Venerdì 21 ottobre CPOA Rialzo
Alla fine dell’articolo la registarzione degli interventi dell’Assemblea
“Spazi pubblici e sport popolare. Spazi sportivi e periferie abbandonate.
Nuovi stadi e progetti altisonanti… quali priorità per lo sport in città?”
“A volte le rette parallele si incontrano”, così Simone, militante del CPOA “Rialzo” nell’intervento d’apertura dell’assemblea cittadina che inaugura a Cosenza il Meeting nazionale dello sport popolare, promosso da ASD Boxe Popolare, Brutium Cosenza, ASD Mediterranea, Conasp e CPOA Rialzo. Cielo plumbeo, dalle tonalità di un grigio elettrico e progressivo per la prima serata della tregiorni. Cosenza, da periferia dell’Impero, oggi mostra il suo volto più bello. Una piccola città che, attraverso la connessione tra esperienze di movimento, si pone come baluardo resistente contro i poteri forti. Realtà che si incontrano e si infiammano a vicenda. “In città abbiamo un problema con gli spazi dedicati alle attività sportive, agli spazi sociali, ci troviamo di fronte a una cementificazione progressiva, a palazzinari senza scrupoli, si ipotizzano grandi opere, nuovi stadi, ma abbiamo bisogno di ben altro”, spiega Simone.
Seguono gli altri interventi.
OSCAR: la Boxe Popolare Cosenza ha una lunga storia alle spalle. Cosa si intende per sport popolare? Qualche giorno fa un allenatore di una squadra di calcio di Torino si è dovuto dimettere a causa di una lite tra madri che volevano far giocare a tutti i costi i propri figli. Lo sport popolare è esattamente il contrario. Cerca di imprimere dei valori: competizione sana, socializzazione, non emarginazione. I ragazzi si sentono a proprio agio nella palestra popolare, anche se sono in sovrappeso o non hanno la tuta firmata. Sport popolare vuol dire però anche formazione e professionalità. Se vogliamo costruire una società Altra, parallela, dobbiamo essere competitivi, dobbiamo offrire un’alternativa di qualità. La qualità tecnica della palestra è cresciuta moltissimo. Molti di quelli che lavorano oggi in palestra lo fanno in maniera gratuita, per passione. Ma torniamo al punto: spazi sportivi non utilizzati in città e degrado periferie. C’è un faraonico stadio illuminato a giorno come un’astronave nelle intenzioni dell’amministrazione comunale, però poi non riescono a pagare una cazzo di bolletta elettrica. Eppure c’è da rilevare che al cosentino medio l’idea del Cosenza Stadium forse piace. Come possiamo pensare di fare grandi investimenti, quando mancano le attrezzature fondamentali per fare sport? Un rapporto con le istituzioni dobbiamo comunque averlo. Quando il Cosenza Calcio fa una notturna consuma tanto quanto la palestra consuma in due anni. Essere compagni, militanti, cittadini vuol dire avere una consapevolezza di tutto ciò. La palestra deve avere lo stesso rispetto e dignità del Cosenza Calcio. Vuoi fare lo stadio, Sindaco? Fatti i pannelli solari! Prendi l’impegno che noi continueremo ad avere lo stesso spazio all’interno dello stadio. E poi una volta per tutte le istituzioni, visto che presumono di essere tali, devono considerare prioritario andare a vedere cosa succede nelle periferie, nelle zone dove abitano i cosentini e i migranti relegati nel degrado totale.
CLAUDIO: abbiamo invitato e sono in sala Francesca Stancati, presidente provinciale Coni e Pino Abate, responsabile degli impianti sportivi del Comune di Cosenza. Li ringraziamo per la loro presenza. Non sono controparti, ma interlocutori con cui instaurare un dialogo proficuo.
GIANFRANCO: dopo quasi 20 anni di percorso, con mille problemi, la repressione poliziesca anni ’90, galera, carcere speciale dopo i fatti di Genova. Prima al “Gramna” e poi allo stadio San Vito, noi siamo ancora qua, orgogliosi di quel che abbiamo costruito. Lo sport popolare è un modello che è nato alla fine degli anni ’90 da un gruppo di compagni a Roma: una fase in cui i centri sociali subivano un attacco che dall’alto puntava ad annientarli e contemporaneamente si verificava una crisi delle aree antagoniste. Lo sport popolare parte dal basso, puntando su autogestione e autofinanziamento. Si lotta contro ogni forma di discriminazione sociale, razziale, religiosa e così via. Ciò che distingue le palestre popolari è la pratica. C’è dietro un sistema culturale e ideologico che non ritroviamo altrove. C’è un disagio, oggi, non solo economico, ma anche psicologico. Claudio qualche tempo fa sulle pagine de “il manifesto” parlava di psicopugilato. Puntiamo delle competenze: le palestre popolari fanno anche agonismo, vedi il “Corto Circuito” di Roma che ha quattro campioni del mondo. Lo sport popolare è anche insieme di competenze. Stare tutti insieme, anche con le altre esperienze sportive, non solo boxe, ma anche calcio. Puntiamo la nostra attenzione sugli spazi abbandonati che non vivono più. Prendiamo il discorso del Villaggio del Fanciullo che ancora è la. Altro problema: stazione nuova. Spazi dove fare sport in città al momento non ce ne sono. Ci troviamo nella stessa situazione di 15 anni fa. Se passa il messaggio folle del nuovo stadio San Vito, la palestra forse si troverà in mezzo a una strada. L’amministrazione deve prendersi l’impegno di lasciare lo stesso spazio alla palestra popolare. Istituzioni latitanti, sindaco, assessore allo sport. Noi come palestra popolare non siamo uguali agli altri. E quindi non si può trattare la palestra esattamente come gli altri spazi o scuole sportive.
PINO ABATE: non è vero che il Cosenza calcio non paga (1000 euro per il giorno e 1900 per la notte). Come paga la palestra, deve pagare anche il Cosenza Calcio. Relativamente agli spazi pubblici, mi farebbe piacere vederne di più. I pochi che ci sono vengono maltrattati dai cittadini stessi. Via Milelli, messo a posto, è stato già vandalizzato, così come quello di via degli Stadi. Lascerei questo stadio che abbiamo. Il nostro stadio è considerato, dopo Palermo, uno dei migliori. Lo stadio è un’officina di lavoro, un punto di confronto tra tecnici, e cosi via. Avere un ruolo significa prendersi delle responsabilità.
FRANCESCA STANCATI: ho avuto la fortuna di tirare due pugni in palestra. Ho notato che c’è molta professionalità. Non bisogna confondere “popolare” con lassismo e assenza di professionalità. Crescita fisica, culturale, indirizzare l’attività verso professionalità. Perche privarci della possibilità di iscrivere un ragazzo in un circuito professionistico? Legittimità che viene dal basso. Bisogna lottare in maniera orientata, con coscienza di causa. Vediamo qual è uno spazio possibile per espletare un’attività e si combatte: non solo con le lance, ma anche con le carte e i tavoli di lavori. La visione di combattere per strada è romantica, ma serve una lotta più cosciente e mirata. Dietro il Coni hanno cementato, ma è stato ricavato uno spazio per farci un futuro campetto. Fino a quando non avremo e trasferiremo agli altri il senso civico, non riusciremo a mantenere uno spazio pubblico. Massima disponibilità da parte nostra. Le istituzioni devono essere al servizio delle organizzazioni e delle società.
STEFANO CANONACO (presidente Brutium): non siamo mai stati omologati, noi siamo quelli, come recitava un vecchio adesivo, che “tua mamma non vorrebbe che frequentassi”. Siamo nati sull’impeto della lotta alla tessera del tifoso, abbiamo fondato una squadra di calcio popolare, basata su rispetto delle regole e degli avversari. Piena trasparenza. Vizza (2011) era assessore allo sport. Rifiutò colloquio e mi ripresentai per creare questa squadra di azionariato popolare. L’assessore rifiutò di versare 10 euro. La Brutium ha chiesto di poter avere un piccolo terreno edificabile per farci uno stadio di proprietà. La risposta non è mai arrivata. L’indifferenza è la cosa peggiore. La prossima manifestazione la dobbiamo fare di fronte al Comune, per mostrare che ci siamo. Credere nella nostra forza: abbiamo i numeri, gli esempi, capacità di organizzarci, abbiamo militato in una curva e quindi non temiamo nessuno.
REPLICA PINO ABATE: l’amministrazione vuole che l’operato di Pino Abate sia equo e dia parità di trattamento. I canestri di mini-basket a via roma vengono sempre rotti. Su viale Mancini gli attrezzi sono stati DISTRUTTI, quindi è anche una questione di responsabilità dei cittadini.
GIANFRANCO: L’assessore allo sport però non è mai andato a farsi un giro negli spazi popolari.
DOMENICO LUCIANI (ASD MEDITERRANEA): la squadra nasce anche grazie a Brutium e Palestra Popolare. Esperienza che coinvolge anche migranti. La maggior parte delle realtà sportive vedono lo sport come mero agonismo. C’è persino chi va in giro a promuovere la scarpetta personalizzata col nome del bambino.
AUDIO
Assemblea I^ parte
Assemblea II^ parte
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