In un giorno di festa nazionale, su un lungomare francese, un camion piomba sulla gente che passeggia. Non e’ un incidente ma un’azione programmata. Un’ottantina di morti, uomini donne e bambini, tutti civili. Prima é stato il turno di Charlie Hebdo per alcune vignette satiriche sul Profeta e poi il Bataclan e i suoi oltre 90 morti. Sono solo le ultime stragi che vengono coperte dal velo del fondamentalismo religioso. Poi c’e’ Boko Haram, Al Qaeda e il più moderno Stato Islamico. Il quadro però non é completo. Manca la storia, mancano le scelte politiche ugualmente terroristiche dell’Occidente, manca l’oppressione neo-imperialista esportatrice di democrazia e verità.
La “guerra al terrore” ci ricorda Noam Chomsky, fu per “Reagan il pretesto per intervenire in America Centrale per quella che il Vescovo del Salvador, Rivera y Damas, succeduto all’Arcivescovo Oscar Romero che fu assassinato, definì “una guerra di sterminio e genocidio contro una popolazione civile indifesa.” E’ stato anche peggio in Guatemala, piuttosto orribile in Honduras. Il Nicaragua era l’unico paese che aveva un esercito che lo difese dai terroristi di Reagan; negli altri paesi le forze di sicurezza erano i terroristi. In Sudafrica, la “guerra al terrore” fornì il pretesto per appoggiare i crimini razzisti sudafricani in patria e nella regione, con un costo orrendo di vite umane. Dopo tutto, dovevamo difendere la civiltà da “uno dei più famigerati gruppi terroristi” del mondo, il Congresso Nazionale Africano di Nelson Mandela. Lui stesso rimase sulla lista americana dei terroristi fino al 2008. In Medio Oriente, l’idea della “guerra al terrore” portò all’appoggio all’ invasione omicida del Libano da parte di Israele, e a molto altro. Con Bush, fornì il pretesto per invadere l’Iraq”.
È di qualche giorno fa la notizia che una commissione britannica ha fatto crollare tutto l’impianto accusatorio che ha scatenato la guerra in Iraq. Inoltre alcuni documenti, oltre che il semplice buonsenso, stanno mostrando i veri retroscena della guerra Libica scatenata dai francesi. Di fatto queste azioni terroristiche e neo-coloniali (nonostante le bombe intelligenti si parla di milioni di vittime civili) non hanno lasciato in eredità a questi due paesi la promessa democrazia ma uno stato di caos e vuoto politico che ha di fatto innescato, l’odio verso l’occidente, la guerra civile ed il nascere di movimenti radicali come l’Isis (tutti dimenticano la “confessione” della Clinton neo candidata alla Presidenza degli U.S.A. sull’esperimento sfuggito di mano).
Purtroppo le analisi devono essere complete per comprendere i fenomeni che si innescano nel mondo. È facile piangere per i francesi e non per i libici, per gli americani e non per iracheni ed afgani. È facile celebrare i fondamenti della propria civiltà e tessere le lodi della società del benessere e dei consumi senza guardare oltre il proprio naso o addirittura tappandosi gli occhi per non vedere i dannati delle miniere africane che reuperano i minerali per fare i componenti dei nostri telefonini o gli schiavi bambini del Bangladesh che confezionano i nostri abiti a buon mercato.
Ma in effetti la Francia è vicina e l’Africa lontana ma il sangue ed il dolore sono gli stessi, tenetene conto quando commentate l’ultimo evento accaduto mentre sorseggiate al bar un cappuccino e ricordate la canzone di Vasco….. “se si girano gli eserciti e svaniscono gli eroi, se la guerra poi adesso cominciamo a farla noi, non sorridete, gli spari sopra, sono per noi!
Per la situazione, i drammi ed il sangue attuali non prendetevela con i quattro migranti che fuggono da guerre e povertà, scagliatevi piuttosto contro chi quella guerra e quella povertà hanno generato. Rivolgete la vostra rabbia non contro gli sfruttati ma contro gli sfruttatori.
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