La baracca dove è avvenuta la colluttazione che ha portato all’uccisione al momento non è sotto sequestro e stranamente risulta priva di “tracce” rilevabili ai fini legali.
Tendopoli di San Ferdinando, 10 Giugno 2016. La baracca in cui Sekine Traore è stato ucciso da un colpo di pistola, ormai più di due giorni fa, in questo momento non è sottoposta a sequestro. È ancora l’emporio in cui da uno stereo si sente cantare Bob Marley, qualcuno fuma una sigaretta e qualcuno beve un caffè. Non sappiamo se un sequestro c’è stato, ma nessuno sembra confermarlo. Eventualmente, si è trattato di un sequestro lampo. Tracce di sangue, comunque, non ce ne sono. Ci chiedono il perché. Non lo sappiamo.
L’iscrizione del carabiniere nel registro degli indagati è un atto dovuto, ha dichiarato il procuratore della repubblica di Palmi Ottavio Sferlazza, aggiungendo prontamente che tutto sembra confermare l’ipotesi di una legittima difesa. Bene. Chiediamo alla procura della Repubblica di chiarire se e in che termini sono stati eseguiti i dovuti rilievi sul luogo dell’omicidio. Chiediamo alla procura della repubblica di chiarire se l’assoluta accessibilità dei locali a 48 ore da un omicidio rispetti o violi quello che la legge prescrive in questi casi.
Molte persone, infine, continuano ad affermare elementi importanti, ed almeno parzialmente in contrasto con la versione delle forze dell’ordine. Chiediamo alla procura della Repubblica se e in che termini è stato garantito l’esercizio del diritto/ dovere di testimoniare. Nessuno dei presenti ha dichiarato di essere stato sentito o convocato in procura.
Chiediamo infine, a tutti e a ciascuno, di considerare che Sekine è morto e c’è una verità dei fatti ancora tutta da accertare. Ricordiamo che gli inquirenti hanno il dovere – morale e giuridico – di compiere ogni sforzo al fine di chiarire il più possibile questa verità. Chiediamo a tutti e a ciascuno di giudicare se questo è il modo.
COMITATO VERITA’ E GIUSTIZIA PER SEKINE TRAORE
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