Seguendo le sorti dei ragazzi curdi che a Luglio hanno presidiato piazza XI settembre per chiedere con forza il rispetto dei loro diritti negati da mesi e passando dal CAS improvvisato di Camigliatello chiuso dopo le denunce degli attivisti, arriviamo a Dipignano.
Qui, in una struttura gestita dal Delfino, da qualche giorno sono stati trasferiti una parte dei ragazzi curdi reduci dalla spiacevole avventura silana. La struttura dipignanese è composta da tre palazzotti dove coabitano migranti e cittadini locali. Subito incontriamo una signora anziana che parla dei suoi nuovi vicini elogiandone la tranquillità e l’educazione: mai uno schiamazzo. Entrando nel viale che conduce al portone alcuni ragazzi e ragazze nigeriani e della Costa d’Avorio. Alle nostre domande formulate in uno stentato francese rispondomo: “tout bien”, “les italiens sont très bon”.
Il clima è tranquillo e le persone serene. Saliamo al piano di sopra e la casa che ospita i nostri amici è dignitosa, due o tre persone per stanza con bagni ed acqua calda. In totale la struttura ospita una cinquantina di persone tra single e famiglie. Il dialogo prosegue in inglese e le notizie sono rassicuranti su tutti i fronti (pocket money, visite e corsi).
Proseguiamo la visita agli altri palazzi ed anche qui lo stesso clima disteso, con qualcuno che gioca a dama mentre altri guardano la tv nella sala comune. Dopo un pò arriva la cena in stile mensa ospedaliera con i piatti chiusi dal cellophane. Certo non è una vacanza e chi scappa da guerre e persecuzioni di certo è abituato a ben altre privazioni. Allora li lasciamo cenare in pace e ritorniamo nel capoluogo bruzio per una volta sereni. Siamo ancora lontani da condizioni ottimali ma quanto meno la dignità delle persone è preservata. Alla prossima
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