Il 14 Dicembre 2016 abbiamo partecipato al momento di discussione assembleare organizzato da alcuni nomi illustri dell’establishment accademico dell’Unical.
In un’aula 29b completamente piena, i promotori dell’incontro hanno incentrato la discussione su una critica all’amministrazione Crisci, mirata alla deriva personalistica e verticistica dell’attuale rettorato e all’inadeguatezza nell’affrontare le sorti dell’Ateneo.
Ci teniamo a prendere posizione perché, pur condividendo buona parte delle critiche mosse contro il rettore, non possiamo non sottolineare come gli stessi promotori dell’iniziativa siano co-responsabili dell’attuale stato di cose nel quale versa l’università e non propongono nessuna reale discontinuità rispetto all’attuale amministrazione.
I Baroni in questione, che banchettavano sul cadavere di Crisci, sono stati sostenitori della sua elezione solo 3 anni fa; hanno avuto un ruolo fondamentale nell’ approvazione dello Statuto d’Ateneo da cui derivano gli attuali meccanismi di governance; li ricordiamo nelle vecchie Facoltà non promuovere alcuna reale opposizione alla riforma Gelmini e anzi ostacolare di fatto le forme di dissenso studentesco; sono fautori di quella distribuzione clientelare delle risorse che, tramite la gestione dei punti organico, ha mortificato, impoverito e frammentato la qualità didattica e portato decine di insegnamenti e interi CDL alla chiusura, perché considerati “improduttivi” per gli interessi speculativo-finanziari locali.
Pur consapevoli di prendere parte alla solita passerella pre-elettorale, come testimonia il tentativo di approvare un documento di sintesi palesemente pre-compilato (in quanto non riportava inizialmente alcuna proposta emersa durante la discussione assembleare), abbiamo comunque deciso di partecipare per ribadire con forza le nostre istanze che abbiamo espresso con l’intervento di un nostro compagno (reperibile sulla nostra pagina Facebook).
Nella nostra visione di Università il cambiamento necessario passa dal rimettere al centro bisogni e priorità di chi la vive, dalla qualità della didattica alla qualità dei servizi, dalla libera circolazione dei saperi alla gestione partecipata e democratica dell’Ateneo rispetto ai suoi processi decisionali.
Perciò le priorità che abbiamo sottolineato durante l’assemblea sono:
1. La creazione di assemblee decisionali realmente aperte a tutta la comunità universitaria;
2. Riforma partecipata dello Statuto d’Ateneo
3. La partecipazione di tutta la comunità universitaria agli organi collegiali (Cda e Senato accademico) e a tutte le fasi di elaborazione e approvazione del bilancio universitario, per un bilancio partecipato;
4. La trasparenza degli atti di tutti gli organi collegiali, in particolare dei verbali;
5. Creare le condizioni affinché si possano vivere gli spazi universitari anche fuori dall’orario accademico, in antitesi al securitarismo, prolungando gli orari di apertura di biblioteche e aule, e individuando delle aule da destinare alla libera e spontanea aggregazione degli studenti che attraversano il campus.
6. Pianificare la distribuzione dei punti organico in modo da non lasciare a rischio chiusura i corsi di laurea esposti a tale rischio e a potenziare la qualità della didattica
7. Lavorare e promuovere una seria politica in tema di diritto allo studio capace di ottemperare e superare gli storici problemi legati ai ritardi e ai tempi biblici di pagamento delle borse e assegnazione di allogi e servizi, per quanto riguarda l’ateneo, e spingere affinchè venga ripensata la legge e le risorse per il DSU previste dalla regione in ottica di un aumento dei finanziamenti per una maggiore e migliore copertura del diritto allo studio.
8. Dimissioni dell’attuale rettore, del suo Staff e degli attuali membri reppresentanti delle varie componenti accademiche in seno agli organi collegiali d’ateneo
L’esigenza del cambiamento non può limitarsi alla richiesta di dimissioni dell’attuale rettore, ma deve passare da una messa in discussione radicale delle politiche di austerità e delle linee guida sull’istruzione, portate avanti dai governi degli ultimi anni.
Continueremo a lottare per rimettere al centro le nostre istanze, per un’Università partecipata, fondata sulle esigenze studentesche e sulla libertà dei saperi.
Progetto AZADI
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