Nonostante i fluissi migratori interessino i paesi europei, ed in particolar modo il nostro, da alcuni decenni i governi non hanno mai adottato una seria politica strutturale di intervento e risoluzione del fenomeno, anzi continuando negli anni a rapportarsi a tale fenomeno da un punto di vista emergenziale, da una sterile prospettiva caritatevole o (l’altro lato della medaglia) in chiave repressiva, hanno solo contribuito a far esplodere in maniera ancora più drammatica tale situazione tanto da non riuscire più a contenerla. Le misure susseguitesi negli ultimi anni oltre ad aver segnato un netto peggioramento delle condizioni di vita di queste masse di disperati, costretti a fuggire dalle proprie terre, devastate dalle guerre fomentate dagli interessi imperialisti occidentali, hanno messo a nudo l’inconsistenza delle politiche degli Stati europei, incentivato l’esplosione del fenomeno e prodotto il dilagare della propaganda xenofoba e razzista che attecchisce su quote sempre più ampie di popolazione che identifica nell’immigrato la causa del peggioramento della propria condizione sociale.
Le uniche politiche che i tecnocrati di Bruxelles hanno saputo adottare sono state l’istituzione di galere nei deserti libici per evitare i flussi via mare, finanziamenti economici al governo turco per impedire il passaggio dei profughi via terra, l’innalzamento di muri e la reintroduzione dei check point alle frontiere, la moltiplicazione di galere all’interno dei propri confini nazionali dove vengono rinchiusi uomini donne e bambini sulla cui miseria e disperazione intere organizzazioni legate a doppio filo agli stessi partiti che siedono nei parlamenti hanno costruito le proprie fortune economiche. Oggi si incarcera la povertà e la miseria, ci si rapporta alla disperazione della massa dei senza diritti, attraverso l’istitutizzazione e la medicalizzazione. Presunti operatori del terzo settore all’interno degli enti incaricati di questo nuovo sistema di accoglienza si rapportano alla disperazione dei nuovi dannati della terra come se avessero di fronte una massa di esseri inferiori, marginali, malati, anormali da accudire con merendine e caramelle salvo poi scaricarli in mezzo alle strade o sotto i ponti allo scadere della convenzione del progetto.
Anche se in molti non vedono o fanno finta di non vedere, ogni giorno nella nostra citta’ sono decine le persone escluse dai progetti di accoglienza per rifugiati o richiedenti asilo, persone ancora in attesa di riconoscimento del documento o di rinnovo del permesso di soggiorno, ed altrettante vengono scaricate dalle associazioni al termine del progetto e abbandonate alla loro sorte nella più totale indifferenza delle istituzioni.
Persone costrette a dormire, sotto i ponti, sulle panche dei parchi, alla stazione o nei rifugi offerti dalla strada sono ormai purtroppo considerate “ordinaria amministrazione”. Le risposte delle istituzioni alle nostre richieste (la prefettura in questo caso) sono state quelle di provvedere da noi perché il sistema di accoglienza è ormai al collasso; perché non vi sono sufficienti finanziamenti atti a coprire il bisogno di tutti; perché non è escluso che a fronte del numero di sbarchi in continuo aumento procederanno, nei prossimi mesi, all’allestimento autogestito di tendopoli senza riconoscimento di pocket money; perché tra un migrante arrivato in Italia sul barcone, via mare, e uno che percorre la tratta balcanica, vengono privilegiati i primi perché più facilmente controllabili ed identificabili. Una guerra tra disperati, dunque, fomentata dalle stesse istituzioni, incapaci di affrontare strutturalmente la questione.
Negli ultimi anni Prendocasa, nelle sue mobilitazioni, ha più volte denunciato lo stato delle cose in materia di immigrazione, il business che sta dietro il sistema dell’accoglienza “a chiamata” e la guerra fomentata e orchestrata tra migranti di serie A e di serie B. Decine sono state le persone che con noi si sono riappropriati di un pezzo della loro dignità, conquistandosi un tetto dove dormire e rapportandosi con una comunità meticcia, fatta di italiani e migranti accomunati dagli stessi problemi di precarietà e povertà, con la quale lottare per riscattare la propria condizione sociale. Negli anni le occupazioni di Prendocasa hanno rappresentato l’unico riparo certo (insieme a pochi altri esempi) per tanti migranti costretti a stazionare a Cosenza per il rinnovo del permesso di soggiorno. Le occupazione di Portapiana e delle ex Canossiane, insieme ai locali del centro sociale, hanno rappresentato lo spazio dove ripararsi dal freddo e trovare supporto per il disbrigo delle pratiche burocratiche di riconoscimento e rinnovo documenti. Per anni decine di Migranti sono stati invitati a bussare alle nostre porte anche dalle istituzioni (prefettura, comune, questura) e associazioni “migrantologhe”; per anni il Prendocasa si è quasi sostituito alle istituzioni tamponando e contenendo la deflagrazione del fenomeno.
Oggi siamo in piazza, in questa tendopoli di fortuna, per “salutare” a nostro modo, attraverso reali pratiche di conflitto sociale, l’insediamento della nuova giunta cosentina, che con la nomina spettacolare del frate Fedele all’assessorato per la lotta alla miseria, alla povertà all’inclusione sociale, a parole sostiene la necessità come primo intervento di allestire uno spazio di accoglienza per poveri e migranti. Siamo qua per esercitare un reale controllo popolare e mobilitarci perché alle parole seguano i fatti. La loro priorità è un dormitorio, uno spazio di accoglienza, altrimenti avranno difficoltà a dormire (cit. Occhiuto/Fedele)? Ebbene ci sono quaranta persone, richiedenti asilo, che da tre mesi dormono nei capannoni delle officine di manutenzione dei treni alla stazione di Vaglio Lise, senza acqua, luce, servizi igienici, mangiati dalla polvere. Quaranta ragazzi (tra gli altri) che quotidianamente sono oggetto di vessazione da parte delle forze di polizia perché occupano abusivamente con i loro materassi e le loro coperte un luogo pubblico, che vengono quotidianamente identificati e portati in questura, perché scambiati per delinquenti e spacciatori, che sono scappati dalla loro terra con la speranza di riscatto dalla miseria e dalla guerra e che invece vivono alla stregua degli animali.
Non abbiamo alcun interesse a stimolare la vostra sensibilità cristiana con il quadro appena dipinto. Siamo certi che la “questione immigrazione” non può più essere trattata attraverso un meccanismo di cooptazione nelle fila di un governo di rappresentanti del mondo dell’esclusione, né tanto meno con sterili dichiarazioni di principio, gare di solidarietà o misure emergenziali. Serve ben altro, prima fra tutti una seria politica strutturale di accoglienza e di libera circolazione, perché i migranti non sono devianti da curare o bambini da accudire ne fonte di guadagno per i membri di un’associazione.
Welcome refugees, ma veramente
Prendocasa – Cosenza
28/06/2016
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