dei territori e dell’ambiente, attraverso finanziamenti alle grandi opere e incentivi alle grandi imprese del petrolio, dell’energia e dell’industria, in deroga alle norme in materia di difesa e tutela dell’ambiente, della salute pubblica e del territorio.
Le leggi del pacchetto Minniti-Orlando rappresentano un preciso disegno politico, figlio di quella stessa razionalità che produce ineguaglianze, sfruttamento e marginalità e al tempo stesso le criminalizza e le espelle allontanandole dagli occhi dell’opinione pubblica. Attraverso queste leggi, il governo mette in pratica misure anti democratiche, liberticide, discriminatorie, anticostituzionali, connotate da sentimenti razzisti, al punto da entrare in conflitto con alcuni dei più elementari diritti umani.
La punizione dei poveri e degli emarginati diventa così l’unica vera politica sociale dello Stato.
Siamo gli studenti, le studentesse e i docenti dell’Università della Calabria, gli/le occupanti di case, migranti, lavoratori e lavoratrici precari/e, siamo i barboni, gli indecorosi, gli indesiderati, gli scarti del vostro sistema produttivo, siamo il mondo di sotto che rompe le regole del vostro gioco, che si vuole muovere contro i meccanismi di quest’ultimo, scardinando tutti i tipi di repressione a cui siamo sottoposti e che limitano la nostra libertà collettiva e individuale.
Facciamo appello a tutte le persone amanti della libertà, della democrazia, che credono nella giustizia sociale come reale alternativa di scendere con noi in piazza a protestare contro le leggi in materia di migranti e sicurezza e le politiche generali di questo governo e dei precedenti di unirsi alla protesta di
Lunedi 19 Giugno concentramento presso le pensiline_Unical.
Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento.